Il presidente del Marconi: «Siamo disponibili a ragionare con altri aeroporti, non solo della regione». Il governatore de Pascale: «Lo scalo ha un limite massimo di crescita da considerare»
Per la prima volta, seppure con tutta la prudenza del caso, il Marconi apre alla discussione sul sistema regionale degli aeroporti. Una soluzione più volte invocata dal presidente della Regione, Michele de Pascale, che da tempo ribadisce la necessità del dialogo tra lo scalo del capoluogo che continua a crescere e gli altri tre della via Emilia: Forlì Rimini e Parma.
«Come sempre siamo stati disponibili a ragionare con gli enti locali e con gli altri aeroporti, non solo nella regione — ha detto il presidente del Marconi, Enrico Postacchini —. Vediamo come si sviluppa il discorso e se è affrontabile. Certo presuppone grandi investimenti, soprattutto sugli altri piccoli aeroporti e sono grandi investimenti che non può affrontare Bologna per conto di altri». Le rivoluzioni, ha aggiunto il numero uno di Sab, «si possono fare anche senza spaccare tutto. L’obiettivo dei 20 milioni di passeggeri è possibile in Emilia-Romagna, con Bologna capofila ovviamente, perché una volta raggiunti i 10 non è che si deve regredire. Cercheremo di essere capofila di un ragionamento nuovo con la Regione, tenendo conto che ognuno deve fare i propri investimenti. Bologna continuerà fino al 2046» (l’orizzonte temporale del piano di investimenti in accordo con Enav, ndr).
Controllo pubblico blindato
La presa di posizione di Postacchini arriva dopo il consolidamento nel capitale sociale del Marconi con l’acquisto di quasi il 10% da parte delle Camera di commercio di Bologna e Modena che così hanno blindato il controllo pubblico al 58%. Il Marconi ha chiuso il 2024 con oltre 10 milioni di viaggiatori, record storico che ha rilanciato il tema del limite dell’aumento di traffico di uno scalo che, complice il low cost, ha cambiato marcia negli ultimi dieci. «Bologna può delineare un limite massimo di crescita a cui può arrivare. Che non può essere il figlio del dibattito politico, non è che è il presidente della Regione o la tale associazione che decide qual è il limite massimo di crescita — ha detto de Pascale —. Sono parametri fisici, ambientali, tecnici che devono definire qual è. Io penso che l’Emilia-Romagna nel suo complesso si debba porre un obiettivo più ambizioso del numero di passeggeri che può fare Bologna». La Regione, ha aggiunto, «deve conquistare uno spazio più grande: è questo è il senso degli investimenti sugli altri tre scali, che vivono una condizione molto diversa». Nel dettaglio: «Rimini sta crescendo, Forlì e Parma invece sono in una situazione oggettiva di difficoltà, perché i numeri al momento non ci sono. Ci sono stati imprenditori locali che finora si sono fatti carico delle perdite, ma nessuno può pensare che questa cosa duri in eterno», ha aggiunto de Pascale.
Il rumore dei sorvoli
Il tema della crescita del Marconi si porta dietro anche l’impatto su quella porzione di città con le polemiche relative al rumore dei sorvoli, sopratutto notturno. La questione «è annosa perché è insita proprio nell’attività di un aeroporto, quindi fa parte della coesistenza con le comunità in cui si opera. Noi abbiamo sempre ottemperato e continueremo a ottemperare e seguire quelle che sono le indicazioni delle normative», ha detto Postacchini all’indomani dell’incontro tra l’assessora regionale Irene Priolo e la vicesindaca Emily Clancy in previsione dell’approvazione del Piano di risanamento acustico. «Ci sta che in una crescita dell’aeroporto ci sia anche un affinamento delle politiche di azzeramento, fin dove si può, dell’impatto che si procura, ma riguarda tutte le attività economiche», ha chiuso Postacchini.
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