“Accelerare su rinnovabili, GNL Usa non è soluzione a Trump”. Parla Tamburrano (M5S) – Economia e Finanza

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(Teleborsa) – L’Unione Europea deve accelerare sulle rinnovabili per diventare più competitiva, “ogni altra mossa è un regalo per l’industria dei combustibili fossili e per i Paesi da cui li importiamo”. Dario Tamburrano, Europarlamentare del M5S e membro del gruppo della Sinistra al Parlamento europeo, scrive l’agenzia Energia Oltre, boccia senza mezzi termini anche il piano europeo per evitare i dazi americani. Gli annunci di Trump sono una minaccia tangibile, ma “sicuramente la risposta non può essere acquistare più GNL americano perché ha costi insostenibili e, al tempo stesso, un impatto sul clima peggiore rispetto a quello del carbone”, sottolinea l’Europarlamentare. La revisione del Green Deal dovrebbe concentrarsi sul Regolamento ETS2, secondo Tamburrano, la tassa sui combustibili fossili nel riscaldamento e nei trasporti in vigore nel 2027, al fine di non pesare ulteriormente sulle tasche delle famiglie, già in difficoltà a causa del recente aumento del prezzo del gas. A questo proposito, l’Europarlamentare sollecita la Commissione Europea affinché “proponga un cambio del meccanismo di formazione dei prezzi per disaccoppiare il prezzo dell’elettricità da quello delle rinnovabili”. Guardando all’Italia, il nucleare non rappresenta una strada percorribile, secondo Tamburrano. “Per il momento è solo un annuncio spot ripetuto in maniera insistente da questo Governo per far credere ai cittadini che le rinnovabili non siano la soluzione e che ci rendano dipendenti dalla Cina”.

La minaccia dei dazi di Trump contro l’Ue è concreta secondo lei? Saranno sufficienti più acquisti di GNL per convincere il presidente Usa a non introdurre sanzioni anche sulle importazioni di prodotti dai Paesi europei?

Abbiamo visto anche nello scorso mandato che Trump, pur nella sua imprevedibilità, di solito non cambia idea. Quindi credo che l’Europa debba considerare i suoi annunci come una minaccia credibile e agire di conseguenza. Sicuramente la risposta non può essere di acquistare più GNL americano perché ha costi insostenibili e, al tempo stesso, un impatto sul clima peggiore rispetto a quello del carbone. Sostituire il gas russo con il gas liquido americano sarebbe un autogoal dell’Europa, il gas russo va sostituito con le rinnovabili, stoccaggio e maggiori finanziamenti alle reti. Servono dunque forti investimenti in questo settore e non nuove dipendenze energetiche.

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Quale impatto avrebbero eventuali dazi americani sull’industria europea? Come potrebbe rispondere l’UE?

I dazi senza dubbio avranno un impatto negativo sull’industria europea, ma credo che l’Europa debba vedere questi sviluppi come una prova del fatto che la nostra dipendenza commerciale dagli Usa è stata una scelta limitante, se non sbagliata, e che è quindi necessario cambiare strategia. Dovremmo rafforzare le nostre relazioni con i Paesi del Brics, Cina e India in testa, invece di iniziare con loro guerre commerciali, perché, oltre ad essere produttori affidabili di tecnologie green, potrebbero anche essere un enorme mercato di approdo per i nostri prodotti. C’è da dire anche che l’economia cinese è in un momento di difficoltà, perché è in over capacity di produzione a causa dei dazi USA, quindi c’è margine di manovra per sedersi ad un tavolo per discutere delle nostre relazioni commerciali.

Il Green Deal dovrebbe cambiare secondo lei? Se sì, come?

