«Meloni chiarisca chi spia, la denuncia di Salvini allarma»

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Il senatore: ci sono regole precise per la sorveglianza. Fuori da queste c’è una minaccia alla Repubblica. La Lega parla di conflitti nei servizi. Ora spieghi cosa sta dicendo

Senatore Enrico Borghi (Italia viva, componente del Copasir, ndr) Palazzo Chigi esclude che la nostra intelligence spii cittadini e attivisti: eppure la società che produce il software Paragon conferma un contratto con un’agenzia italiana e una forza di polizia. Qualcuno mente?
Va fatta immediata e rapida chiarezza. Non ci sono né veline né silenzi che possono risolvere una questione così delicata. Nelle democrazie non si spiano i giornalisti, perché sono un essenziale bilanciamento nel gioco dei poteri democratici. Chi spia un giornalista, o un politico o un magistrato, erode una quota di libertà ad ogni cittadino, a ognuno di noi. Nel giugno 2023, il senatore Matteo Renzi lanciò l’allarme sul rischio delle intercettazioni a carico di giornalisti, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, autorità delegata di servizi, Mantovano smentì recisamente. Ora è esploso il caso Cancellato-Fanpage. Come la mettiamo? Servono subito due cose: sul tema dell’impiego del software da parte di una agenzia di intelligence italiana, Mantovano deve riferire immediatamente al Copasir. Sull’impiego asserito da parte una “agenzia di polizia” chiediamo che il governo faccia sapere quale corpo di polizia usa questo software, chi lo ha comprato, quando e perché. Aspettiamo con ansia che il governo chiarisca in Parlamento.

Chi può essere il mandante? Un funzionario infedele, lo Stato, una potenza straniera?
Per rispondere compiutamente a questa domanda, occorre analizzare il profilo dei 90 intercettati, che sono spalmati in quindici paesi dell’Unione europea. L’attivista libico Husam El Gomati sostiene che dietro il dossieraggio su di lui ci sarebbe il suo lavoro di denuncia della corruzione in Libia e delle potenziali interessenze con l’Italia. Luca Casarini sappiamo tutti cosa fa (l’attivista della Ong Mediterranea, ndr). E lo stesso Francesco Cancellato (il direttore di Fanpage, ndr). Ce n’è abbastanza per suonare la campana dell’allarme, anche perché la Commissione europea ha denunciato che in un solo anno dal 2021 al 2022 le licenze di esportazione per la sorveglianza informatica sono aumentate del 94,78 per cento in Europa. Attenzione, sta accadendo qualcosa di profondo: siamo nell’era della proliferazione di tecnologie di sorveglianza invasive e non possiamo rimanere inerti.

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Un generale vigilanza illegale, un Grande Fratello contro cui di fatto è impossibile difendersi?
Nel nostro ordinamento democratico, le intercettazioni sono funzionali esclusivamente a consentire a chi è preposto dalla legge di tutelare i cittadini da minacce, attività eversive, forme di aggressione criminale o terroristica o fatti di elevata illiceità. C’è un sistema di contrappesi e di contropoteri per esercitare questa funzione, che deve essere esclusivamente a tutela dell’indipendenza, dell’integrità e della sovranità della Repubblica e delle istituzioni democratiche. Ogni altra attività che non abbia tale natura e tali equilibri istituzionali è fuori dalle leggi e dall’ordinamento.

Il caso Caputi, il capo di gabinetto di palazzo Chigi “spiato” dai servizi che a loro volta fanno capo a palazzo Chigi, sembrava già rivelare conflitti nell’intelligence. Vi disponete a farvi bastare un’audizione del Copasir su questioni che impattano con la libertà e i diritti dei cittadini?

Il Copasir ha competenze precise, fissate dalla legge. È un luogo nel quale la dimensione del controllo parlamentare è tanto più forte, a garanzia delle nostre regole democratiche, quanto viene rispettata la condizione di segretezza di tali lavori. E non ho dubbi che farà ciò che deve. Ma non riassume in sé ogni spazio di iniziativa, di sindacatura parlamentare e di indirizzo politico.

Salvini parla di un regolamento di conti nell’intelligence, la Lega lo smentisce. Che significa?

Lo spieghi lui. Anzi lo spieghi Giorgia Meloni. C’è un vicepremier che ha parlato di “regolamento di conti interno ai servizi” ma poi ha detto di avere fiducia negli attuali vertici dell’intelligence, “finalmente all’altezza”, secondo lui. Di fronte a una denuncia simile, che tocca il cuore delle istituzioni, la premier deve venire in aula a dire se la pensa come Salvini. Oppure deve smentirlo. Perché trasferire tensioni e contrapposizioni all’interno dei servizi è un errore grave. Gravissimo se viene da una delle massime cariche del governo.

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