L’Agenzia delle Entrate ha chiuso 6.000 partite IVA false

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  • L’Italia sta intensificando i controlli sulle partite IVA false al fine di contrastare le frodi fiscali e proteggere l’erario pubblico.
  • Sulle partite IVA “apri e chiudi” sono state disposte dal 2023 regole precise, con tanto di obbligo di fideiussione bancaria nel caso di una seconda apertura.
  • Nel 2024 l’Agenzia delle Entrate ha disposto 6.000 chiusure di partite IVA considerate false.

Prosegue in Italia l’attenzione da parte degli enti preposti e del fisco sulle partite IVA false, ovvero su situazioni di diverso tipo che sono a rischio evasione fiscale. In particolare nel 2024 l’Agenzia delle Entrate ha disposto la chiusura d’ufficio di 6.000 partite IVA considerate false.

Già nel 2023 sono state messe in campo delle norme specifiche per arginare il fenomeno, obbligando i contribuenti, in caso di chiusura della partita IVA e successiva riapertura, a presentare una fideiussione bancaria per procedere alla nuova posizione IVA.

Il fenomeno delle partite IVA false si può individuare in situazioni di lavoro dipendente mascherato da partita IVA, nella continua riapertura della posizione al fine di evadere le tasse, ma anche nell’adesione illecita al regime forfettario.

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L’Agenzia delle Entrate ha chiuso 6.000 partite IVA false

Prendendo in considerazione l’anno 2024, l’Agenzia delle Entrate ha chiuso 6.000 posizioni IVA considerate false, un numero elevato che denota come questo fenomeno sia ancora diffuso nel nostro paese, secondo quanto dichiarato durante l’evento Telefisco 2025, nonostante le regole messe in campo dal 2023.

Il fisco è impegnato nell’ostacolare situazioni di evasione delle imposte o frodi fiscali di diverso tipo. La questione delle false partite IVA è delicata perché vi rientrano diverse situazioni. Una partita IVA “apri e chiudi” è considerata falsa se questo meccanismo è messo in atto per nascondere al fisco i propri guadagni annui e quindi non pagare le tasse.

Ma una posizione IVA falsa si registra anche quando un datore di lavoro, per non versare tasse e contributi, obbliga il proprio lavoratore subordinato a operare con partita IVA, inducendone l’apertura. In questi casi lo svantaggio per il lavoratore è evidente, perché dovrà provvedere da sé a pagare quanto dovuto in termini di imposte e contributi. In questa situazione i titolari possono incorrere in diversi provvedimenti e sanzioni.

Si parla di falsa partita IVA anche quando un contribuente aderisce al regime fiscale forfettario pur superando il limite di reddito annuo consentito oppure se non rispetta i requisiti per potervi rimanere. Il fisco italiano si sta muovendo anche per contrastare altri illeciti, come l’accesso a crediti IVA inesistenti, compensazioni indebite tramite F24 e dichiarazioni dei redditi.

Partite IVA false: la chiusura d’ufficio

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Come accaduto lo scorso anno, l’Agenzia delle Entrate ha la facoltà di chiudere d’ufficio eventuali posizioni IVA false. Oltre a poter terminare d’ufficio le posizioni inattive da almeno tre anni, l’Agenzia, grazie a norme più severe, può procedere anche nel caso di partite IVA “apri e chiudi”.

La Legge di Bilancio 2023 ha infatti introdotto norme più severe e, come abbiamo visto, requisiti specifici per poter riaprire l’attività autonoma, come quello di presentare una fideiussione bancaria del valore minimo di 50.000 euro e con durata di tre anni.

I nuovi dati dimostrano come ci sia una sempre maggiore attenzione verso queste situazioni di evasione fiscale: si è passati dalle 1221 chiusure del 2023 alle 6.000 del 2024.

Partite IVA e crediti fittizi

Un altro problema che l’Agenzia delle Entrate sta affrontando è quello dell’accesso delle partite IVA a crediti fittizi, ovvero a compensazioni indebite effettuate tramite modelli F24. Queste situazioni sono aumentate esponenzialmente con l’introduzione dei diversi bonus per l’edilizia e di vari sostegni economici basati sull’erogazione di crediti di imposta da utilizzare in dichiarazione dei redditi.

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Pensiamo ad esempio al superbonus 110% che garantiva ai beneficiari un credito di imposta molto vantaggioso. Non sono mancate le finte fatture intorno a lavori inesistenti o frodi similari che consentivano alle imprese e ai singoli contribuenti di accedere ad un vantaggio fiscale superiore.

L’attenzione del governo e del fisco va quindi anche a quelle partite IVA che dichiarano crediti di imposta a proprio vantaggio che non corrispondono a realtà o per cui non vi è un rispetto delle regole di accesso ai benefici. L’Agenzia ha sviluppato sistemi automatici che bloccano e segnalano i Modelli F24 che presentano un alto grado di rischio evasione, che riguardano crediti IVA o altri tipi di vantaggi fiscali.

Il 2025 inizia con molte novità a tema fiscale, oltre all’incremento dei controlli sulle frodi e sulle false partite IVA: un’ipotesi al vaglio è anche quella di apportare delle modifiche al calendario di scadenze fiscali per venire incontro alle esigenze dei professionisti.



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