Torino, prezzi del cacao alle stelle, ora il gianduiotto è un lusso: «Aumenti incredibili, listino su anche del 15%»

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di
Teresa Cioffi

Arriva il via libera all’Igp per l’icona dolciaria torinese, ma la filiera è in tensione per i costi della materia prima: +180% in un anno

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È un momento di svolta per la filiera del gianduiotto, che si prepara all’ultimissima fase del riconoscimento ufficiale dell’Igp. «Una vittoria, dopo anni di battaglie. Non un vantaggio per pochi ma un’opportunità di crescita per tutto il comparto del cioccolato» dice il presidente del Comitato del Gianduiotto Igp, Guido Castagna. Ricorda bene l’inizio della diatriba con Caffarel-Lindt, colosso dolciario contro il quale le aziende piemontesi si sono battute a partire dal 2017: gli svizzeri avevano un modo tutto loro di produrre il gianduiotto, diversamente da quanto previsto dalla ricetta tradizionale.

L’Igp

Da qui la necessità di tutelare l’indicazione geografica protetta, che negli anni è stata contestata, discussa e infine approvata. Prima è arrivato il benestare della Regione Piemonte, poi quello del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. «E martedì 11 marzo, a Torino, avrà luogo la riunione di pubblico accertamento» racconta Castagna, spiegando che si tratta della fine di una vicenda che lo ha coinvolto in prima persona. Mastro cioccolatiere, nel laboratorio di Giaveno produce giuinott, tavolette, praline, tartufi facendo riferimento solo al cacao di alta qualità, come quello venezuelano Chuao. Con una battuta dice: «Il 50% della ricetta lo fa l’ingrediente. L’altro 50% sta nel non rovinarlo». Spiega che l’Igp arriva in un momento complesso per la filiera: «Il costo della materia prima è salito in maniera vertiginosa. Il prezzo dei cacao fini negli scorsi anni si aggirava intorno agli 8-18 euro al chilo, ora andiamo dai 14 ai 28. In un momento di questo tipo, il riconoscimento si presenta come una boccata d’aria per i produttori. Con l’Igp non prevediamo aumenti sul prezzo finale, ma ci aspettiamo una maggiore promozione e quindi più vendite».




















































Prezzi in salita

Parlando dei prezzi, la tendenza attuale vede comunque le aziende alzare sempre di più le cifre. Colpa di un cambiamento climatico che incide sulla disponibilità della materia prima, in America Latina come in Africa. E poi ci sono le crisi geopolitiche e logistiche, c’è la speculazione. Così, negli ultimi cinque anni, il prezzo del cacao è aumentato del 270%. Lo afferma Guido Gobino, che ha registrato un anno record nel 2023 con 12 milioni di fatturato, 10 milioni nel 2024. «Il 2025 sarà complesso —spiega —. Compriamo per consegne, nel 2024 abbiamo goduto ancora degli acquisti del 2023. Ora, invece, ci confrontiamo con un incremento dei prezzi deciso, +180% in un anno».

Gobino

 Inevitabilmente è arrivato l’aumento sul listino, anche del 15%, mentre prima si raggiungeva al massimo il 5%. Gobino compra dal Centro America, Venezuela, Ecuador, Colombia. «Stiamo allargando lo sguardo al Perù, che sta facendo grossi passi avanti sul cacao. Si cercano altri interlocutori per avere più prodotto. Le aziende solide, con le spalle larghe, riescono a reagire. Noi, in un momento di crisi, puntiamo a investire su ottimizzazione, digitalizzazione, intelligenza artificiale, sostenibilità ambientale. Ma le realtà che non riescono a fare questo passaggio rischiano di non riuscire a rialzarsi». 

La Perla di Torino

Se da una parte lo scenario è quello descritto da Guido Gobino, dall’altra parte quello che salva le aziende è l’export. Come registrato dal report di Intesa San Paolo sul 2024, il comparto si è dimostrato tra i più dinamici del Piemonte con un +18,6% di esportazioni tra settembre e gennaio, per un valore di 234 milioni di euro. La Perla di Torino, guidata da Valentina Arzilli, fa parte di quelle imprese per cui l’entrata maggiore è definita proprio dall’export. Rappresenta il 52% del fatturato, in dialogo con una trentina di Paesi al mondo: «Abbiamo chiuso il 2024 con una crescita importante sui ricavi, siamo all’ordine del 18% — spiega Arzilli —. Ma l’aumento dei costi, soprattutto negli ultimi sei mesi dell’anno, si aggira intorno al 25-30%». Ciò che spaventa realtà come La Perla di Torino non sono tanto i rischi che arrivano da oltreoceano, rappresentati ad esempio dai dazi di Trump. Si guarda con preoccupazione anche in casa propria, in Piemonte, dove i rincari hanno coinvolto la Nocciola Piemonte Igp. «Abbiamo registrato un 50% di raccolto in meno rispetto all’anno precedente con un boom sul prezzo che raggiunge anche l’80% — dice la managing director —. La situazione diventa difficile. Vogliamo che il nostro prodotto sia accessibile ma inevitabilmente abbiamo dovuto ritoccare il listino».

L’eccellenza vince sempre

Gianduiotti come gioielli, in un contesto dove le piccole e medie imprese del cioccolato non possono fare altro che puntare sulla qualità. Sul prodotto premium, dunque, si continua a scommettere. «Il cioccolato di eccellenza vince sempre, poi ovviamente bisogna fare il possibile per mantenere un equilibrio tra qualità e prezzo – conclude Valentina Arzilli -. Certo, se si verificasse un rientro degli aumenti sarebbe la soluzione migliore». 


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10 febbraio 2025 ( modifica il 10 febbraio 2025 | 12:12)

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