REGIONE IMPUGNA DECRETO SULLE ENERGIE RINNOVABILI

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Nella riunione di giunta di martedì scorso è accaduto un fatto inconsueto. Il governo della regione Siciliana ha deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale un decreto legislativo del governo nazionale.

Se non sapessimo che non c’entra nulla, potremmo persino pensare che si tratti della restituzione dell’impugnativa da parte del governo nazionale del decreto di rinvio della data del voto nelle ex province.

Invece la cosa è davvero rilevante e, per le sue dimensioni e le sue implicazioni politiche, non sembra proprio una semplice ripicca.

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Stiamo parlando del decreto legislativo n. 190 del 2024 del ministro Pichetto Fratin sulle energie rinnovabili.

Per l’esattezza della «Disciplina dei regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili, in attuazione dell’articolo 26, commi 4 e 5, lettera b) e d), della legge 5 agosto 2022, n. 118» c.d. Testo Unico Fonti rinnovabili (TUFR).

Un decreto legislativo che rappresenta un pilastro della politica ambientale del governo nazionale.

La Giunta regionale ha eccepito la violazione dell’articolo 117 della Costituzione in materia di legislazione concorrente e l’articolo 14 dello Statuto siciliano che prevede la competenza esclusiva della Regione sulle questioni relative all’industria, nonché alla pesca.

L’articolo 9 del citato Testo Unico delle Fonti Rinnovabili prevede la presentazione alle Regioni delle istanze per impianti per la produzione di energie rinnovabili fino a 300 Megawatt e al Ministero dell’Ambiente per impianti superiori a tale soglia.

Secondo la delibera della Giunta regionale, escludendo la Regione dagli impianti di produzione maggiori, si configurerebbe la violazione dell’articolo 117 della Costituzione che prevede la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell’energia come materie di legislazione concorrente tra lo Stato e le Regioni.

Vi sarebbe inoltre la violazione dell’articolo 14, lettera d) dello Statuto della Regione Siciliana che attribuisce competenza esclusiva alla Regione relativamente alle materie dell’industria e del commercio, e gli impianti elettrici sono universalmente considerati rientrare nella materia dell’industria.

Inoltre, sempre in materia di Statuto della Regione Siciliana, vi è da considerare l’incidenza degli impianti off shore con la materia della pesca (di competenza esclusiva della Regione Siciliana secondo la lettera L dello stesso articolo 14).

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Si fa inoltre presente che potrebbe configurarsi la violazione del “principio di leale collaborazione che si deve sostanziare nel reciproco coinvolgimento istituzionale e di necessario coordinamento dei livelli di governo e regionale”, principio previsto dagli articoli 5 e 120 della Costituzione.

La Giunta conclude in modo quasi conciliativo sostenendo che “un’integrazione delle competenze, anche attraverso un apporto consultivo regionale nel procedimento statale, consentirebbe un approccio più attento alle molteplici interferenze tra settori differenti e scongiurerebbe l’insorgere di contenziosi che, con tutta probabilità, potranno sorgere escludendo ogni competenza regionale in materia”.

Con queste motivazioni la giunta “autorizza il Presidente della Regione a promuovere innanzi alla Corte Costituzionale ricorso, in via principale, per questione di legittimità costituzionale del Decreto legislativo 24 novembre 2024, n. 190 con riferimento alle disposizioni in cui sono previste lesioni delle prerogative statutarie della Regione Siciliana e dei principi costituzionali, e, in particolare, all’articolo 9”.

In pochi hanno notato questa decisione del Governo regionale e quei pochi giornali che lo hanno rilevato ne hanno sottolineato la rilevanza sul piano della limitazione alle capacità decisionali regionali, pur molto importanti.

Nessuno ne ha però davvero evidenziato la peculiarità politica: un governo di centrodestra a direzione Forza Italia contesta un decreto legislativo del governo nazionale di centrodestra e specificatamente di un ministro di Forza Italia.

Uno scontro con coinvolgimento della Corte Costituzionale tra lo Stato e una Regione con lo stesso segno politico non è certo una cosa frequente ed è evidente che dietro le quinte vi saranno state discussioni probabilmente accese.

Quello che è certo è che da parte del Governo regionale, all’unanimità secondo le nostre informazioni, è stata presa la decisione di difendere le prerogative statutarie della Sicilia. E questo non può che farci piacere.

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