Intesa, arrivano i conti: tutto su utili, dividendi, buyback e guidance. Messina si chiama fuori da “M&A Italia”

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Intesa Sanpaolo apre ufficialmente la stagione degli utili per le banche del Ftse Mib. Il primo gruppo bancario italiano ha chiuso il quarto trimestre 2024 con utili e margini migliori delle attese, con gli utili attesi per il 2025 oltre la soglia dei 9 miliardi.

Non manca poi “il significativo ritorno cash per gli azionisti”: da una parta la proposta all’Assemblea di dividendi complessivi pari a 6,1 miliardi di euro (3 miliardi di acconto dividendi 2024 pagato a novembre 2024 e proposta di 3,1 miliardi di saldo dividendi 2024 da pagare a maggio 2025) e dall’altra l’annuncio di un buyback pari a 2 miliardi di euro da avviare a giugno 2025 (autorizzato dalla Bce).

Intanto occhi puntati sul titolo Intesa Sanpaolo a Piazza Affari: quando manca circa un’ora dalla chiusura delle contrattazioni l’azione sale dell’1,7% circa a quota 4,2415 euro, recuperando terreno dopo la discesa in territorio negativo appena sono stati pubblicati i conti.

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A.d. Messina: “No ad M&A in Italia”

Intanto nel corso della conference call con gli analisti, arrivano le prime dichiarazioni di Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. Il manager si chiama fuori dal tema del consolidamento del settore bancario italiano e chiarisce andando dritto alla questione: “Non abbiamo intenzione di fare operazioni di M&A in Italia, staremo molto lontani da questa confusione”.

Rispondendo a una domanda sul buyback 2025 Messina precisa che “c’è l’intenzione di fare altri acquisti di azioni proprie anche in futuro”, ma la cifra relativa al 2025 “verrà definita, come accaduto quest’anno, dal consiglio di amministrazione che andrà ad approvare i conti dell’esercizio 2025 (quindi a inizio 2026 n.d.r.)”.

Si attende ora la conferenza stampa del ceo Carlo Messina, prevista a Milano a partire dalle 17.

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I numeri di Intesa Sanpaolo

I risultati del 2024 evidenziano la capacità di Intesa Sanpaolo di generare una solida redditività sostenibile, con un utile netto pari a 8,7 miliardi di euro a fronte di circa 0,9 miliardi di euro allocati a valere sull’utile ante imposte dell’anno con le azioni gestionali per l’ulteriore rafforzamento della sostenibilità futura dei risultati del Gruppo, che contribuiscono a una previsione di utile netto per il 2025 migliorata a ben oltre 9 miliardi”, si legge nella nota di Intesa.

Nel dettaglio, l’utile netto è salito del 12,2% a 8,7 miliardi di euro contro i 7,7 miliardi del 2023. Il risultato corrente lordo ha mostrato una crescita del 13,9% a 13.736 milioni di euro, da 12.056 milioni del 2023; mentre il risultato della gestione operativa è cresciuto del 12,5% rispetto al 2023. A livello di proventi operativi netti, Intesa ha mostrato una crescita del 7,5% rispetto al 2023 (interessi netti +6,9%, commissioni nette +9,4%, risultato dell’attività assicurativa +4,1%).

Entrando ancora più nel dettaglio, il conto economico consolidato del 2024 ha evidenziato interessi netti pari a 15.718 milioni di euro, +6,9% rispetto ai 14.700 milioni del 2023. Le commissioni nette hanno, invece, raggiunto 9.386 milioni di euro, in aumento del 9,4% rispetto ai 8.576 milioni del 2023. Nel comunicato appena diffuso la banca ha segnalato una crescita dell’ 1,7% per le commissioni da attività bancaria commerciale e del 12,5% per le commissioni da attività di gestione, intermediazione e consulenza (risparmio gestito, prodotti assicurativi, collocamento titoli), nel cui ambito si registra un aumento del 37,1% per la componente relativa a intermediazione e collocamento di titoli, del 7,5% per quella relativa al risparmio gestito (commissioni di performance pari a 85 milioni di euro nel 2024 e a 22 milioni nel 2023) e del 4,1% per quella relativa ai prodotti assicurativi

Dividendi generosi e buyback per i soci

“Il solido andamento economico e patrimoniale dell’anno si è tradotto in una significativa creazione di valore per tutti gli stakeholder, fondata anche sul forte impegno ESG del Gruppo”. Intesa si sofferma sul capitolo remunerazione ai soci e segnala “il significativo ritorno cash per gli azionisti” che si traduce cosi: “proposta all’Assemblea di dividendi complessivi pari a 6,1 miliardi di euro (3 miliardi di acconto dividendi 2024 pagato a novembre 2024 e proposta di 3,1 miliardi di saldo dividendi 2024 da pagare a maggio 2025) e di buyback pari a 2 miliardi di euro da avviare a giugno 2025 (autorizzato dalla Bce)”.

Capitolo qualità credito

In termini di qualità dell’attivo, a fine dicembre l’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi è pari all’1,2% al netto delle rettifiche di valore e al 2,3% al lordo. Considerando la metodologia adottata dall’Eba, la percentuale scende all’ 1% al netto delle rettifiche di valore e al 2% al lordo. Il livello di copertura specifica dei crediti deteriorati al 49,5% a fine dicembre 2024, con una copertura specifica della componente costituita dalle sofferenze al 68%.

Utile 2025 oltre 9 mld

Per Intesa Sanpaolo l’attuazione del Piano di Impresa 2022-2025 “procede a pieno ritmo”, con una prospettiva di utile netto per il 2025 migliorata a ben oltre 9 miliardi di euro. La banca guidata da Carlo Messina si attende per il 2025:

ricavi in crescita, con resilienza degli interessi netti; incremento delle commissioni nette e del risultato dell’attività assicurativa, basato sulla leadership del Gruppo nell’attività di Wealth Management, Protection & Advisory; crescita degli utili da trading; costi operativi in riduzione, nonostante gli investimenti in tecnologia, con accordo sindacale riguardante l’Italia, per 4.000 persone prossime all’età pensionabile in uscita volontaria entro il 2027, di cui 2.350 entro il 2025 (circa 950 già uscite al primo gennaio 2025), e 3.500 giovani da assumere entro il primo semestre 2028, di cui 1.500 Global Advisor per le attività commerciali nella rete in particolare nel Wealth Management & Protection; entro il 2027, mediante turnover naturale, 3.000 uscite per le persone in Italia, di cui 1.000 entro il 2025, e 2.000 uscite nette nelle controllate internazionali, di cui 500 entro il 2025; benefici addizionali derivanti dalla tecnologia (es., razionalizzazione delle filiali e snellimento dei processi informatici); razionalizzazione degli immobili.

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