Nella sala della protomoteca del Campidoglio di Roma, la tavola rotonda organizzata dall’associazione Giornaliste italiane diventa un’occasione per ragionare su come trasmettere le storie e i momenti forti del tempo giubilare
Eugenio Murrali – Città del Vaticano
“I pellegrini sono tanti, ma soprattutto arrivano alla Porta Santa pregando e questo è quello che mi dà maggior consolazione”. L’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per la Nuova Evangelizzazione e responsabile del Giubileo 2025, trova che quest’immagine parli con limpidezza delle prime settimane dell’Anno Santo. Il presule, intervenuto all’incontro organizzato dall’associazione Giornaliste italiane, Raccontare il Giubileo, invita i comunicatori ad andare a via della Conciliazione per guardare i tanti fedeli che camminano verso San Pietro con le loro storie. Il senso di questo pellegrinaggio per il pro-prefetto è chiaro: “Aiutare le persone a rientrare in se stesse”. Facendo un bilancio di questi primi quaranta giorni giubilari, il racconto deve iniziare, secondo l’arcivescovo, dalla ricerca di spiritualità che ha già mosso centinaia di migliaia di persone a mettersi in cammino.
Il Giubileo, un tempo di collaborazione
La conferenza, moderata dalla conduttrice Lorena Bianchetti, ha visto l’intervento del sindaco Roberto Gualtieri, che si è soffermato non solo sui cantieri e sugli aspetti organizzativi: “Credo che questo Giubileo tocchi il cuore di tutti gli uomini, perché abbiamo bisogno di speranza, nell’accezione profonda”, quella di chi non si lascia schiacciare nella sola dimensione del presente. Lucia Albano, sottosegretaria di Stato per l’economia e le finanze, ha posto l’accento sull’importanza della pianificazione e del metodo, sul tema delle risorse messe in atto e sulla necessaria e feconda collaborazione tra le diverse realtà impegnate per il Giubileo. Il presidente della regione Lazio Francesco Rocca ha dato un ulteriore spunto per il racconto di questo tempo particolare che il territorio vive: la capacità di accoglienza e i molti percorsi spirituali favoriti dai cammini, che per lui rappresentano “un recupero dei valori”.
Raccontare una città che rinasce
Il giornalista Bruno Vespa è tornato su alcune esperienze personali legate all’Anno Santo del 2000, ma ha anche evidenziato due aspetti importanti per comunicare questo Giubileo: da un lato la narrazione del suo significato universale, legato alla speranza, dall’altro quello dell’importanza di questo momento per Roma e la sua valorizzazione. Secondo Vespa la capitale italiana deve cogliere l’opportunità di diventare un luogo in cui si abbia il desiderio di tornare e in questo la comunicazione gioca un ruolo decisivo. Ha poi osservato: “Il mondo è talmente sconvolto che la parola speranza diventa una parola chiave. Il nostro messaggio di giornalisti è quello di dare speranze anche nelle cose che raccontiamo”.
Uscire da se stessi
Nel dialogo si è spesso tornati ai messaggi che il Pontefice ha trasmesso nel corso del Giubileo della comunicazione, tra cui l’idea di uscire da se stessi per andare incontro all’altro. Da qui, il poeta Davide Rondoni, presidente del Comitato nazionale per l’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi, ha ricordato che il poverello di Dio, nel Cantico delle creature, ha saputo trametterci l’importanza di amare qualcosa che non sia proprio: “Credo che un elemento di comunicazione è di toccare la poesia dei cuori, andando a toccare quello che la gente vuole veramente oggi e vede come soglia tra la disperazione e la speranza”. Andrea Tornielli, direttore editoriale dei Media Vaticani, ha voluto sollecitare i presenti portando un esempio pratico di narrazione, la storia della scrittrice di origini iraniane Lila Azam Zanganeh, che ha partecipato al Giubileo della comunicazione, e la sua ricerca della fede.
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