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“Negli ultimi anni, l’Esg, sigla che sta per Environmental social and governance, è diventato un framework (come nel mondo dell’informativa viene comunemente definita la piattaforma che “collegamento”tra un sistema operativo e il software che lo usa), essenziale per valutare l’impatto etico e sostenibile delle imprese. Un “pilone portante” per la crescita della cultura imprenditoriale, e dunque dell’impresa, sostenuto a sua volta dai pilastri che lo compongono fra cui uno, rappresentato dalla componente sociale, sta assumendo un ruolo sempre più centrale, soprattutto in un’epoca in cui le aspettative dei dipendenti, dei consumatori e della società nel suo complesso sono in rapida evoluzione”. Ad accendere i riflettori sull’importanza della componente sociale nella “costruzione” delle imprese del futuro, a partire da quelle dell’autotrasporto e della logistica, è stato Nicola Donti, filosofo, docente universitario e consulente in comunicazione nelle relazioni interpersonali in diverse aziende sia pubbliche sia private, invitato dai responsabili della Fai (Federazione autotrasportatori italiani) di Bergamo a partecipare a un incontro voluto proprio per guidare gli associati alla scoperta di temi fondamentali per far crescere la cultura imprenditoriale, ma ancora troppo spesso non percepiti come tali e, a volte, addirittura semisconosciuti . Un incontro (andato in scena il 5 febbraio nelle aule corsi dell’associazione di categoria) proprio per questo ancora più importante come sottolineato, a fine serata, dai numerosi associati intervenuti attentissimi a seguire il “percorso” tracciato dal filosofo-comunicatore per scoprire perché, come ha ribadito in più occasioni, “la componente sociale rappresenta un pilastro fondamentale della sostenibilità aziendale”. Partendo dal significato, dal funzionamento che, ha esordito Nicola Donti. “avviene concentrandosi su come un’azienda gestisce le relazioni con le persone, sia all’interno sia all’esterno dell’organizzazione. Includendo innanzitutto i dipendenti, con la gestione delle risorse umane che deve rappresentare un aspetto cruciale e con temi come la diversità e l’inclusione, la parità di genere, la formazione e lo sviluppo professionale, la salute e la sicurezza sul lavoro, e il benessere dei dipendenti che devono essere al centro di una strategia sociale efficace; includendo le comunità locali considerato che le aziende hanno un impatto significativo sulle comunità in cui operano con le stesse aziende protagoniste non solo della creazione di posti di lavoro, ma anche del sostegno a iniziative locali, e, importantissimo, alla riduzione di eventuali impatti negativi derivanti dalle proprie attività. E ancora”, ha proseguito Nicola Donti, “includendo la catena di fornitura, perché la responsabilità sociale si estende anche ai fornitori e le aziende devono garantire che i loro partner commerciali rispettino standard etici, come il divieto di lavoro minorile e il rispetto dei diritti dei lavoratori); clienti e consumatori, perché la componente sociale include anche la tutela dei diritti dei consumatori, la privacy dei dati, e la sicurezza dei prodotti”. Una “fotografia” chiarissima, e per questo particolarmente apprezzata, di cosa s’intende per componente sociale seguita da un “ingrandimento” sulla sull’importanza del suo ruolo all’interno di ogni azienda e di ogni comunità. “Perché è così importante?”, ha proseguito il relatore, già protagonista in passato di due incontri con i giovani imprenditori della Fai Bergamasca, ponendosi una nuova domanda. Risposta: per la fidelizzazione dei dipendenti, perché un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso aumenta la soddisfazione e la fedeltà dei dipendenti, riducendo il turnover e attirando talenti di alto livello; per la reputazione aziendale, considerato che le aziende che dimostrano un impegno concreto verso il benessere sociale godono di una reputazione migliore, che può tradursi in un vantaggio competitivo; per la riduzione dei rischi, perché una gestione sociale responsabile può aiutare a prevenire controversie legali, scioperi, e altre problematiche che possono danneggiare l’immagine e la stabilità finanziaria dell’azienda”. Il tutto senza dimenticare “l’impatto positivo sulla società, con le aziende dotate del potere, oltre che dell’opportunità, di contribuire al benessere sociale, promuovendo l’uguaglianza, la giustizia, e lo sviluppo sostenibile” come ha concluso Nicola Donti facendo alcuni esempi buone pratiche sociali, con protagoniste aziende che “stanno già dimostrando come la componente sociale possa essere integrata con successo nella propria strategia, implementando programmi per aumentare la diversità nei team e garantire che tutti i dipendenti si sentano inclusi e valorizzati; investendo nella formazione continua dei dipendenti che non solo migliora le competenze del personale, ma contribuisce anche alla loro crescita professionale e personale; collaborando con organizzazioni non profit e governi locali per sostenere progetti di sviluppo comunitario, come la costruzione di scuole o la fornitura di servizi sanitari”. Fine del “viaggio alla scoperta della componente sociale nelle imprese”? Niente affatto. Perché, ha aggiunto il relatore prima di congedarsi, “nonostante i numerosi benefici, l’implementazione di una strategia sociale efficace non è priva di sfide con due ostacoli in particolare da superare: primo, la complessità della catena di fornitura, con la necessità di garantire che tutti i fornitori rispettino standard etici e con la consapevolezza che tradurlo dalla teoria alla pratica può essere complesso e richiede un monitoraggio costante; secondo, la misurazione dell’Impatto con la valutazione dell’impatto sociale delle proprie iniziative che può essere difficile, poiché spesso i risultati non sono immediatamente quantificabili”. Ostacoli da tener bene presente ma con la consapevolezza di poter trovare comunque la strada per superarli grazie a un’altra consapevolezza: “quella globale su temi come la disuguaglianza sociale, i diritti dei lavoratori, e l’inclusione, la cognizione che la componente sociale dell’Esg è destinata a diventare sempre più rilevante. Le aziende che sapranno integrare questi principi nella propria strategia non solo contribuiranno a un futuro più equo, ma saranno anche meglio posizionate per prosperare in un mercato sempre più attento ai valori etici. In conclusione, la componente sociale dell’Esg rappresenta un pilastro fondamentale per la sostenibilità aziendale. Non è più solo una questione di profitto, ma di come quel profitto viene generato e del valore che viene creato per la società. Le aziende che abbracciano la componente sociale non sono solo leader nel presente, ma pionieri di un futuro più giusto e inclusivo”.
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