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Un anno di attesa a partire da oggi. Tra dodici mesi inizieranno i Giochi Olimpici invernali di Milano e Cortina, con la cerimonia inaugurale allo stadio San Siro a dare il via alle competizioni. Il conto alla rovescia è ben visibile anche in piazzetta Reale a Milano, tra Palazzo Reale e Duomo, dove la Fondazione Milano-Cortina ha posizionato un enorme totem con il countdown.
Per la terza edizione olimpica invernale ospitata dal nostro Paese – dopo Cortina 1956 e Torino 2006 – si prevedono i Giochi invernali più diffusi di sempre, con il coinvolgimento di Livigno, Bormio, Predazzo, Tesero, Anterselva, e anche Verona, sede della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi e quella di apertura delle Paralimpiadi. Saranno anche le Olimpiadi con il miglior gender balance nella storia dei Giochi invernali (quarantasette per cento di partecipazione femminile).
Il traguardo finale non più così lontano e tra le istituzioni olimpiche e politiche si respira un certo ottimismo. I lavori in corso a Milano sembrano avanzare meglio che nelle altre località interessate. Il capoluogo lombardo si prepara a trasformare strade, quartieri e impianti che resteranno come eredità futura. Ma in generale il cronoprogramma delle strutture e dei nuovi impianti sembra procedere bene e i pochi ritardi sembrano ancora recuperabili, almeno fin qui.
«Tutte le competizioni hanno le loro peculiarità e rappresentano una sfida dal punto di vista organizzativo e da parte del Comitato Organizzatore c’è la massima attenzione su tutte», dice a Linkiesta Andrea Francisi, Chief Games Operations Officer della Fondazione Milano-Cortina. «Andremo nei luoghi che tutti gli appassionati di sport invernali conoscono perfettamente. Faremo lo sci alpino a Bormio e Cortina, che sono alcuni dei posti più famosi per chi è appassionato di questo sport. Lo sci nordico in Val di Fiemme, che ha ospitato numerosi Campionati del mondo e Coppe del mondo. Il biathlon ad Anterselva, che è considerato uno dei luoghi sacri del biathlon. Troveremo non solo delle infrastrutture ancora migliorate rispetto a quelle a cui si è abituati, ma anche una grandissima passione, interesse e amore per questi sport che saranno in grado di influenzare gli appassionati di tutto il mondo».
Il progetto di punta è il Villaggio Olimpico milanese a cui ormai mancano solo i dettagli. Sorgerà nello scalo ferroviario di Porta Romana, a Sud della città, ed è inserito nel piano “Scali Milano” avviato nel 2005 per riqualificare i sette scali ferroviari milanesi. Il disegno dello studio di architettura Skidmore, Owings & Merrill copre una superficie di sessantamila metri quadri e la costruzione è affidata a Coima Sgr, Covivio e Prada Holding. I lavori sono perfino in anticipo rispetto alla consegna concordata, anche grazie all’impiego di circa quattrocento operai giornalieri.
Per il Villaggio Olimpico – che dopo i Giochi sarà trasformato in student housing, con circa millesettecento posti letto – i lavori sono costati circa quaranta milioni di euro in più rispetto al preventivo iniziale, a causa delle conseguenza dell’invasione russa dell’Ucraina, dell’inflazione e del rialzo tassi di interesse. Da cento milioni si è passati a centoquaranta: Coima ha chiesto a governo, Comune e Regione una mano per coprire almeno una parte degli extracosti non è ancora arrivata.
Il tema degli extra costi è uno dei motivi ricorrenti che accompagna la preparazione di questi Giochi invernali. Riguarda anche l’Arena Santa Giulia, che ospiterà le gare di hockey sul ghiaccio nel suo impianto da sedicimila posti. Anche qui il cronoprogramma dovrebbe essere rispettato, la conclusione dei lavori è prevista per ottobre e la data di consegna è fissata a dicembre, quando poi ci saranno i test di controllo del Comitato olimpico internazionale. Ma la stima iniziale di spesa era di circa centottanta milioni di euro: con il rincaro dell’energia e l’aumento delle materie prime i conti sono aumentati di almeno una sessantina di milioni. Solo che qui il lavori non possono fermarsi: non ci sarebbe tempo per recuperare in caso di stop. Per questo EvenTim ha già chiesto al Comune, alla Regione e al governo di coprire parte delle spese aggiuntive, ma anche qui l’accordo ancora non c’è.
Oltretutto per le gare di hockey servirebbe una deroga da parte della Prefettura di Milano – a cui dovrebbe seguire l’omologazione da parte della Federazione Sportiva – perché l’impianto non sarebbe dedicato a questo tipo di manifestazioni. L’Arena è stata pensata per concerti e per eventi sportivi di pallavolo, tennis (magari per le Atp Finals dei prossimi anni) e basket, con una capienza limitata a meno di quattromila posti.
