La condanna all’Italia sulla Terra dei Fuochi: quando l’omertà dello Stato costa vite umane

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L’Unione Europea, lo scorso 30 gennaio, ha ufficialmente condannato l’Italia per la gestione della Terra dei Fuochi, un’area tra Napoli e Caserta tristemente nota per lo smaltimento di rifiuti e i roghi tossici che avvelenano aria, suolo e acqua da decenni. La sentenza non è soltanto una sanzione formale: è un atto d’accusa verso uno Stato che, nonostante fosse a conoscenza della tragedia in corso, ha lasciato morire vite umane nell’indifferenza e nell’impunità. Una vera e propria crisi ambientale e sanitaria ignorata.

Da anni, infatti, medici, attivisti e cittadini denunciano l’aumento esponenziale di tumori, malformazioni congenite e malattie respiratorie, soprattutto tra i bambini. Le falde acquifere sono contaminate da sostanze cancerogene, i terreni avvelenati impediscono la coltivazione sicura e l’aria è carica di diossine sprigionate dai roghi dei rifiuti tossici. Gli studi scientifici hanno confermato la correlazione tra l’inquinamento e l’aumento delle patologie, eppure le risposte dello Stato sono rimaste lente, inefficaci e spesso assenti.

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Ma finalmente, dopo anni di voci straziate dal dolore, l’Unione Europea ha avviato un’indagine approfondita raccogliendo prove che attestano il fallimento dell’Italia nel garantire la tutela della salute pubblica e dell’ambiente. Nella conferenza stampa sulla sentenza emessa dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo, tenutasi a Roma presso l’Hotel Radisson Blu Ghr, è stato ribadito come lo Stato italiano abbia violato le normative comunitarie sulla gestione dei rifiuti e sulla protezione dei cittadini. Inoltre, la Corte di Giustizia Europea ha evidenziato come le istituzioni abbiano mostrato inerzia nonostante le ripetute segnalazioni e gli impegni assunti in passato.

All’incontro hanno partecipato sia Don Maurizio Patriciello figura simbolo della lotta contro la Terra dei Fuochi e contro la camorra. Fu uno dei primi a denunciare con forza la situazione della Terra dei Fuochi, dopo aver visto con i suoi occhi gli effetti dell’inquinamento sulla sua comunità, attraverso manifestazioni, incontri pubblici e denunce, portando il problema all’attenzione nazionale ed internazionale sia tanti che hanno perso i propri cari le cui voci non si sono fatte attendere.

Sono un grido disperato che ancora una volta si scontra con il muro di gomma delle istituzioni. “Ho perso mio figlio di sei anni per un tumore, e nessuno pagherà mai per questo,” racconta Anna, madre di un bambino strappato alla vita troppo presto. “Abbiamo denunciato, ci siamo battuti, ma chi ci ascolta?”. Il dolore di queste famiglie non trova giustizia, e il senso di abbandono è ormai un sentimento comune.

E, purtroppo, non si tratta di una sorpresa. La Terra dei Fuochi è da sempre una piaga conosciuta e tollerata dai governi che si sono succeduti, senza che venissero mai adottate misure drastiche ed efficaci. Le infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti non sono un mistero, eppure la politica ha preferito voltare lo sguardo altrove, lasciando che il dramma si consumasse giorno dopo giorno. Ma chi deve risolvere questa tragedia? Lo Stato, o la mafia che per anni ha gestito il business dei rifiuti tossici con la complicità delle istituzioni?

Questa sentenza deve rappresentare un punto di svolta. Non bastano più le promesse elettorali o gli stanziamenti di fondi che non trovano mai una reale applicazione sul territorio. Serve un’azione concreta, una bonifica immediata e soprattutto giustizia per le vittime, per le famiglie che hanno perso figli e genitori a causa di un disastro ambientale colpevolmente ignorato.

Ed ora l’Italia dovrà rispondere davanti all’Europa non solo con il pagamento delle sanzioni, ma con un cambio di rotta definitivo. La speranza è che questa condanna diventi la spinta per una reazione finalmente efficace, ma la storia ci ha insegnato che la volontà politica spesso si dissolve nel tempo. Resta quindi il dovere della società civile, dell’informazione e della magistratura di mantenere alta l’attenzione, affinché questa ennesima vergogna non resti impunita.

La Terra dei Fuochi non è un caso irrisolto: è una tragedia voluta, permessa e alimentata dall’inerzia dello Stato. La domanda non è più “quando finirà?”, ma “quanti morti serviranno ancora prima che qualcuno agisca davvero?”


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