Il comune di Barcellona comprerà l’edificio simbolo della sua crisi abitativa

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Il comune di Barcellona e l’organizzazione non profit Habitat 3 hanno trovato un accordo per comprare Casa Orsola, l’edificio residenziale che il quotidiano spagnolo País definisce «il simbolo della crisi degli affitti in città». È un’operazione da 9,2 milioni di euro, nonché una delle più notevoli effettuate dall’amministrazione cittadina di sinistra per rispondere alla crisi abitativa in cui si trova da anni la città catalana, e ci si è arrivati anche grazie a una grande mobilitazione sociale: anche se risolverà i problemi di decine di persone ed eviterà lo sfratto a molte di loro, c’è chi l’ha criticata.

Casa Orsola si trova nel quartiere centrale di Eixample, a poche centinaia di metri da Plaça de Catalunya e Plaça d’Espanya, in un’area pedonale dove negli ultimi anni i prezzi degli affitti sono aumentati moltissimo. Ha 26 appartamenti e quattro locali commerciali al piano terra: nel 2021 fu acquistata dalla società Lioness Inversiones, che da allora non rinnovava i contratti di affitto in scadenza agli inquilini, con l’obiettivo di usare gli appartamenti per affitti a breve termine, più redditizi rispetto a quelli per più anni.

Il sindaco di Barcellona, Jaume Collboni, ha detto che l’accordo prevede che il comune metta il 49 per cento della somma, e che il restante sia a carico della non profit, che gestisce alloggi popolari in Catalogna. Al momento sette appartamenti di Casa Orsola sono affittati con un contratto a tempo indeterminato e sette con un contratto a termine, poi ce ne sono alcuni con cause legali in corso, altri i cui inquilini continuano a pagare l’affitto, anche dopo il mancato rinnovo del contratto, e due vuoti. In base all’accordo gli appartamenti verranno gestiti da Habitat 3, che li assegnerà a persone che faranno richiesta di alloggi pubblici o a quelle che già ci vivevano, ma non avevano più un contratto.

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L’accordo per l’acquisto pertanto comporta la sospensione degli sfratti in programma, il primo dei quali era previsto venerdì scorso ed era poi saltato a causa di una grande manifestazione a cui avevano partecipato centinaia di persone. Il secondo era stato rinviato lunedì: nel frattempo sui balconi dell’edificio erano stati appesi numerosi cartelli e striscioni con scritte come “Casa Orsola resiste”.

La ministra spagnola delle politiche abitative Isabel Rodríguez, del Partito Socialista al governo, ha commentato favorevolmente l’operazione, che ha definito «frutto di mobilitazione sociale, mediazione, dialogo e impegno politico».

Collboni ha definito a sua volta l’accordo per l’acquisto di Casa Orsola «innovativo e straordinario». A suo dire infatti il problema degli affitti che riguarda moltissime città europee si può cambiare «solo strutturalmente, con nuove regolamentazioni». Allude in particolare alle diverse politiche messe in atto in questi anni dall’amministrazione di Barcellona, come la sospensione della possibilità di richiedere licenze per nuovi hotel, ostelli e appartamenti in affitto per turisti, introdotta nel 2015 dall’allora sindaca Ada Colau, e la più recente misura che prevede di non rinnovare le licenze dei circa 10mila appartamenti che vengono affittati per brevi periodi a partire dal 2029.

Il sindaco ha anche detto che l’operazione costerà circa 3 milioni di euro in più rispetto a quello che la Lioness Inversiones aveva pagato a suo tempo (ma comunque a un prezzo inferiore rispetto al mercato del quartiere). Ha anche accennato alla possibilità che il comune faccia interventi simili su altri edifici, anche se, ha precisato, «le risorse sono limitate». D’altra parte Carme Trilla, presidente di Habitat 3, ha detto che la non profit da sola non sarebbe stata in grado di completare l’acquisto, perché gli incassi legati agli affitti non sarebbero stati sufficienti.

– Leggi anche: Perché sull’iperturismo tutti guardano Barcellona

L’Unione degli inquilini della Catalogna ha festeggiato la risoluzione della vicenda, dopo quelli che nelle parole del portavoce Enric Aragonès sono stati «tre anni di lotta». Ha tuttavia contestato il fatto che sia stata pagata una somma così elevata a una società che faceva speculazione a danno dei residenti, e accusato il comune di aver concluso i negoziati «sfruttando e ottenendo un vantaggio politico dalla lotta dei sindacati». Il proprietario di Lioness Inversiones, Albert Ollé, ha attaccato a sua volta gli inquilini, accusandoli di «occupazioni, vandalismo e campagne diffamatorie», e sostenendo che avessero adottato la violenza come strategia per ledere il suo diritto alla proprietà privata.

In ogni caso l’Unione degli inquilini ha convocato un’altra mobilitazione per far conoscere quelle che ha definito «le altre Casa Orsola di Barcellona»: si terrà il prossimo 17 febbraio, la sera prima di quando si sarebbero dovuti tenere gli sfratti annullati in seguito al raggiungimento dell’accordo.

– Ascolta anche: Globo. Barcellona e i suoi turisti, con Ada Colau

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