Inter cosa succede? Stanchezza, età media alta, mercato poco utile. E quella zona franca nel gioco di Inzaghi

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di
Paolo Tomaselli

Troppe scorie addosso ai nerazzurri: né i più giovani né i più anziani riescono a fare tre grandi partite in 7-8 giorni. E Calhanoglu e Mkhitaryan sono fuori forma

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«Ci servirà». Tra le righe della peggiore sconfitta della sua gestione, Simone Inzaghi volta pagina nella speranza — forse nella certezza — che la sua Inter possa ripartire in fretta dopo il rumoroso ko di Firenze. Farlo lunedì contro lo stesso avversario, che potrà disporre dei cinque nuovi acquisti invernali, è di certo un ulteriore stress per una squadra che si è ritrovata bruscamente con la pila scarica dopo le due partite di Champions vinte a gennaio, che le hanno consegnato il quarto posto nella maxi classifica europea.

Una novità assoluta nel calendario che l’Inter non ha metabolizzato, trovandosi con troppe scorie addosso: il 29 gennaio volava con il Monaco, mentre otto giorni dopo sembra avere le zavorre, con i suoi due piloti storici Calhanoglu e Mkhitaryan dinamici come un pendolare intruppato in tangenziale all’ora di punta. Se il motore non si accende, l’Inter fatica a partire. E anche le fasce, fonte di gioco primaria per Inzaghi, si sono spente all’improvviso.




















































La stanchezza mentale e fisica

La stanchezza, quella mentale ancor più di quella fisica, è una brutta bestia che anche le altre big di Champions ogni tanto faticano a domare: fino a giovedì l’Inter aveva perso solo 3 volte in stagione, come Psg e Liverpool; il Real ne ha perse addirittura 7, il Barça 6, il Bayern 5.
Ma Inzaghi, unico ad avere un avversario diretto che non partecipa alle Coppe, deve giocoforza guardare in casa sua, perché se il sogno è la Champions, il campionato resta l’obiettivo. E viaggiare sul doppio binario con la rosa più vecchia in circolazione (record stagionale contro la Stella Rossa: 31 anni di media) non è così semplice. All’Inter serve sangue freddo, per evitare che si insinui l’idea di una possibile stagione da zero titoli, ma anche sangue fresco. E il mercato estivo finora ha contribuito troppo poco con i due parametri zero Taremi e Zielinski e ancora meno con il secondo portiere Martinez e Palacios, finito al Monza. Da lunedì almeno torna Zalewski, già utile nel derby.

Poco aiuto dal mercato, la zona franca nel gioco di Inzaghi

Resta il fatto che dall’ottavo di Coppa Italia contro l’Udinese (20 dicembre) Inzaghi ha rallentato le rotazioni, anche a causa degli infortuni, soprattutto in difesa. Il ritorno di Calhanoglu dopo quasi un mese sembrava lo spartiacque per aggredire il mese chiave: il turco, le cui grandi prestazioni quest’anno si contano sulle dita di una mano, nelle prime due uscite con Milan e Fiorentina però è sembrato la controfigura del regista d’acciaio della seconda stella.

E adesso nel cuore del gioco nerazzurro c’è una zona franca in cui gli allenatori avversari sanno di poter far male, piazzando sempre un trequartista o una seconda punta arretrata a rallentare la costruzione nerazzurra. Se a questo si unisce una copertura aggressiva delle fasce (Palladino ha messo due esterni difensivi in avanti come Dodò e Parisi, decisivi) l’Inter a bassi ritmi si ritrova di fatto con il solo Bastoni come fonte di gioco alternativa.

Ma qui si torna alla casella di partenza: né i più giovani né i più anziani riescono a fare tre grandi partite in 7-8 giorni, non a caso Inzaghi nei giorni scorsi aveva dato segnali eloquenti di nervosismo a causa dell’agenda intasata. E il risultato è che Mkhitaryan è annebbiato, Dimarco febbricitante a Firenze va gestito, Dumfries deve rifiatare. E anche uno dei più freschi come Frattesi non ha mai la bussola per dare la direzione giusta al gioco di una squadra che a volte si dimostra troppo lenta nelle ripartenze avversarie. E anche nelle proprie.

L’attacco poi è un capitolo a sé e dà tutto il senso al romanzo di una stagione: Lautaro è rinato a gennaio, Thuram ha segnato un gol nelle ultime nove ma sta facendo una stagione migliore di quella già eccellente dello scorso anno. Però giocare su più fronti senza ricambi all’altezza — Taremi, Arnautovic e Correa lo sono stati molto raramente — non è possibile. E nel 2024 l’Inter ha pagato il conto uscendo agli ottavi di Champions. Quest’anno, anche per finanziare un mercato che dovrà portare 3-4 elementi di spicco, l’Europa conta molto di più: dentro la squadra e dietro alle scrivanie. E così smaltire le scorie in campionato è ancora meno facile.

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