L’inchiesta Codice Interno e la successiva ispezione disposta dal ministero dell’Interno hanno portato alla luce rapporti sospetti tra criminalità organizzata e alcune strutture pubbliche baresi. Secondo quanto riportato da La Gazzetta del Mezzogiorno, il prefetto Francesco Russo si appresta ad adottare misure di controllo rafforzato su alcune partecipate del Comune e sulla Polizia municipale, per limitare il rischio di infiltrazioni mafiose.
La situazione più delicata riguarda l’Amiu, l’azienda che gestisce il servizio di raccolta rifiuti a Bari e in cui ha una partecipazione di minoranza anche il Comune di Foggia. L’azienda finirà sotto un regime di “prevenzione collaborativa”, previsto dall’articolo 94 bis del Codice antimafia. Ciò significa che per almeno un anno sarà sottoposta a tutoraggio: una terna di esperti nominata dalla Prefettura dovrà monitorare e risanare l’azienda, con verifiche stringenti su incarichi, operazioni finanziarie e atti di gestione.
L’ombra dell’“inchino” e il caso Diomede
Alla base del provvedimento ci sarebbe un episodio risalente al 2011, quando – secondo il verbale di un collaboratore di giustizia – alcuni dipendenti dell’Amiu portarono all’interno dell’azienda la bara di Cesare Diomede, figlio di Biagio Diomede, storico boss protagonista delle faide criminali tra il quartiere San Paolo e Bari Vecchia. Durante il funerale, i presenti avrebbero pronunciato la frase: “Questa è l’azienda nostra”, in un chiaro segnale di controllo del clan sulla partecipata comunale.
Un evento di quasi quindici anni fa, ma che per il Viminale rappresenta un indice di “agevolazione occasionale” della criminalità organizzata. La segnalazione dell’episodio risale all’epoca dell’amministrazione Michele Emiliano, ma è tornata d’attualità grazie agli approfondimenti dell’ispezione antimafia.
Se al termine del tutoraggio non emergeranno miglioramenti significativi, l’azienda potrebbe essere destinataria di un’interdittiva antimafia, con conseguenze potenzialmente devastanti per la sua operatività.
Polizia municipale, revoca del porto d’armi per 10 vigili
Un altro fronte delicato riguarda la Polizia municipale di Bari. Come riferisce La Gazzetta del Mezzogiorno, l’ispezione ministeriale ha portato il prefetto Russo a proporre la sospensione dal servizio per tre mesi di una vigilessa già a processo per omissione di atti d’ufficio. Sulla base delle informative della polizia giudiziaria, la donna sarebbe risultata vicina ad ambienti della criminalità organizzata.
Inoltre, dieci agenti – per la maggior parte residenti nel quartiere Japigia – perderanno il titolo di pubblica sicurezza e dovranno restituire l’arma di ordinanza. Secondo l’inchiesta, le parentele con pregiudicati e soggetti controindicati non avrebbero dovuto consentire il rilascio del porto d’armi.
Multiservizi, controlli su assunzioni e contratti
Discorso diverso per la Multiservizi, altra partecipata del Comune, il cui presidente Francesco Biga è stato incaricato di bonificare l’azienda dopo le gestioni precedenti. Qui, secondo la Prefettura, si sono registrati licenziamenti di dipendenti ritenuti controindicati. Per questa ragione, la misura di controllo sarà meno invasiva: il Gruppo interforze antimafia (Gia) monitorerà per un anno assunzioni, appalti e forniture, con incontri trimestrali tra i vertici dell’azienda e la Prefettura.
Comune sotto osservazione: stretta sulle assunzioni nei servizi pubblici
Secondo La Gazzetta del Mezzogiorno, le misure non riguarderanno solo le partecipate, ma lo stesso Comune di Bari, che sarà sottoposto a un’azione di controllo più rigorosa. Il Viminale ha dato mandato alla Prefettura di monitorare gli uffici di servizi sociali, turismo, commercio e tributi, settori ritenuti particolarmente esposti a pressioni esterne.
Uno dei punti critici individuati dall’ispezione è l’uso eccessivo di contratti interinali, che – secondo la relazione prefettizia – avrebbe permesso assunzioni indiscriminate, in alcuni casi di persone legate alla criminalità organizzata. Il problema, tuttavia, non sarebbe recente: alcune di queste pratiche risalirebbero agli anni dell’ultimo sindaco di centrodestra.
Inoltre, il prefetto potrà richiedere modifiche ai regolamenti interni del Comune, in particolare per quanto riguarda le procedure di selezione del personale e i controlli interni.
Antimafia e politica: Piantedosi riferirà in Commissione
L’inchiesta antimafia e le misure adottate dalla Prefettura sono destinate a innescare un dibattito politico acceso. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sarà chiamato a riferire in Commissione Antimafia, come richiesto dal deputato pugliese Mauro D’Attis (Forza Italia).
Le conclusioni dell’ispezione hanno escluso elementi sufficienti per lo scioglimento del Comune, poiché non sono emerse alterazioni nell’attività amministrativa né irregolarità nel voto delle elezioni del 2019. Tuttavia, la stretta sulle partecipate e sulla Polizia municipale dimostra come Bari resti sotto osservazione, con l’obiettivo di bonificare il sistema dagli effetti di una pericolosa contiguità con ambienti criminali.
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