A rischio ritardo c’è anche la cabinovia Cortina-Socrepes, che dovrebbe collegare il centro cittadino con il comprensorio delle Tofane, dove si disputerà la discesa femminile. I cantieri sono ancora aperti e procedono lentamente per motivi burocratici: le modifiche al progetto che sono state proposte negli ultimi mesi non hanno ricevuto il via libera da parte del comitato tecnico regionale di valutazione dell’impatto ambientale (Via). Ma se non ci sarà l’ok definitivo bisognerà ridimensionare di molto il numero degli spettatori – come ammesso anche da Andrea Varnier, numero uno della Fondazione – con un conseguente danno economico e di immagine.
Ci sono anche alcuni interrogativi sul fronte strettamente sportivo. Perché il bollettino medico della pista Stelvio di Bormio riporta incidenti praticamente ogni giorno, e ha visto diversi infortuni anche in Coppa del Mondo di sci. Sul tavolo c’è ancora qualche idea di modifica della pista per renderla più sicura in vista delle gare maschili che dovrà ospitare. Ma, come spiegava il Corriere dello Sport in un articolo di qualche settimana fa, è molto complicato perché di mezzo ci sono le condizioni meteo, non prevedibili a un anno e più di distanza, e perché resta in ogni caso una delle piste più ardue del circuito della neve: la natura l’ha fatta in quel modo, quindi bisognerebbe piallare la montagna. «Da dicembre 2024 abbiamo iniziato dei test event con l’obiettivo di testare le nuove infrastrutture ma soprattutto la sicurezza. La sicurezza degli atleti per noi è un tema centrale. Per quello che riguarda il weekend di Coppa del Mondo che si è svolto a Bormio poco più di un mese fa, abbiamo già ribadito il nostro incrollabile impegno e la massima attenzione, in sinergia con le federazioni e il Cio, per porre gli atleti nelle migliori condizioni di sicurezza e in impianti e strutture in grado di farli performare al meglio», assicura Andrea Francisi.
Ci sarà poi da lavorare sul fronte della sicurezza quando ci si avvicinerà alla data di inizio dei Giochi. Parigi ad esempio, per le Olimpiadi della scorsa estate, aveva investito un budget di trecentoquarantotto milioni di euro, e quarantacinquemila agenti, per garantire la sicurezza del territorio. E nonostante tutto, l’apertura dei Giochi è stata segnata da un sabotaggio alla rete ferroviaria Tgv. I Giochi invernali sono un evento più piccolo in un certo senso, ma la sfida si ingrandisce se si considera la diffusione delle gare su un’area così vasta, che ha i suoi punti di interesse dislocate in diverse zone. E ci si sta attrezzando anche sul fronte cybersicurezza. Il Direttore Generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, Bruno Frattasi, e il presidente del Coni e della Fondazione Milano-Cortina 2026, Giovanni Malagò hanno sottoscritto il protocollo quadro per la sicurezza informatica dei Giochi. Un documento che stabilisce i termini generali della collaborazione tra la Fondazione organizzatrice e Acn per la prevenzione e il contrasto degli attacchi informatici alle infrastrutture IT che verranno utilizzate in occasione dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali.
Per Milano e Cortina, e tutte le zone interessate, i Giochi dell’anno prossimo saranno un evento da valorizzare al massimo anche dal punto di vista economico. Uno studio recente di Banca Ifis ha rilevato che Milano-Cortina 2026 porterà un valore complessivo di circa 5,3 miliardi di euro, di cui 1,1 miliardi generati dalle spese immediate sul territorio (quelle degli oltre due milioni di spettatori attesi e di giornalisti, organizzatori e membri degli staff). Altre entrate arriveranno in seguito, legate ai turisti che visiteranno il territorio dopo le gare, grazie al potere di attrazione che queste avranno generato: si parla di circa 1,2 miliardi di euro. Un apporto minore, ma comunque significativo, dovrebbe arrivare dalle Paralimpiadi: siamo nell’ordine di duecento milioni di indotto stimato. E poi, sempre secondo le rilevazioni di Banca Ifis, c’è da mettere in conto l’eredità infrastrutturale – il valore generato a posteriori dalle opere realizzate e potenziate per le Olimpiadi – che sarà pari a tre miliardi di euro.
«È una consapevolezza diffusa che i grandi eventi cambiano lo stato dei territori. Il progetto di Milano-Cortina 2026 si fonda per gran parte su infrastrutture esistenti, temporanee o già programmate, che per i Giochi potranno essere migliorate e ammodernate. I Giochi possono essere un acceleratore di investimenti infrastrutturali di cui magari si parla da tempo, ma se si decide di investire su strade, autostrade, ferrovie, opere pubbliche, lo si fa non per i Giochi ma per una visione di sviluppo strategico del territorio nel lungo periodo», aggiunge Francisi.
Insomma, i Giochi del 2026 sono un evento da valorizzare al massimo per l’intero ecosistema dello sport e del turismo italiano. Una delle priorità è assicurarsi che le Olimpiadi lascino un’eredità sostenibile e duratura. Tutti i progetti legati all’evento seguono criteri di sostenibilità ambientale, con particolare attenzione alla riduzione delle emissioni e al miglioramento dell’efficienza energetica. Milano, in particolare, vuole dimostrare che è possibile organizzare un grande evento guardando al presente e al futuro, e molti degli interventi infrastrutturali verranno progettati per avere un impatto positivo a lungo termine.
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