Il private equity non teme i dazi di Trump: ecco perché

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Per i gestori, i portafogli sono meno esposti ai settori economici più colpiti dalla guerra tariffaria. E la Trumpeconomics potrebbe offrire nuove opportunità

L’immunità in economia è merce rara, ma se c’è un settore che può permettersi di non temere dazi e deregulation targati Donald Trump, quello è il private equity. Mentre, infatti, si fanno i conti sul possibile impatto globale della nuova guerra tariffaria avviata dal presidente degli Stati Uniti, molti gestori sono convinti che i mercati privati possano offrire “un gradito isolamento”, per una serie di fattori e peculiarità. A cominciare dai settori economici cui tradizionalmente questi portafogli sono maggiormente esposti, che anzi potrebbero offrire nuove opportunità proprio grazie alla Trumpeconomics.

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Perché il private equity è meno esposto a Trump

Nonostante sia comunque necessaria una maggiore attenzione alle esposizioni dei portafogli, per Ralph Eissler, cfa head of private markets research di Neuberger Berman, gli investimenti nel private equity si candidano ad essere meno colpiti dalla politica tariffaria USA rispetto all’economia generale. “I gestori sono storicamente meno esposti ai settori che dipendono in larga misura dalle importazioni materiali, come industriali, materiali e beni di consumo, e più esposti a quelli in cui l’innovazione e il capitale intellettuale sono i principali motori del valore, come IT, sanità e servizi finanziari”, osserva. Un posizionamento strategico che, per l’esperto, dovrete proteggerli dalle fluttuazioni dei costi dei fattori produttivi e dalle interruzioni della catena di fornitura causate dai dazi. 

A sostegno di questa tesi Eissler cita i dati sul contributo dei diversi settori al prodotto interno lordo USA e sull’esposizione dei private equity a ciascuno di essi. “I comparti industriali e dei beni di consumo discrezionali, entrambi fortemente dipendenti dalle importazioni, contribuiscono complessivamente al PIL globale per il 45,3%, ma rappresentano solo il 22,9% del valore patrimoniale netto totale del portafoglio PE. Al contrario i settori IT e sanitario, che dipendono meno dalle importazioni, rappresentano il 43% del Nav”, analizza.

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Non solo. Nel 2018, a soffrire per i dazi trumpiani fu soprattutto il manifatturiero, mentre settori come l’IT e i servizi, che dipendono meno dai beni fisici, rimasero relativamente isolati. Stavolta il tycoon ha messo nel mirino anche prodotti farmaceutici e microchip, ma per l’esperto l’impatto sarà probabilmente disomogeneo. “I portafogli PE hanno generalmente un’esposizione limitata alle aree dipendenti dalle importazioni nell’ambito dell’IT e della sanità, come i semiconduttori, i componenti farmaceutici e le apparecchiature mediche”, chiarisce.

Da rischio a opportunità 

Naturalmente se l’implementazione su larga scala delle tariffe dovesse innescare un’altra ondata di inflazione o altri venti contrari macroeconomici, anche i mercati privati si troverebbero ad affrontare le stesse sfide dell’economia generale. Ma per Eissler, con livelli di liquidità quasi da record (oltre mille miliardi di dollari solo negli USA), i gestori saranno in grado di resistere alle turbolenze ed effettuare acquisizioni opportunistiche. “Il private equity è ben posizionato per navigare nel più ampio panorama economico e può potenzialmente offrire interessanti rendimenti corretti per il rischio”, assicura.

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Una view condivisa da Brooks Harrington, cio and head of US investments di Federated Hermes Private Equity, secondo cui l’asset class è ormai sufficientemente matura e dinamica per adattarsi a un contesto politico in evoluzione. E gli investitori con un’esposizione a un flusso significativo di deal, a standard di sottoscrizione rigorosi e a quadri di investimento flessibili continueranno a essere Brooks Harrington. “Con le aspettative sull’inflazione e sui tassi nella giusta direzione, l’attività continua a crescere, con volumi in miglioramento per quanto riguarda il flusso di deal, la disponibilità di credito e l’exit activity, e molti sono ottimisti sul fatto che questa tendenza continuerà”, evidenzia.

Occasioni nel mercato USA di fascia medio-bassa

Per Harrington proprio il mercato statunitense di fascia medio-bassa continua a essere un’area interessante, meno efficiente, affollata e intermediata, con notevoli opportunità di aggiungere valore dal punto di vista operativo per aiutare le aziende a raggiungere la scala e a ricompensare gli investitori con rendimenti di investimento superiori. “All’interno di questo mercato, alcuni settori potrebbero dover affrontare un ulteriore controllo normativo e quelli con una significativa esposizione internazionale potrebbero dover superare nuove barriere commerciali”, avverte. Ma a suo avviso si tratta di un problema superabile: “La deregolamentazione nel suo complesso potrebbe essere un importante volano per il private equity e i settori allineati con le priorità economiche di Trump ne trarranno notevoli benefici”, assicura. Sottolineando che soprattutto la tecnologia e l’innovazione continueranno a presentare alcune delle più interessanti opportunità a stelle e strisce.

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