Ventotene, una funivia fino a Santo Stefano. «Così porteremo i turisti», il piano del commissario governativo

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Nel cuore del Mar Tirreno, tra Lazio e Campania, sorge un’antica prigione borbonica su un’isola inaccessibile, circondata da falesie e acque agitate. È l’ex carcere di Santo Stefano, un luogo dimenticato che potrebbe presto rinascere grazie a un ambizioso progetto del commissario governativo incaricato del recupero. La proposta? Una funivia di due chilometri, senza sostegni in mare, che la collegherebbe direttamente a Ventotene, l’isola vicina: 4 minuti di volo, impianto attivo 365 giorni l’anno. Un cambio di paradigma che supera ritardi e ostacoli che dal 2016 bloccavano il piano precedente. «Idea fantasiosa e altamente impattante», contesta ancora il sindaco Carmine Caputo.

IL NUOVO PIANO

Il commissario straordinario del governo, Giovanni Maria Macioce, ha presentato a Roma, durante l’ultimo Tavolo istituzionale permanente del 21 gennaio, uno studio di fattibilità per garantire l’accesso all’isola di Santo Stefano con una teleferica priva di sostegni in mare. Dopo anni di tentativi falliti nel costruire approdi sicuri, ostacolati dalle difficili condizioni meteomarine, questa soluzione appare «l’unica realmente praticabile» afferma Macioce. Il progetto partito nel 2016 con una delibera Cipess e finanziato con circa 70 milioni di euro dai fondi Fsc ha sempre avuto chiaro un obiettivo: trasformare Santo Stefano in un polo culturale multifunzionale, capace di rilanciare l’economia di Ventotene e attrarre visitatori durante tutto l’anno. «La prigione di Santo Stefano deve diventare un monito, un simbolo della storia carceraria prima dell’articolo 27 della Costituzione. Vogliamo realizzare un museo che racconti questa memoria», spiega Macioce. Ma senza un accesso adeguato, il progetto rischia di restare solo sulla carta. L’isola, infatti, è una riserva naturale circondata da un’area marina protetta, il che rende impossibile costruire infrastrutture di attracco senza impattare sull’ecosistema. «Abbiamo cercato alternative, ma ogni tentativo di realizzare porti sicuri è fallito. La funivia potrebbe essere la chiave per sbloccare il futuro dell’isola», aggiunge il Commissario.

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LA FUNIVIA

Secondo lo studio di prefattibilità, la piccola cabinovia (con un max di 12 persone per viaggio) potrebbe collegare Ventotene e Santo Stefano in appena quattro minuti, superando le difficoltà legate alle condizioni ambientali e garantendo un accesso sicuro e universale. Oltre a risolvere un problema logistico storico, l’impianto stesso potrebbe trasformarsi in un’attrazione turistica, regalando ai visitatori un’esperienza panoramica unica. «È essenziale che la comunità di Ventotene faccia propria questa idea», sottolinea Macioce. «Il progetto deve essere inclusivo: nessuno deve rimanere fuori. Per questo abbiamo scelto lo slogan “Santo Stefano per tutti”. Può sembrare un traguardo irraggiungibile, ma grazie al confronto con gli esperti abbiamo individuato la soluzione migliore: un’infrastruttura che permetta a chiunque, compresi anziani, bambini, disabili e donne incinte, di visitare l’isola. Il trasporto via mare, invece, renderebbe l’accesso ancora troppo limitato».

IL TURISMO

Questo potrebbe rivoluzionare il turismo della zona. «Oggi chi parte da Formia per Ventotene affronta due ore di navigazione, solo per scoprire, una volta arrivato, che il mare impedisce la traversata fino al carcere se c’è brutto tempo», spiega Macioce. «Con un collegamento a fune, invece, il viaggio diventerebbe stabile e senza imprevisti». Ma i benefici non riguarderebbero solo i visitatori. «D’inverno Ventotene si svuota: bar e ristoranti chiudono, le scuole lottano per restare aperte. Con un flusso turistico 365 giorni l’anno l’economia locale sarebbe più solida e sostenibile».

Il governo ha accolto con interesse la proposta, ma restano da affrontare questioni chiave. Intanto l’idea è appena nata e sono stati stanziati altri 10 milioni di euro nel 2024. «Domani (oggi, ndr) sarà presentata in una conferenza stampa alla cittadinanza nella Biblioteca Nazionale di Roma. Se otterrà il via libera delle amministrazioni, degli ambientalisti e della comunità di Ventotene, i lavori potrebbero concludersi in sei-sette mesi», promette il Commissario Macioce.

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