Si sposta da Palazzo d’Accursio alle aule di tribunale la querelle scoppiata tra il sindaco Matteo Lepore e il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, e altri esponenti meloniani. Al centro, la manifestazione manifestazione della Gioventù nazionale, Fdi e altri militanti per ricordare le vittime delle foibe e gli esuli istriani e giuliano dalmati, andata in scena ieri sera in piazza Maggiore e terminata all’interno del palazzo comunale.
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Lepore: “Sono cose che fanno i ragazzini, non gli uomini delle istituzioni”
Il sindaco Matteo Lepore insiste: “Il palazzo era chiuso, perché dopo le 19 il palazzo comunale è sempre chiuso. Hanno deposto una corona fuori e hanno provato insistentemente a entrare da tutti i lati e poi, come nella scena del film “I soliti ignoti’, hanno trovato uno stratagemma per farsi aprire, intrufolarsi a palazzo e fare entrare alcuni militanti. Sono entrati in cortile, hanno fatto quello che volevano e poi se ne sono andati lasciando la corona all’interna del palazzo”. Una sequenza ripresa dalle telecamere di sorveglianza. “Sporgerò denuncia – sottolinea il sindaco – perché entrare a Palazzo d’Accursio, che come sappiamo è un presidio delle istituzioni e merita rispetto, non è affatto bello che a fare queste cose siano rappresentanti del parlamento italiano, consiglieri regionali e comunali”. “Sono cose – aggiunge il sindaco – che di solito fanno i ragazzini che frequentano il centro storico, mi sarei aspettato un comportamento diverso. Chi vuole fare manifestazioni a Palazzo d’Accursio deve chiedere l’autorizzazione al sindaco. Questa cosa non è mai stata fatta, non è stato concordato niente con la Questura”. E infine: “Qualcuno ha detto che mi querelerà per diffamazione, ma io credo di dover difendere il nostro palazzo comunale e la dignità delle nostre istituzioni”. Anche i Giovani democratici di Bologna e dell’Emilia-Romagna ritengono “inaccettabile e ingiustificabile che Gioventù nazionale abbia scelto di introdursi con uno stratagemma opaco all’interno della sede istituzionale della nostra città”.
Foibe: piazza Maggiore calda tra Gioventù Nazionale, collettivi e polizia dispiegata
Bignami: “Da Lepore reiterate falsità, tutto in mano ai miei legali”
Per il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, il bolognese Galeazzo Bignami, quelle di Lepore sono “reiterate falsità”, e precisa di aver affidato ai suoi legali “mandato al fine di tutelarmi anche in sede civile visto che Lepore continua a sostenere che avrei contribuito a un presunto ingresso abusivo in una sede comunale. L’oggettiva falsità di tali affermazioni è comprovata da testimoni, compresi due agenti di polizia che mi hanno preceduto nel percorso sino al mio mezzo privato e che ho salutato mentre mi allontanavo. Tale circostanza verrà confermata anche dai video che lo stesso Lepore sostiene di aver dato indicazione di acquisire”.
Stefano Cavedagna, europarlamentare di FdI e portavoce di Gioventù nazionale, respinge al mittente l’accusa del sindaco di aver messo in piedi un’iniziativa abusiva, e assicura che la Questura era informata dell’evento, allegando la copia della mail “in cui si dà conto della deposizione, come accade da 20 anni a questa parte, di una corona dentro il cortile comunale che, come ci si augura si condivida, non è un domicilio privato ma un luogo pubblico. Fatti ed elementi oggettivi che smentiscono le parole di Lepore da cui ci aspettiamo scuse ufficiali”. Attacca il ministro Matteo Salvini: “Fate schifo”, tuona all’indirizzo degli attivisti dei collettivi che domenica sera hanno organizzato una contromanifestazione in piazza Maggiore.
La versione di Foresti e Zuntini: Volevamo solo mettere al sicuro la corona
“Con Manuela Zuntini abbiamo suonato, siamo entrate, abbiamo appoggiato la corona e siamo uscite, tutto qua”. Lo ha spiegato la consigliera di FdI, Elena Foresti, che ieri sera ha suonato alla porta di Palazzo d’Accursio di via 4 Novembre, dedicata al personale e ai consiglieri, e ha chiesto di entrare in Comune, che a quell’ora era già chiuso. “Ci hanno accompagnato quattro persone adulte, perché avevano paura che ci picchiasse qualcuno. In piazza c’era veramente un butto clima. Eravamo un po’ circondati e c’erano persone che erano state fatte allontanare. Noi avevamo timore di arrivare con la corona fin dietro al palazzo. Non c’era nessun ragazzo, eravamo noi”, ha chiarito la consigliera comunale.
“La corona serviva per fare il corteo – ha spiegato Foresti – al termine del quale abbiamo deciso di portarla dentro al cortile di Palazzo d’Accursio al sicuro, la ratio era solo quella”. Quelle del sindaco sono solo “falsità e menzogne” precisa Zuntini nel corso del consiglio comunale, ribadendo di non essere stata lei a suonare per farsi aprire le porte di Palazzo d’Accursio.
Il questore: “Non aumentare della tensione, servono toni bassi”
Il questore Antonio Sbordone prova a richiamare alla calma. “Quello che è successo ha contorni ancora da chiarire, sicuramente al di là dell’ingresso nel Comune abbiamo dovuto gestire ancora una volta una contrapposizione in piazza e questa è una cosa che vorremmo evitare – dice – . Dal mio punto di vista quello che ci preoccupa è la possibilità di un aumento della tensione: non ne abbiamo bisogno, dobbiamo invece lavorare tutti per tenere i toni bassi”.
La manifestazione era autorizzata
La Questura di Bologna ha precisato che n data 31 gennaio, era “stato recepito il preavviso di manifestazione presentato dall’onorevole Stefano Cavedagna, portavoce nazionale di ‘Gioventu’ Nazionale’, preannunciante un corteo con fiaccolata in ricordo dei martiri
delle foibe. Tale fiaccolata con partenza da via D’Azeglio angolo via de’ Carbonesi, si sarebbe conclusa all’interno della
corte comunale con la deposizione di una corona di fiori. La manifestazione, secondo quanto preannunciato, sarebbe partita
alle ore 18.30 per concludersi alle successive 19.30. In data 5 febbraio – continua la Questura – e’ stato recepito il preavviso
di manifestazione presentato dal signor Luca Cesari, rappresentante del noto sodalizio ‘Cambiare Rotta’, preannunciante un ‘corteo-manifestazione antifascista’ che, partendo alle ore 18 da piazza Verdi, si sarebbe concluso in piazza del Nettuno. Stante la concomitanza temporale delle due iniziative, ispirate da posizioni politiche e ideologiche contrapposte, al fine di garantire l’ordine pubblico e il
pacifico svolgimento di entrambe le manifestazioni, si notificavano al predetto promotore Luca Cesari le prescrizioni del Questore che specificavano che l’iniziativa di ‘Cambiare Rotta’ si sarebbe dovuta concludere su piazza del Nettuno lato via Rizzoli. Quanto sopra e’ stato recepito in un’ordinanza di servizio del Questore ex art. 37 dpr 782/1985 che e’ stata inviata, tra gli altri, a tutti gli uffici delle forze di
polizia interessati e anche al Comando della Polizia locale di Bologna”.
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