Impianto Edison a Favazzina, le associazioni si mobilitano contro un “progetto inutile e molto rischioso”

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Una giornata per informare, confrontarsi e favorire una riflessione critica del territorio contro il progetto di megaimpianto Edison a Favazzina. Gli obiettivi dell’evento del prossimo 8 febbraio a Scilla, organizzato dal comitato spontaneo per la difesa della Costa Viola e il coordinamento regionale Controvento Calabria sono esposti in una nota dei due gruppi.

Al centro della mobilitazione c’è l’impianto di accumulo idroelettrico mediante pompaggio dell’acqua marina, previsto dalla multinazionale energetica tra la costa di Favazzina ed il versante di Melia di Scilla. “La prima cosa che colpisce leggendo il progetto – si afferma nella nota – è che siamo davanti ad un’opera di cui non si sente né la necessità né l’urgenza  per il territorio in cui è localizzata: la regione Calabria e la Costa Viola. A fronte della sua sostanziale inutilità, l’impianto, tra cantieri ed esercizio, comporterebbe gravissimi ed irreversibili danni al contesto interessato”.

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II progetto, proposto dal colosso dell’energia Edison Spa, infatti, “non è al servizio di un determinato impianto funzionante e che necessita di tanto in tanto di ingenti volumi di acqua concentrati, come avviene solitamente per tale tipo di opere; ma, molto più genericamente, è destinato al servizio dei fabbisogni della Rete elettrica nazionale”. Non solo. La destinazione più probabile dell’elettricità prodotta nell’area scillese è poi l’Italia centrale, a migliaia di chilometri di distanza con grossa perdita di energia nel trasporto.

“Vale la pena allora – continuano le associazioni – impegnare un territorio tanto fragile (continuamente interessato da frane e dissesti) quanto pregevole (per sistemi costieri, versanti, ambiti collinari, ecosistemi strutturanti evidenziati dai numerosi vincoli ambientali e paesaggistici che ne marcano molta superficie) per un progetto che è stato probabilmente pensato soprattutto per sfruttare le facilitazioni finanziarie per una (presunta) innovazione energetica, a tutto dispetto delle caratteristiche e delle potenzialità del contesto ecologico interessato?” Il progetto, sottolineano il comitato e Controvento, non reggerebbe a qualsivoglia valutazione di utilità o di rapporto tra costi e benefici.

“L’ambito interessato dal progetto – prosegue la nota – ha caratteristiche oromorfologiche molto particolari ,che lo rendono ad un tempo speciale e fragile (strettissima cimosa litoranea, versanti a picco sulla costa interrotti da valloni scoscesi scolpiti  dalle fiumare, il tutto segnato da grande numero di frane e ingenti processi di dissesto idrogeologico, oltre all’erosione costiera ) e che anche il Mase nelle sue osservazioni coglie, sia pure parzialmente”.

Un territorio che necessita invece di un forte processo di risanamento e riqualificazione, oltre alla tutela del patrimonio ecopaesaggistico tuttora rilevante: “I progetti di nuova cementificazione e consumo di suolo, quale quello in questione, vanno assolutamente evitati. Non è un caso infatti che gli elaborati progettuali dell’impianto in questione, citano ma non rispettano, anzi ignorano, le determinazioni per il contesto della pianificazione territoriale, paesaggistica e di sicurezza idrogeologica, le cui prescrizioni e direttive combinate escludono tipologie di opere quale quella in questione”.

Spiegano ancora le associazioni: “Se le descrizioni dell’opera si sottopongono coerentemente alle valutazioni di legge, ne risulta la netta bocciatura del progetto, che comporta infatti continue e numerose rotture e fratture nelle strutture e nelle armature degli apparati paesistici coinvolti. Valga per tutti la previsione di realizzazione di nuove ingombranti strutture di sottosuolo, anche a centinaia di metri al di sotto dei rispettivi piani di campagna, che significa stravolgimenti di tutti gli ecosistemi compresi nelle sezioni di sottosuolo (e corrispondenti aree di superficie) coinvolte”.

In conclusione, secondo il comitato spontaneo per la difesa della Costa Viola e il coordinamento regionale Controvento Calabria,  siamo di fronte ad un progetto “probabilmente inutile, certamente assai rischioso se non dannoso, e probabilmente pregiudizievole di un futuro di autosostenibilità sociale e di qualità ambientale dell’area”. 

Per informare su queste criticità sabato 8 febbraio a Scilla si svolgerà un’intera giornata di mobilitazione sui rischi del progetto Favazzin. Si inizierà con il volantinaggio a piazza San Rocco dalle ore 10 e nel pomeriggio alle 16 è prevista una assemblea pubblica presso l’hotel Le Sirene. Si conclude la nota: “Rinnovabili sì, ma non così. Prendiamo in mano il nostro destino e non lasciamo il futuro della nostra terra alle decisioni altrui!”

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