ETICA E SOCIETÀ Protesta in Serbia: la cautela è d’obbligo

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L’appoggio degli studenti di Fiume ai colleghi serbi. Foto Goran Žiković

Vedo molto entusiasmo in Croazia per le proteste in Serbia rivolte contro il presidente Vučić. Trovo giusto rallegrarsi per la possibilità reale che il governo di un personaggio simile giunga al termine. Eppure, non posso frenare la mia cautela, memore di altre azioni di massa che hanno provocato la fine di regimi politici in Serbia. La prima, le proteste popolari che hanno portato al potere Slobodan Milošević. Faccio molta fatica a immaginare qualcosa di peggio, vista la carneficina che ne è seguita. Successivamente, i raduni di massa sono stati rivolti anche contro questo personaggio. E quanto ne è seguito non offre molte ragioni di gioia. La Serbia ha visto alla sua guida gente come Tomislav Nikolić e, ora, lo stesso Vučić.
Mentre si può guardare con gioia a un movimento popolare rivolto contro il regime attuale, conviene mantenere la prudenza, poiché non è chiaro cosa possa risultare da questa protesta. Probabilmente, l’azione raccoglie persone e movimenti molto diversi. Il movimento studentesco che voglio sperare sia intenzionato a dar vita a un nuovo ordinamento politico e sociale indirizzato al rispetto dei diritti, delle libertà e delle opportunità tipicamente garantite nelle democrazie occidentali. E legato alla cultura politica che trova origine nell’illuminismo che rappresenta uno dei contributi meravigliosi che la civiltà occidentale ha dato alla storia dell’umanità. Per tutto il resto, provo a indovinare. Immagino che ci siano molte persone che protestano a causa delle condizioni socioeconomiche nelle quali vivono. Temo, però, che ci siano anche molte persone che si oppongono a Vučić, ma non al nazionalismo radicale. Le mie incertezze sono accentuate dal fatto che non riesco a vedere un leader chiaro, con idee che abbiano una struttura definita. Inoltre, ammettendo che Vučić tolga il disturbo, si dovrà votare. E anche ipotizzando che i favori nei suoi confronti non esistano più, o siano divenuti marginali, se rimane diffusa l’adesione alle sue convinzioni politiche non si può sperare in un progresso reale.
A livello internazionale, un ulteriore interrogativo riguarda gli stati o le associazioni di stati più influenti. Qui c’è poca chiarezza, perché non si vede quali siano le loro intenzioni nei confronti della Serbia, il suo potere attuale e l’opposizione. Mi chiedo, ad esempio, quale sia la strategia dell’UE e se questa esista.
Per ora, non possiamo che attendere di vedere in quale direzione si svilupperanno i fatti. Tornando allo Stato dove viviamo, vedo sui social che alcune persone si lamentano del fatto che in Croazia non ci sia la stessa energia e mobilitazione nelle proteste. Al contrario, penso che sia opportuno non seguire le proteste popolari serbe, a causa di importanti differenze. Quella fondamentale è che, nonostante tutte le critiche che si possono fare a chi governa, in Croazia non vi è un deficit democratico che tolga legittimità a chi ha vinto le elezioni. La competizione è stata sufficientemente equa. Il fatto che il Governo possieda legittimità democratica è già una buona ragione per negare che in Croazia siano auspicabili proteste simili a quelle in Serbia. Ma non esclude l’opportunità di proteste circoscritte. Ad esempio, credo sia idonea l’espressione di dissenso che si manifesta boicottando in qualche modo le attività commerciali, come si fa con le astensioni dagli acquisti il venerdì.
Dovrebbe parlarne chi conosce l’economia meglio di me. Esprimo il mio giudizio cauto pensando all’assenza di spiegazioni ragionevoli del perché in alcuni stati più ricchi della Croazia i prezzi siano inferiori o, almeno, non superiori. Invito gli esperti di economia a offrire teorie convincenti.
Infine, mi oppongo a un pensiero iterato con frequenza che trovo infelice. Il pensiero che dice che bisogna ideare misure sociali che consentano a ogni persona di disporre dei mezzi essenziali per vivere. E afferma che questo è sufficiente. In realtà, una società giusta deve assicurare a tutti e tutte di più, non solo la sopravvivenza, ma una vita dignitosa. Questa include poter uscire regolarmente con la famiglia per mangiare una pizza e andare al cinema e, in generale, organizzare in modo gratificante il tempo libero, curare l’aspetto estetico della propria vita, far studiare i propri figli e figlie, viaggiare.

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*Professore ordinario di Filosofia Politica

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