Mafia garganica, le rivelazioni choc di “Natale”: tra omicidi, lupare bianche e il potere di Scirpoli

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Il mio gruppo ha ucciso Armiento a Mattinata, Ivan Rosa, Omar Trotta, Leonardo Clemente, Silvestri sul porto. È stato ucciso anche un altro Silvestri, l’Apicanese. Poi Francesco Simone, Francesco Libergolis, Giovanni Di Bari, Angelo Iaconeta, Bartolomeo ‘Bartolino’ Bisceglia, Gianluigi Quitadamo e Giambattista Notarangelo“. Questo l’agghiacciante elenco di morte stilato dal pentito di Mattinata, Francesco Notarangelo detto “Natale”, ascoltato nel processo “Omnia Nostra”. Alla sbarra il clan Lombardi-Scirpoli-Raduano, rivale dei Li Bergolis-Miucci per il controllo criminale del Gargano.

Notarangelo, nel gruppo malavitoso dal 1996, quando comandavano i fratelli Franco e Mario Luciano Romito, uccisi nella guerra con i montanari Li Bergolis, ha riferito alcuni dettagli agli inquirenti soffermandosi su diversi crimini efferati, compresi omicidi e lupare bianche.

Agguati di mafia e sparizioni

“Natale”, per sua stessa ammissione, fece sparire i corpi di tre persone: Francesco Simone, scomparso nel 2009, Francesco Libergolis, sparito nel 2011 e Francesco Armiento, vittima di lupara bianca nel 2016. Nessuno è stato ancora ritrovato. Ha anche parlato di altri due casi che sarebbero collegati alle nefandezze del suo gruppo: Angelo Iaconeta, svanito nel nulla addirittura nel 2003 e l’omicidio di Giovanni Di Bari nel 2012. “Per Di Bari è stato fatto qualche favore a qualcuno Di Bari (sembra riferirsi a questioni familiari, ma il pentito non lo ha meglio specificato, ndr)”. Invece su Angelo Iaconeta ha detto: “È stato ucciso perché non ha pagato la droga a una persona. Ma non è un omicidio di mafia. Chi l’ha ucciso faceva parte del gruppo però non era una questione del gruppo, era una questione personale che lui dava la cocaina da solo, per fatti suoi a questa persona”. Informazioni anche sulla morte nel 2009 del macellaio Gianluigi Quitadamo: “Una vendetta personale”.

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Mentre su Armiento ha aggiunto: “Sapevamo dove era nascosto soltanto io, Antonio Quitadamo (pentito, ndr) e Mario Romito (ucciso nel 2017, ndr). Poi Quitadamo mi ha riferito che ha tolto lui di mezzo Libergolis e Simone. Ne era a conoscenza anche Francesco Pio Gentile (morto ammazzato nel 2019, ndr)”. Stando a Notarangelo, almeno due cadaveri su tre sarebbero stati spostati rispetto al nascondiglio iniziale. Ora la speranza dei familiari è quella che i pentiti aiutino gli investigatori a recuperare i corpi per una degna sepoltura.

Un altro collaboratore di giustizia, Giuseppe Della Malva ha invece parlato di Vieste soffermandosi sulla triste fine di Pasquale Notarangelo, nipote del capomafia ucciso Angelo Notarangelo alias “Cintaridd”. “C’ero pure io con Raduano. Pasquale Notarangelo è stato ucciso perché voleva… voleva i soldi della barca di Vieste, i 20.000 euro che prendeva alla Freccia Azzurra, voleva lo stipendio… sono soldi di estorsioni, sono soldi di estorsioni. Sono le barche che vanno alle Isole Tremiti, questa barca qua è una barca di Peschici, che viene a Vieste, carica i turisti, le 2/300 persone e le porta alle Isole Tremiti, stanno la giornata e poi se ne ritornano”. Della morte e sparizione del giovane Notarangelo, scomparso nel 2016, si era già autoaccusato l’ex boss Marco Raduano detto “Pallone”, collaboratore di giustizia da marzo 2024.

