Le aziende modello secondo l’osservatorio «Controvento», curato da Nomisma con Crif e Cribis su 5.814 aziende manifatturiere d’Italia
Anche quando il vento è contrario qualcuno riesce a sfruttalo a suo favore. Non c’è una ricetta ma lo hanno fatto aziende come Ferrari, Lamborghini e Dallara, che stanno macinando risultati positivi nonostante la crisi dell’auto. Ferrari ha presentato i ricavi due giorni fa: circa 7 miliardi nel 2024, meglio delle attese degli analisti, Lamborghini li presenterà formalmente a breve ma il suo Chief financial officer Paolo Poma ha annunciato che saranno «sopra i 3 miliardi». Li ha anticipati il 6 febbraio a Palazzo di Varignana, a mezz’ora da Bologna, dove sono stati presentati i risultati dell’indagine annuale dell’osservatorio «Controvento: le aziende che guidano il Paese», curata da Nomisma in collaborazione con Crif e Cribis, che prende in esame 5.814 aziende dell’industria manifatturiera.
Le aziende più competitive d’Italia
L’analisi, giunta alla sesta edizione, si basa su parametri relativi a crescita dei ricavi, marginalità e creazione di valore aggiunto, misurati sui bilanci al 2023. Sul campione in esame, solo il 7,1% risulta «Controvento», quindi ha margini operativi, fatturato e valore aggiunto per dipendente tali da garantire competitività. L’osservatorio considera diversi settori: packaging, cosmetica, minerali non metalliferi, metallo sono quelli più forti per giro d’affari. Sempre in negativo secondo i requisiti «Controvento», che quindi non li ha finora premiati, sono l’industria delle apparecchiature elettriche, la stampa, il settore alimentare, quello del petrolio. «Abbiamo competenze formidabili anche nella Data Valley, di cui come Crif mi sento di far parte, e sappiamo coniugare l’avanguardia con la bellezza», dice Carlo Gherardi, presidente di Crif. «Questo studio mette in luce la vitalità delle aziende manifatturiere italiane, che nonostante le sfide del mercato, riescono a crescere e a distinguersi per la loro diversità, sia in termini di dimensioni che di settori», dice Marco Preti, amministratore delegato di Cribis.
L’automotive che cresce (malgrado la crisi): i motivi del balzo
Il settore dell’auto della Motor Valley è portato come modello di eccellenza nella sesta edizione dello studio. «Se si guarda ai ricavi del 2023, nel distretto della Motor Valley si concentrano 9,8 miliardi del settore automotive sui circa 40 miliardi del resto d’Italia», spiega Lucio Poma, capo economista di Nomisma e responsabile scientifico dell’osservatorio Controvento. Tre delle aziende che concorrono a raggiungere quei 9,8 miliardi sono Ferrari, Lamborghini e Dallara, tutte presenti alla tavola rotonda di Palazzo di Varignana. «Non possiamo prevedere quali decisioni prenderemo finché non capiremo di quale entità saranno i dazi – spiega a margine il cfo di Ferrari Antonio Picca Piccon, ribadendo quanto dichiarato nell’ultima trimestrale –. Non abbiamo una ricetta, decideremo in funzione della loro dimensione ma dal nostro punto di vista ci sono tre parti al tavolo: l’azienda, la rete dei concessionari e i clienti, cercheremo di salvaguardare i clienti e mantenere i margini». Ferrari lo ha già fatto con la crisi dell’industria dei chip e dell’energia, da cui è uscita indenne stando agli ultimi dati finanziari. «Credo che abbiano fatto la differenza due aspetti – dice Picca Piccon – la flessibilità e la velocità. Essere concentrati in un solo luogo ed essere dimensionalmente contenuti. La competenza e le conoscenze aiutano poi a trovare alternative».
Il legame con il territorio è l’ingrediente che sottolineano anche i colleghi di Lamborghini e Dallara, fornitore sia del Cavallino che del Toro. «Noi vendiamo servizi innovativi – dice l’amministratore delegato di Dallara Andrea Pontremoli – e farlo per player così importanti ci spinge a sfidare le nostre capacità». Nel 2019 il fatturato di Dallara era intorno ai 110 milioni di euro, oggi raggiunge i 230 milioni e l’azienda è entrata nell’orbita di SpaceX. «Quello che ho capito è che l’innovazione nasce dall’errore, per non continuare a sbagliare senza fallire, testiamo i nostri errori con la tecnologia, per esempio attraverso la galleria del vento», dice l’ad rievocando un modello in cui sono state testate 40 mila forme di auto diverse in 9 mesi.
Il tessuto della Motor Valley e il futuro dell’elettrico
Quello su cui tutti fanno leva è un tessuto come quello della Motor Valley, che produce innovazioni di processo e di filiera. Uno dei punti su cui lavorare è forse l’elettrico. Il cfo di Lamborghini lo vede come «un trend inarrestabile nonostante gli scenari politici» ma ancora tanti produttori sono fermi ai motori termici. «Finché ci sarà l’ibrido riusciranno a stare al passo, dice Poma – ma è necessario arrivare pronti al 2035, quando tutto sarà elettrico». Parla come se l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca non potesse concretamente stravolgere i progetti del mondo sulla sostenibilità e l’aria che si respira è questa anche tra gli altri imprenditori in sala. «I consumatori ormai sono orientati al NetZero», si ripete da più parti.
La classifica e il ruolo delle imprese del Mezzogiorno
Tre sono le novità preminenti dell’analisi di Controvento 2025. La prima è il ruolo delle imprese del Mezzogiorno, che crescono in modo costante e consolidato, in settori per lo più agroindustriali ma non solo. «Se il Nord-Est si conferma ancora una volta il fulcro delle imprese Controvento, si rafforza anche la presenza di regioni come Basilicata, Molise e Campania», spiega Lucio Poma.
C’è poi l’ingresso di aziende di media taglia oltre a quelle di grandi dimensioni e l’ascesa di nuovi settori, tra cui spiccano il comparto nautico, quello dei computer, dell’elettronica e dei componenti biomedicali. Infine l’affermazione del vetro tra i minerali non metalliferi, che insieme all’industria cosmetica e del packaging fa da sempre parte del ramo virtuoso dell’indagine ma che nell’ultima edizione dello studio si è distinto più degli altri.
La fotografia è quella di imprese che nel complesso nel 2023 hanno registrato ricavi a 111, miliardi di euro (il 10,4% dell’intero giro d’affari manifatturiero) e generano un ebitda di 27,2 miliardi (il 13, 9% del settore). «Di mestiere faccio l’imprenditore – dice Maurizio Marchesini, presidente Nomisma e vicepresidente per il lavoro e le relazioni industriali di Confindustria – e so che se un’azienda rimane in questa classifica per tanti anni ha una struttura solida».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link