L’industria in crisi, la mobilitazione, il vescovo: cosa succede a Trieste

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Un corteo di lavoratori a Trieste nel 2022: la città non riesce a uscire dalla sua crisi industriale – Alamy

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Oggi Trieste si mobilità, in tutte le sue componenti, per il lavoro. La minaccia di crisi industriali è incombente. Da qui il grido d’allarme del vescovo Enrico Trevisi. «Mi associo alla richiesta di tanti che auspicano un intervento delle Autorità pubbliche, anche nazionali, per evitare un progressivo impoverimento della nostra città. Meno opportunità lavorative significa incentivare la fuga dei giovani. Dal 1970 Trieste ha avuto una continua decrescita demografica: dai circa 270.000 abitanti siamo ormai al di sotto dei 200.000. E anche in questi anni sempre più giovani cercano altrove la speranza».

Per Trevisi non ci sono dubbi. «La salvaguardia di una variegata offerta occupazionale è indispensabile per evitare la continua fuga di tanti giovani. Non basta vivere in una bella città: occorre che essa sia attraente anche per le opportunità di lavoro, dai Centri scientifici di ricerca alle fabbriche, passando per il turismo e i servizi finanziari e assicurativi». Recenti sono le difficoltà vissute da aziende come Colombin, Principe, Cartubi, Wärtsilä. Oggi si ritornerà in piazza – lavoratori, sindacati, Città, Regione, Chiesa – per la Flex, la U-Blox e la Tirso, solo alcune delle aziende che hanno annunciato chiusure e licenziamenti, mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro.

La tessile Tirso è chiusa dall’agosto scorso, con 170 lavoratori in cassa integrazione. E la prospettiva che possa essere assorbita dalla pordenonese Roncadin. La U-Blox è un’azienda leader nel settore delle telecomunicazioni con 200 dipendenti, di cui molti ingegneri. Fino a dicembre stato garantito un piano di rilancio per il 2025 e il 2026, poi a gennaio è arrivata la doccia fredda: la casa madre svizzera ha deciso di chiudere la sede italiana, mettendola in liquidazione. Alla ex Flex, ora Adriatronics, sono stati annunciati oltre 200 esuberi; il loro destino è affidato ad un tavolo ministeriale in programma a Roma il 12 febbraio. «Ci aspettiamo che la città risponda come con Wärtsilä. Abbiamo visto che, quando siamo tutti uniti – organizzazioni industriali, politica, lavoratori e città – abbiamo una forza diversa al tavolo. Ci auguriamo che con questa manifestazione cambi qualcosa», è l’auspicio di Alessandro Gavagnin della Fim Cisl. Nel corteo che attraverserà la città sfilerà anche Confindustria. E sarà presente anche l’assessore regionale al lavoro, Alessia Rosolen. «Non accetteremo comportamenti lesivi del territorio – anticipa – e agiremo compattamente utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, come abbiamo già fatto in passato». Una crisi, quella di Trieste, che segna la contraddizione di questa particolare fase di transizione. Fincantieri proprio in questi giorni ha annunciato un maxiaccordo con Norwegian da oltre 2 miliardi di euro, che secondo indiscrezioni arriverebbe a 9, per quattro nuove navi da crociera; ieri, tra l’altro, ha consegnato a Monfalcone la nave da crociera Mein Schiff Relax. E la Regione Fvg ha presentato un piano per lo sviluppo del sistema manifatturiero da 107 milioni di euro.

«Mi unisco alla voce di quanti chiedono interventi per tutelare questi siti produttivi e i posti di lavoro. Il futuro della nostra comunità passa anche dalla tutela del lavoro, in sinergia con la promozione del nostro territorio – conclude il vescovo Trevisi –. Da molti cittadini ho raccolto la preoccupazione che la chiusura di stabilimenti renderà la nostra comunità più fragile e più povera. Continuo a richiamare che la dottrina sociale della Chiesa spinge alla responsabilità sociale dell’impresa che deve tener conto di tanti fattori che non vanno indebitamente trascurati (compresi i diritti dei lavoratori e della comunità e dell’ambiente in cui è insediata l’impresa)».

Trevisi conclude dicendo di non essere in grado di dare soluzioni. Ma come vescovo – afferma – sento la necessità di mantenere l’attenzione su diverse fragilità: la difesa dei posti di lavoro, adeguati servizi che rendano conciliabile il lavoro con la famiglia e la generazione dei figli, e la promozione di opportunità offerte ai giovani per un lavoro degno ed equamente retribuito. Naturalmente salvaguardando la bellezza del nostro territorio».





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