A sinistra, Francesco Notarangelo e Francesco Scirpoli; a destra, in alto, Francesco Libergolis, Francesco Armiento, Angelo Iaconeta e Francesco Simone; sotto, Leonardo Clemente, Omar Trotta, Bartolomeo Bisceglia e Girolamo Perna

Gli assetti e il ruolo di Scirpoli

“Natale” ha svelato numerosi retroscena sulla frangia mattinatese del clan, indicando il 42enne Francesco Scirpoli detto “Il lungo” come il capo dell’organizzazione: “È il capoclan da quando è morto Mario Romito. Il gruppo di Mattinata era composto da me, Scirpoli, Gentile, i fratelli Quitadamo e Silvestri Michele. Chi aveva contatti a Vieste con il gruppo nostro era Scirpoli che aveva tutti i ruoli: rapine, omicidi“.

Sempre Scirpoli avrebbe avuto legami con la mafia foggiana: “Scirpoli era a conoscenza del gruppo Moretti. Lui andava a fare parecchi servizi insieme a quel gruppo. Come omicidi. Lui era a conoscenza di altre cose e faceva scambi di favore. Tu vieni da me e io vengo da te a fare gli omicidi. Erano omicidi che servivano per lo sterminio degli avversari. Per togliere quelle che erano le persone più scomode, che potevano dar fastidio. C’erano gli introiti sotto. C’erano degli introiti, delle cose che venivano fatte e c’erano quelli che davano fastidio e venivano tolti di mezzo”.

La morte di Trotta e i soldi per l’agguato a “Peppa Pig”

Contatti costanti anche con i viestani, come per l’omicidio di Omar Trotta, ucciso nella sua bruschetteria il 27 luglio del 2017: “Dell’omicidio di Omar Trotta me ne ha riferito Antonio Quitadamo, che Scirpoli ha mandato a lui a Vieste a fare compagnia a questi… i sicari che il giorno dopo dovevano uccidere Omar Trotta”.

Rivelazioni, inoltre, su un altro omicidio eccellente, quello di Girolamo Perna detto “Peppa Pig”, rivale di Raduano a Vieste. “L’ha consigliato il signor Della Malva. Ha pagato per fare quell’omicidio. 10.000 al mese. Li portava a me Bartolo Notarangelo e io davo 5.000 euro a Ricucci Pasquale e 5.000 ai mattinatesi. Per quattro mesi ha portato i soldi, da giugno a ottobre. 5.000 euro a Manfredonia a Ricucci Pasquale e 5.000 euro a Mattinata. 1.000 a Scirpoli, 1.000 a Quitadamo Andrea, 1.000 a Quitadamo Antonio, 850 si prendeva Bartolo Notarangelo, 850 Andrea… Renato Quitadamo e 300 io. Per Scirpoli li portavo poi io al suocero, li davo io 1.000 euro per quattro mesi. Questi soldi derivavano dall’omicidio di Perna”. La precisazione di “Natale” riguardo al denaro che sarebbe stato consegnato a Scirpoli tramite il suocero di quest’ultimo è giunta proprio dopo un tentativo di controbattere da parte dello stesso boss, collegato dal carcere di Fossombrone.

Per i mezzi da utilizzare per l’omicidio di “Peppa Pig”, il clan si sarebbe servito di uno scooter di “Natale”: “Sì. Venne prima Bartolo Notarangelo (ucciso a giugno 2024, ndr) a chiedermi lo scooterone o la motocicletta, lui e Quitadamo Renato e io ho detto: ‘Qua ci voglio i soldi, se no non ti dà niente nessuno’. E poi viene Pasquale Ricucci un giorno e mi disse. ‘Che fai, che non fai?’, ci incontravamo alla benzina, ‘Vieni con me a fare un servizio’ e andammo a parlare con questo Della Malva a contrada… come si chiama là? Coppa Davanta. Poi dopo c’è stato l’omicidio il 26 aprile 2019. E dopo ho ricevuto i soldi, 300 euro al mese fino ad ottobre 2019″.

