L’opposizione allo Stato della sinistra in agonia

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Caro Direttore

ho seguito le audizioni dei ministri Nordio e Piantedosi. Ho avuto la sensazione sgradevole che non fossero in Parlamento ma in piazza, dove l’opposizione agiva esattamente come fanno i centri sociali quando scendono in piazza. Cartelloni, ingiurie e così via. Ora supponiamo

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che un cittadino si rivolga al presidente della Repubblica in questo modo: «Presidente di conigliera; vile, codardo bugiardo». Si configurerebbe il reato di vilipendio al capo dello Stato? Allora perché non dovrebbe essere anche reato di vilipendio al presidente del Consiglio?

Alessandro Santoro

Caro Alessandro,

anche io sono rimasto colpito da toni e termini adoperati dalla opposizione, toni e termini che non dicono nulla del governo ma dicono tanto di chi li utilizza, consegnandoci in particolare la fotografia desolante di una sinistra disperata, talmente disperata da ricorrere al turpiloquio in Aula, all’insulto verso le istituzioni all’interno delle istituzioni medesime, calpestando il principio del rispetto e pure quello del decoro. È naturale e pure legittimo che le discussioni si accendano, che il dibattito politico sia talvolta addirittura focoso, passionale, ma qui si tratta dell’abbandono di ogni freno inibitorio per giungere a trasformare la cosa pubblica in una sorta di mercato del pesce, e quelli che chiamavano «pescivendola» Meloni, con l’intento (fallito) di offenderla, si sono dimostrati non all’altezza del ruolo che ricoprono. Non che non sia lecito interrogare, protestare, inveire. Ciò che non è lecito è l’improperio.

Sì, la sinistra è disperata, è ormai alla canna del gas. E allora accade che essa, allo scopo di fare opposizione al governo, ovvero alla maggioranza, faccia opposizione allo Stato, ribellandosi al rimpatrio di un criminale libico che gli italiani, costituendo peraltro questo individuo un pericolo per la sicurezza nazionale, non volevano sul loro territorio, un soggetto insomma di cui nessuno sente la mancanza se non i progressisti, i quali da giorni e giorni non ciarlano che di questo argomento inconsistente. Cosa avremmo dovuto fare?

Mantenere sul nostro suolo un delinquente che avrebbe potuto costituire un pericolo per la sicurezza? Questo pretendeva la sinistra? Sarebbe stato meglio porre in pericolo la sicurezza del popolo italiano e ledere i nostri interessi nazionali pur di dare seguito al mandato di arresto della corte penale internazionale dell’Aia che non è mica organo senza macchia, perfetto, la cui attività è ineccepibile?

Trascuriamo che uno Stato gode di una sovranità e di un pieno diritto, nonché dispone di un pieno dovere di tutelare se stesso e la comunità che vive all’interno dei suoi confini, il suo popolo. E non esiste tribunale al mondo che possa sopprimere questi principi o quella che si chiama «ragion di Stato». A questa verità la sinistra dovrebbe rassegnarsi e questa libertà la sinistra medesima dovrebbe difendere, poiché è la nostra libertà. Invece i progressisti nostrani sono sempre lì, pronti a mettersi di traverso alla loro Nazione, pronti ad attaccarla, a farla indagare, inquisire, umiliare, il tutto soltanto per danneggiare il governo Meloni, non avendo altri contenuti o altre argomentazioni con i quali fare opposizione. Ecco perché sostengo che l’uso della violenza verbale, degli epiteti insultanti, dei toni chiassosi e coloriti, dell’aggressività semantica non sia che segnale e sintomo dell’agonia della sinistra. E l’agonia ha una peculiarità: è processo inarrestabile che conduce alla morte.

Gli italiani, del resto, si sentono traditi dagli eredi del comunismo che non hanno fatto altro in questi lustri che tutelare

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Stati stranieri e cittadini stranieri. Almasri, in quest’ottica, doveva restare in Italia, secondo il Pd e compagni, perché in Libia egli è una minaccia alla vita dei migranti che dalla Libia vogliono raggiungere l’Italia, mentre per la maggioranza ha prevalso l’opposto criterio: Almasri doveva essere rimpatriato perché egli era e sarebbe stato una minaccia alla nostra sicurezza e, aggiungo io, anche al nostro interesse, che prevale su quello degli altri, ma non perché siamo fascisti o prepotenti, semplicemente perché qualsiasi Stato dà preminenza alla sua sicurezza e ai suoi interessi, come è sacrosanto che sia, altrimenti cessa di essere uno Stato, fine.

I radical-chic, della patria e degli italiani si sono dimenticati. E questa è la ragione per la quale sempre più elettori preferiscono il centrodestra e ripongono nel centrodestra fiducia, quella fiducia con la quale essi hanno accettato e accolto la scelta dell’esecutivo di rispedire a casa sua Almasri.

Agli italiani sta bene. Solamente alla sinistra sta male.

E a me pare che gli unici conigli siano proprio i progressisti, che da sempre vivono inginocchiati ai piedi di organismi internazionali di cui ci vorrebbero inermi sudditi.



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