La lettera del sindaco Isola e degli alluvionati al commissario Curcio

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Quattro i nodi principali: l’ammontare delle risorse disponibili, l’avvio dei cantieri sul territorio, il controllo degli argini e l’eventuale delocalizzazione delle aree più a rischio

L’Amministrazione comunale di Faenza e i Comitati degli alluvionati hanno deciso di  inviare una lettera al Commissario alla ricostruzione nei territori alluvionati Fabrizio Curcio e al Presidente della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale. L’obiettivo, anche alla luce del confronto costante nei tavoli di lavoro sul tema, è quello di chiedere con urgenza risposte su alcuni temi prioritari riferiti all’alluvione. Oltre al sindaco di Faenza Massimo Isola,  hanno sottoscritto la missiva i Comitati Alluvionati dell’Unione della Romagna Faentina, il Comitato Fluire, il Comitato Montone via Corleto e il Comitato Borgo Alluvionato.

«Esattamente il 28 gennaio scorso – scrivono sindaco e comitati – negli stessi momenti in cui era in corso la seduta del Consiglio regionale con la Vostra contestuale partecipazione, si è verificato l’ennesimo ingrossamento del fiume Lamone, causato dalle intense precipitazioni concentrate nella zona a monte, a Marradi. Di fatto, mentre si stava dibattendo sul piano d’azione tanto atteso per la messa in sicurezza idrogeologica nel prossimo futuro, abbiamo dovuto fare i conti, ancora una volta, con ciò che è invece diventato il nostro presente: l’apertura dell’ennesimo Centro operativo comunale, l’avvio delle procedure di preallerta e vigilanza nei luoghi più a rischio, il costante e compulsivo controllo dei livelli idrometrici dei corsi d’acqua.
La fotografia di quella giornata è emblematica un po’ per tutti, istituzioni, comitati e cittadini, di una situazione che giorno dopo giorno, allerta dopo allerta, ci scopre ancora costantemente vulnerabili agli eventi meteorologici e in ritardo sulle opere di messa in sicurezza».

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Dopo questa premessa, Comune e Comitati degli Alluvionati rivolgono un appello a tutti gli enti interessati, basandosi su quattro nodi principali da sciogliere nel più breve tempo possibile:

«1) Dopo l’approvazione del primo stanziamento di complessivi 90 milioni di euro di investimenti per gli interventi di massima urgenza per la messa in sicurezza del nostro territorio soprattutto nelle aree più vulnerabili (il cosiddetto primo stralcio dei Piani speciali), occorre definire urgentemente l’esatto ammontare delle risorse disponibili, l’elenco delle opere, le procedure e tempi certi di realizzazione.

2) In riferimento alle ordinanze 8 e 15 relative agli interventi di ricostruzione, di ripristino e di riparazione per le più urgenti necessità di difesa idraulica del territorio, riteniamo vadano riavviati su tutto il territorio nel più breve tempo possibile i cantieri ed i lavori attualmente sospesi e, in particolare, lungo l’asta del torrente Marzeno, per la pulizia da vegetazione, e vadano superate le difficoltà di reperimento di professionisti ed imprese, anche tramite procedure speciali.

3) Riteniamo che vadano inoltre affrontati con decisione e metodo la valutazione e il monitoraggio continuo della sicurezza degli argini nonché la vigilanza idraulica professionale e strutturata in tutto il territorio, come peraltro richiesto anche recentemente dai Comitati con apposito documento.

4) Riteniamo infine necessario avviare da subito un serio confronto sul tema “delocalizzazioni”. Le criticità idrauliche di certe aree più a rischio che si verificano ripetutamente anche con eventi meteo non estremi, dimostrano che la necessità di eventuali delocalizzazioni non riguarda solamente le aree collinari messe a rischio dalle frane ma anche alcune aree di pianura. Anche in questo caso non possiamo più attendere: la realtà impone confronti tecnici e iter decisionali rapidi».

La missiva si conclude infine con un auspicio positivo: «Ringraziando per l’attenzione, confermiamo l’intendimento di collaborare, ciascuno per il proprio ruolo, per superare i nodi ancora da sciogliere al fine di ripristinare, in tempi brevi, le minime condizioni di sicurezza idraulica del territorio».

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