Pensioni, fino a quando 67 anni di età basteranno per lasciare il lavoro?

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L’aumento dei requisiti per le pensioni di vecchiaia e per le pensioni anticipate, oltre che essere un argomento sempre caldissimo, è anche il vero incubo di molti lavoratori. Da un lato per quanto successo con la legge Fornero, quando i requisiti vennero inaspriti di colpo. Ma anche perché sono tante le voci che sostengono come in futuro le pensioni si allontaneranno sempre di più. La preoccupazione monta ed è largamente diffusa, sia nei giovani che nei meno giovani.
Una domanda che sorge spontanea è la seguente: Fino a quando i requisiti rimarranno inalterati rispetto ad oggi e quando l’aumento dei requisiti delle pensioni verrà applicato?

Pensioni, fino a quando 67 anni di età basteranno per lasciare il lavoro?

La pensione di vecchiaia e la pensione anticipata sono due misure diverse nettamente tra loro, ma che hanno un minimo comune denominatore. Infatti sono le misure ordinarie del sistema e come tali sono misure strutturali che non vanno rinnovate con la legge di Bilancio. Misure sempre attive, ma assoggettate ad essere ritoccate dal punto di vista dei requisiti o per scelta dei legislatori, come per esempio è accaduto quando per le pensioni anticipate è stato imposto il metodo a finestra che ha spostato in avanti di 3 mesi la decorrenza del trattamenti. Oppure perché aumenta la vita media degli italiani. Infatti le misure ordinarie sono collegate all’aspettativa di vita della popolazione. Pertanto, i requisiti previsti per entrambe le misure sono suscettibili di cambiamenti nel tempo. La preoccupazione di tanti riguarda proprio il paventato incremento dei requisiti delle pensioni, perché nel tempo non è escluso che questi non risalgano come hanno fatto in passato. L’aspettativa di vita che cresce, stando alle ultime statistiche, porta a presupporre che presto un incremento ci potrebbe essere.

Pensioni a 67 anni, per qualche anno ancora tutto ok, ma poi?

La pensione anticipata ordinaria è quella misura che si percepisce una volta raggiunta la giusta carriera contributiva prevista dalle normative vigenti. Nel 2025 per andare in pensione con le anticipate ordinarie servono 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini è 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne. La pensione di vecchiaia ordinaria invece è una misura che rispetto alle anticipate prevede un limite di età oltre che la giusta contribuzione versata. In effetti servono almeno 67 anni di età sia per gli uomini che per le donne e servono almeno 20 anni di contributi versati. Anche nel 2025 questi sono i requisiti previsti per entrambe le misure. E tutto dovrebbe essere confermato anche nel 2026. Usiamo il condizionale per quanto detto prima. Perché non è possibile escludere a priori ritocchi e modifiche per mano legislativa.

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L’aspettativa di vita quando aumenterà i requisiti dei trattamenti?

Le regole del sistema previdenziale prevedono che ci sia il cosiddetto collegamento dei requisiti previdenziali alle aspettative di vita della popolazione. Più sale la vita media della popolazione più salgono i requisiti di accesso alle prestazioni pensionistiche. Per esempio nel 2019 ci fu uno scatto di 5 mesi che portò l’età pensionabile della pensione di vecchiaia ordinaria da 66 anni e 7 mesi di età a 67 anni. Aumento dei requisiti sulle pensioni che in effetti spostarono di 5 mesi l’uscita di molti contribuenti. Anche per via della pandemia la vita media della popolazione non è salita, congelando anche i requisiti per le pensioni. Adesso però la tendenza è tornata a salire. La vita media sale e questo alla lunga prevede che i requisiti per le pensioni saliranno. Probabilmente nel 2027 non basteranno 67 anni di età per la pensione di vecchiaia ma bisognerà arrivare a 67 anni e 3 mesi. Come per le pensioni anticipate ordinaria si potrebbe salire a 43,1 anni.

Cosa si sa al momento

Come detto, il governo e quindi i legislatori hanno facoltà di correggere le regole, di modificarle e cambiarle. Ma allo stesso tempo hanno la facoltà di congelare i requisiti. Quindi, non è detto che nel 2027 lo scatto ci sarà. Anzi, dopo le polemiche nate tra CGIL e INPS quando quest’ultimo inserì autonomamente nei suoi simulatori l’incremento di 3 mesi senza alcun collegamento a dati certi e ufficiali o a provvedimenti del governo, il governo ha detto di voler sterilizzare l’aumento che comunque sembra più di una semplice ipotesi. Al momento ciò che sembra sicuro è che fino al 31 dicembre 2026 tutto resterà invariato.



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