NON SI SPEGNE IL CASO ALMASRI, ANZI: LA CORTE PENALE INDAGA (PRELIMINARMENTE) SULL’OPERATO DEL GOVERNO MELONI
Dalla Procura di Roma all’Europarlamento, fino ora anche alla stessa Corte Penale Internazionale: il caso Almasri non si spegne nell’eco politico-mediatica ma anzi “rilancia” con le novità in arrivo dall’Aja l’indomani dell’informativa in Parlamento che ha visto lo scontro a tutto spiano tra il Governo Meloni, le opposizioni e parte della magistratura italiana. Dopo che in particolare il Ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva spiegato alla Camera e al Senato dei sinceri dubbi sull’operato della CPI (Corte Penale Internazionale) tra i due mandati d’arresto per il comandante libico Almasri, ecco la svolta in arrivo dalla stessa corte olandese: pubblicato in anteprima dal quotidiano “Avvenire”, il documento CPI arriva ad annunciare le indagini sull’operato del Governo Meloni da parte della Corte con sede a L’Aja.
Il motivo è presto detto nell’oggetto del documento, ovvero il presunto «Ostacolo all’amministrazione della giustizia ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma». Sono indicati i nomi della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dei due Ministri di Giustizia e Interno – Nordio e Piantedosi -, ovvero 3 dei 4 indagati dalla Procura di Roma per il reato di favoreggiamento e peculato proprio sul caso Almasri. La CPI, in sostanza, annuncia un’inchiesta sorta dopo denuncia di un rifugiato originario del Sudan che già 5 anni fa aveva sporto regolare esposto contro gli operati di altri governi italiani ed europei per aver addirittura «favorito il compimento di crimini contro i diritti dell’uomo» nei campi in Libia. La denuncia giunta in CPI dai due avvocati difensori della vittima sudanese ha fatto scattare l’iter che si aggiunge ai fatti convulsi degli scorsi giorni per il caso Almasri: nello specifico, riporta ancora il quotidiano della CEI che pubblica il documento, la Corte Penale Internazionale ritiene che il Governo possa non aver provveduto appieno alla consegna del generale libico, «abusando dei poteri esecutivi» e arrivando a disobbedire agli obblighi internazionali dettati dai regolamenti CPI.
IL DOCUMENTO CPI, LE REPLICHE DI NORDIO E TAJANI E IL “MESSAGGIO” DI PALAZZO CHIGI: “NESSUNA INDAGINE APERTA”
Non si fa riferimento al perché la Corte Penale sia intervenuta solo quando Almasri si trovava in Italia (e non nei suoi precedenti viaggi in Europa tra UK, Belgio e Germania), così come non risulta chiaro il perché siano stati inviati due mandati d’arresto nel giro di 5 giorni a fine gennaio 2025, come evidenziato dall’informativa del Ministro Nordio. Resta però il dato secondo cui ora oltre alla Procura di Roma è anche la Corte CPI a ritiene potenzialmente colpevole l’azione del Governo Meloni nelle fasi calde dell’arresto, liberazione ed espulsione del comandante verso Tripoli.
Sono circa 20 le pagine di inchiesta presentati dalla organizzazione Front-Lex presso l’ufficio della CPI, e riassunti nel documento oggi diffuso su “Avvenire”: sebbene con un sistema processuale del tutto diverso dalla magistratura di uno Stato sovrano, l’inchiesta preliminare della CPI ha un significato più che altro “geopolitico” nel comprendere le eventuali responsabilità imputate all’esecutivo italiano nell’intricato caso Almasri. Rispondendo a caldo alle notizie in arrivo dalla Corte, il vicepremier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani non lesina una forte critica alla CPI, a margine dell’evento FoodForGaza in Israele: «Forse bisogna aprire un’inchiesta sulla Corte penale», restano diverse le riserve che la Farnesina ripone sull’agire della Corte a cominciare dall’atto nullo inviato dalla CPI come conclamato nell’informativa dei Ministri in Parlamento. Per il Guardasigilli Nordio, dopo il forte caos politico scatenato ieri tra Camera e Senato, le eventuali indagini della Corte possono anche avvenire ma non tolgono il fatto che il torturatore Almasri ha diritto ad una legge corretta come tutti, «prima di tutto dobbiamo applicare le leggi, altrimenti torniamo al farsi giustizia da sé», ha detto il Ministro Nordio a “Un giorno da pecora” su Radio Rai1.
A fine di una lunga giornata politica di reazioni all’allargamento del caso Almasri, da Palazzo Chigi giunge un “messaggio” non da poco che bene specifica come le indagini sull’operato non significano per il momento alcuna “indagine aperta” contro il Governo italiano. Come spiegano le fonti dell’esecutivo contattate dall’ANSA, ad oggi non esiste alcun procedimento aperto contro l’Italia sulla vicenda Almasri: ciò non significa che possa avvenire in futuro, dopo le indagini attuali della CPI, ma serve ribadire che nessuno dall’Aja «ha ufficialmente inviato la denuncia del cittadino sudanese né al registrar né ai giudici». Le comunicazioni sono al solito molte e devono essere vagliate, con procedimento che può richiedere diversi mesi: normalmente viene tenuto tutto riservato fino all’eventuale indagine aperta, ma in questo caso i denuncianti hanno deciso di rivelare prima tale comunicazione facendo giungere il documento alla stampa italiana.
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