Mattarella: “Invasione dell’Ucraina come Terzo Reich”

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Per il Presidente l’Europa è “una speranza di contrasto al ritorno dei conflitti provocati dai nazionalismi”

Ha paragonato l’aggressione russa all’Ucraina al Terzo Reich, ha attaccato – senza mai nominarlo – Elon Musk e i “neo-feudatari del Terzo millennio”, ha parlato di protezionismo di ritorno – con un implicito ma chiaro riferimento alle politiche di Donald Trump – paragonandolo a quello che seguì la crisi del ’29 e e ha messo in guardia chi voglia metterne in discussione i valori che “l’Europa non tradirà libertà e democrazia”. Questi sono alcuni dei temi centrali nel discorso di Sergio Mattarella all’Università di Marsiglia, dove gli è stata conferita una laurea honoris causa.

Il paragone con il Terzo Reich

Il Presidente della Repubblica ha ricordato che “la crisi economica mondiale del 1929 scosse le basi dell’economia globale e alimentò una spirale di protezionismo, di misure unilaterali, con il progressivo erodersi delle alleanze. La libertà dei commerci è sempre stata un elemento di intesa e incontro. Molti Stati non colsero la necessità di affrontare quella crisi in maniera coesa, adagiandosi, invece, su visioni ottocentesche, concentrandosi sulla dimensione domestica, al più contando sulle risorse di popoli asserviti d’oltremare”. Quindi “fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali”. Il risultato “fu l’accentuarsi di un clima di conflitto – anziché di cooperazione – pur nella consapevolezza di dover affrontare e risolvere i problemi a una scala più ampia. Ma, anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista”. Fu questo “il progetto del Terzo Reich in Europa“. E “l’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura“. 

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E ha ricordato che oggi – proprio mentre Trump minaccia dazi e impone nuove barriere commerciali a diversi paesi del mondo – assistiamo anche a fenomeni di protezionismo di ritorno. La presidente della Commissione europea, a Davos, pochi giorni fa, ricordava che, solo nel 2024, le barriere commerciali globali sono triplicate in valore”.

Tornando a parlare di cosa successe tra le due guerre mondiali, torna a fare un parallelo con quello che avviene ora. “Negli anni Trenta del secolo scorso, assistemmo a un progressivo sfaldarsi dell’ordine internazionale, che mise in discussione i principi cardine della convivenza pacifica, a cominciare dalla sovranità di ciascuna nazione nelle frontiere riconosciute. Le politiche di appeasement adottate dalle potenze europee nei confronti dei fautori di queste dinamiche furono testimonianza di un tentativo vano di contenere ambizioni distruttive di simile portata: emblematico rimane l’Accordo di Monaco del 1938, che concesse alla Germania nazista l’annessione dei Sudeti, territorio della Cecoslovacchia”.

“Un abbandono delle responsabilità condusse quei Paesi a sacrificare i principi di giustizia e legittimità, nel proposito di evitare il conflitto, in nome di una soluzione qualsiasi e di una stabilità che, inevitabilmente, sarebbero venute a mancare. La strategia dell’appeasement non funzionò nel 1938. La fermezza avrebbe, con alta probabilità, evitato la guerra. Avendo a mente gli attuali conflitti, può funzionare oggi? Quando riflettiamo sulle prospettive di pace in Ucraina dobbiamo averne consapevolezza“.

Il riferimento a Musk

E poi, parlando del mondo attuale, “accanto a questa nuova articolazione multipolare dell’equilibrio mondiale, si riaffaccia, tuttavia, con forza, e in contraddizione con essa, il concetto di “sfere di influenza”, all’origine dei mali del XX secolo e che la mia generazione ha combattuto”. A questo si affianca il tema delle “figure di neo-feudatari del Terzo millennio – novelli corsari a cui attribuire patenti – che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche“.

Europa

Ha posto quindi diverse domande sul ruolo e le volontà dell’Europa nel presente e nel futuro. Se vuole essere un vassalo, “protetto” oppure “protagonista“. Per Mattarella “l’Europa appare davanti a un bivio, divisa, come è, tra Stati più piccoli e Stati che non hanno ancora compreso di essere piccoli anch’essi, a fronte della nuova congiuntura mondiale”. E ha ricordato come l’Unione europea rappresenta “uno degli esempi più concreti di integrazione regionale ed è, forse, il più avanzato progetto – ed esempio di successo – di pace e democrazia nella storia“. Ed è “senza dubbio una speranza di contrasto al ritorno dei conflitti provocati dai nazionalismi“.

E quindi un monito per chi voglia metterne in discussione i valori. “Occorre che gli interlocutori internazionali sappiano di avere nell’Europa un saldo riferimento per politiche di pace e crescita comune. Una custode e una patrocinatrice dei diritti della persona, della democrazia, dello Stato di diritto. Chiunque pensi che questi valori siano sfidabili sappia che, sulla scia dei suoi precursori, l’Europa non tradirà libertà e democrazia“. 

Per Mattarella, “l’Unione Europea – e in essa Francia e Italia – deve porsi alla guida di un movimento che nel rivendicare i principi fondanti del nostro ordine internazionale sappia rinnovarlo, attenta alle istanze di quanti dall’attuale costruzione si sentano emarginati. Una strada che non è quella dell’abbandono degli organismi internazionali né quella del ripudio dei principi e delle norme che ci governano ma di una profonda e condivisa riforma del sistema multilaterale, più inclusiva ed egualitaria rispetto a quanto furono capaci di fare le potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale, cui va, tuttavia, riconosciuto il grande merito di mettere insieme vincitori e vinti per un mondo nuovo”.

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