Danilo Della Malva detto “U’ Meticcio”, anche lui oggi collaboratore di giustizia, ma all’epoca braccio destro di Marco Raduano, avrebbe dunque finanziato l’agguato a Perna. “I soldi di Della Malva derivavano dalla droga – ha spiegato “Natale” -, dalla cocaina, perché ha tolto Perna di mezzo per prendere anche lui la piazza della cocaina e vendere solo lui a Vieste”.

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Il “boscaiolo” del clan

“Io ero addetto al bosco, a qualsiasi cosa che interessava il bosco – ha riferito Notarangelo -. Qualsiasi cosa si doveva fare, occultare i cadaveri, qualsiasi cosa. Oltre all’occultamento di cadaveri mi occupavo di armi, custodivo armi e macchine. I gruppi di Mattinata si interessavano degli omicidi e delle rapine, la droga la vendevo io per fatti miei, io non spartivo con loro la droga. Sto nel gruppo dal 1996, ma dopo che è morto Mario Romito io con loro stavo e come non ci stavo. In che senso? Che io mi vendevo la droga e loro facevano altri affari loro, tante cose che loro hanno fatto io non ho partecipato”.

Ha del clamoroso la dichiarazione sulle occupazioni di terreni e case. Spunta persino una caserma, segno tangibile di uno Stato a dir poco assente almeno fino a 20-30 anni fa: “Io ho occupato la caserma dei guardaboschi di Vergon del Lupo. Io facevo il maneggio dei cavalli, avevo gli animali là. Io quello l’ho fatto il ’94, quell’occupazione”.

Poi ancora sulla droga: “Vendevo cocaina. Io la prendevo da… a volte da Gentile, a volte da Ricucci, dai cerignolani. La vendevo a Mattinata. 50 grammi al mese, io la passavo… io la passavo a Battista Antonio. Io l’ho fatto dal 2009 al 2013 e dal 2016 al 2019, che non c’ero solo io che vendevo la droga a Mattinata, c’era anche il Quitadamo Andrea”.

Latitanze, armi ed estorsioni

Spuntano anche incontri durante periodi di latitanza: “Quando Quitadamo Antonio era latitante io ero in galera, io esco a settembre e lui era ancora latitante e l’ho visto solo una sera, quando mi ha raccontato il discorso che Scirpoli l’ha mandato a Vieste per il fatto di Omar Trotta, poi da allora non l’ho visto più, si andò a consegnare. Anche Danilo Della Malva è stato latitante. L’ho accompagnato io tramite Scirpoli, che mi ha dato il telefono, ha detto: ‘Porta a questo a qualche parte’, Mattinatella da Matteo Lapomarda e l’ho accompagnato io”.

Conferme sulle armi, come anticipato da l’Immediato giorni fa. “Si, ho portato le forze dell’ordine in determinati posti. Ho consegnato delle armi l’8 gennaio scorso. Ho dato delle armi ai carabinieri. Si trovavano nelle contrade di Mattinata, contrada Sant’Anastasio e Coppa Rotonda Stinco. Nascoste nei cespugli e una dietro delle vasche da bagno. Una carabina 357 e un fucile due canne sovrapposto”.

Infine, sulle estorsioni: “Beh, veramente di estorsioni su Mattinata non sono mai esistite, come anche ho riferito prima, ho detto ho messo in (inc.) di tutte le cose che si potevano fare di attività illecite, ma le estorsioni a Mattinata non sono mai esistite. Quelli di Manfredonia non sapevano di quelli di Mattinata e noi di Mattinata non sapevamo quello che facevano a Manfredonia, so che loro comandavano il territorio di Manfredonia, che io devo precisare che vendevano la droga o facevano estorsioni, questo non lo posso confermare”.

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