Bisogna sicuramente rivedere il regolamento ETS2. L’ETS2 in pratica è una tassa sui combustibili fossili usati nei settori del riscaldamento e dei trasporti che entrerà in vigore nel 2027. Quindi, per esempio, sul gas per il riscaldamento domestico e sulla benzina. L’obiettivo principale dell’ETS2 è ricavare risorse finanziarie che possano essere utilizzate per dare incentivi economici alle famiglie per l’acquisto di pompe di calore o di auto elettriche. Al tempo stesso, un aumento del prezzo dei carburanti fossili scoraggia il loro utilizzo e incentiva i cittadini a passare ad apparecchi di riscaldamento o veicoli più sostenibili. Per quanto condivida pienamente l’obiettivo di accelerare la transizione energetica, anche incentivando i cittadini ad adottare stili di vita più sostenibili, non ci si può dimenticare del fatto che le famiglie stanno soffrendo gli effetti di un rallentamento dell’economia e della crisi energetica. Oggi in Italia, ma anche nel resto d’Europa, i prezzi del gas sono già quasi il doppio rispetto ai livelli pre-crisi energetica, che è quando il regolamento ETS2 era stato proposto dalla Commissione e poi approvato. Evidentemente oggi siamo in un contesto socio-economico completamente diverso rispetto a quello in cui la discussione politica su quel regolamento ha avuto luogo e credo che sia necessario riaprire il regolamento per trovare una soluzione che non metta ancora più in difficoltà le famiglie.

Il caro energia è una delle zavorre principali dell’industria europea ed italiana, in crisi a causa dell’aumento del prezzo del gas. Quali misure sarebbero più efficaci per abbassare i prezzi?

C’è un problema nella formazione del prezzo dell’elettricità che va affrontato urgentemente. Al momento, il prezzo dell’elettricità che pagano i cittadini e le imprese è legato al prezzo del gas. Questo è vero anche se l’elettricità viene prodotta fisicamente da un parco eolico che si riesce a vedere dalla finestra di casa. Questo meccanismo comporta due aspetti negativi. In primo luogo, dal momento che oggi i prezzi del gas sono molto più alti rispetto a qualche anno fa, quando ancora importavamo gas dalla Russia, anche i prezzi dell’elettricità sono molto elevati e sono la causa principale del peggioramento del problema della povertà energetica. In secondo luogo, il meccanismo di formazione del prezzo non permette ai cittadini di comprendere i benefici delle rinnovabili, perché non vedono questi benefici in bolletta. I detrattori delle rinnovabili, soprattutto quelli che per interessi economici si oppongono alla loro diffusione, hanno quindi gioco facile nel creare paure immotivate. Per questi motivi, è importante che la Commissione Europea proponga un cambio del meccanismo di formazione dei prezzi per disaccoppiare il prezzo dell’elettricità da quello delle rinnovabili. Vedo che in questo Parlamento c’è una volontà di andare in questa direzione e sarebbe auspicabile che la Commissione agisca di conseguenza.

Parliamo di nucleare. L’ipotesi di scenario delineato nell’ultimo aggiornamento del PNIEC italiano al 2050 prevede una copertura dall’11 al 22% della richiesta energetica nazionale. Le sembrano stime realistiche? Il contributo del nucleare sarà tangibile?

Per il momento è solo un annuncio spot ripetuto in maniera insistente da questo Governo per far credere ai cittadini che le rinnovabili non siano la soluzione e che ci rendano dipendenti dalla Cina. Tutti i progetti recenti di nuove centrali nucleari hanno avuto tempi di realizzazione lunghissimi e costi molto più alti delle previsioni. Conseguenza: bollette elettriche esorbitanti. In Francia, il reattore di Flamanville ha cominciato a produrre energia elettrica dopo 17 anni di cantiere e 13,3 miliardi di spesa. Era previsto che bastassero cinque anni e 3,3 miliardi. Inoltre, viene ignorato un tema molto importante, ossia che, se dovessimo tornare al nucleare, saremmo dipendenti da Paesi terzi per le importazioni di uranio arricchito. I reattori SMR sui quali punta il Governo hanno bisogno di combustibile con una percentuale di uranio arricchito ancora più alta rispetto ai reattori tradizionali. Le uniche tecnologie che ci consentono sovranità energetica, per di più a costi sostenibili e soprattutto stabili, sono il solare e l’eolico. È vero che bisogna importare, pannelli, sistemi di stoccaggio (ma auspico lo sviluppo di una produzione europea) ma, una volta installati, possiamo produrre e stoccare elettricità per decenni: il vento e il sole non ci mancano.
Bisogna accelerare l’installazione delle rinnovabili. Ogni altra mossa è un regalo per l’industria dei combustibili fossili e per i Paesi da cui li importiamo, rinnovando la nostra dipendenza geopolitica ad ogni pieno di serbatoio e danneggiando il presente e il futuro a causa dei cambi climatici.

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