Di Dario Lucisano (Quotidianoweb.it) Roma, 10 febbraio 2025 – “L’Europa ha molti punti di forza economici, ma deve agire ora per riconquistare la propria competitività e garantirne la prosperità”. Sono queste le parole con cui inizia il nuovo documento di 27 pagine sulla competitività europea.
La “Bussola per la Competitività” è stata presentata da von der Leyen affiancata dal vicepresidente esecutivo per la Strategia industriale, Stephane Séjourné il 29 gennaio. Lo scopo è quello di ritrovare la rotta, nell’ottica della rincorsa al primato alla guida dell’economia globale. Visti i competitori mondiali l’UE naviga certo controcorrente, ma con la stella polare dell’Agenda Draghi in vista, è pronta ad affrontare la marea. O almeno queste sono è ciò che traspare del rapporto.
Il documento segue proprio la pubblicazione del rapporto dell’ex banchiere e punta a definire una strada da percorrere per seguire i suoi consigli.
Il rapporto Draghi ruotava attorno a tre punti saldi: investimenti nel settore dell’IA e nella ricerca, energia rinnovabile, e sicurezza. Per raggiungerli occorre semplificare l’apparato burocratico, favorire gli accordi industriali, gettare le basi per un’economia circolare e sostenibile, e aumentare la produzione in diversi settori. Tuttavia, serve anche – e soprattutto – investire nella ricerca e nella formazione dei lavoratori, e sbloccare i finanziamenti verso tutti quei settori strategici come l’energia.
Gli obiettivi sono certamente nobili, ma raggiungerli non è una passeggiata. La stessa UE ne è consapevole: “Per oltre due decenni, l’Europa non ha tenuto il passo con le altre grandi potenze economie a causa del persistente divario nella crescita della produttività. L’UE è rimasta indietro agli Stati Uniti nelle tecnologie avanzate, mentre la Cina ha recuperato terreno in molti settori”.
I Paesi del Vecchio Continente – e conseguentemente l’Unione – non possono più fare affidamento su molti dei fattori che hanno sostenuto la loro passata crescita. Il mondo di oggi è caratterizzato da un mercato più chiuso, prezzi in aumento, e precaria stabilità geopolitica. A tutti questi elementi, almeno in Europa si aggiunge una forte dipendenza dagli alleati esteri da sostanzialmente tutti i punti di vista. L’Europa non è sovrana né politicamente, né sul versante alimentare né su quello energetico.
Insomma, gli obiettivi sono chiari, cosa cambiare anche, i problemi presenti pure; resta da capire come attuare questa rivoluzione.
Sul fronte innovazione e Ricerca e Sviluppo (R&D) l’UE ha lanciato una nuova strategia, denominata Start-up and Scale-up. Essa include l’European Innovation Act per rilanciare il mercato unico europeo. La Commissione intende farlo proponendo un 28° regime giuridico, semplificando le norme applicabili e riducendo i costi fallimento, compresi tutti gli aspetti rilevanti del diritto societario, fallimentare, del lavoro e tributario. Ancora, l’UE punta a chiedere maggiori investimenti ai privati e creare un’area comunitaria per rafforzare gli investimenti R&D portandoli all’obiettivo 3% del PIL. Fondamentali i vari interventi in materia di IA, servizi cloud e cybersecurity e digitalizzazione del settore pubblico. Incluse anche biotecnologie, spazio, quantum strategy, e numerose altre iniziative.
Riguardo agli obiettivi energetici, l’UE vuole accelerare il Clean Industrial Deal, con cui intende attirare gli investimenti per diventare leader nel settore del rinnovabile. Per attuare la transizione, la Commissione vuole introdurre misure per garantire un accesso più ampio all’energia a basso costo sfruttando i futuri vantaggi derivanti dalla riduzione dei costi energetici. Di vitale importanza a tal proposito anche il settore automotive, quello dei trasporti, delle infrastrutture, dei porti e degli aereoroporti, e quello dell’agricoltura, su cui l’UE si intende muovere alla stessa maniera: rafforzare il mercato anche con nuovi accordi, diminuire la burocrazia e incentivare gli investimenti privati.
Per quanto concerne il terzo dei punti, quello della cosiddetta “difesa”, in collegamento al precedente punto, la Commissione propone di ritradurre le varie aziende sensibili alla transizione (acciaierie, chimico, metallurgico, etc…) in industrie dedicate proprio alla difesa. Per aumentare la sicurezza europea, l’UE ha in mente di seguire due principali binari: da una parte rafforzare il commercio con l’estero e diversificare i propri alleati, e dall’altra accelerare la produzione interna e la creazione di una difesa comune.
Insomma, se nelle premesse il contenuto del documento era almeno in via generale condivisibile, quando inizia a scendere al nocciolo della questione, lo è meno. Questo perché al nocciolo non scende mai davvero, e quando lo fa, lo fa male. La verità è che la “Bussola” è fatta interamente di promesse e parole fumose gettate al vento. Nel corso del documento, vengono ripetute a pappagallo tutte le iniziative già presentate svariate volte, quelle annunciate, e quelle abbozzate, mettendole in un unico quadro. Questo è riassumibile nelle solite parole chiave: tutele alle grandi imprese, finanziamenti privati, approccio securitario, creazione di grandi bolle speculative e di mercati globali che mancano di difendere i piccoli, ritraduzione delle industrie in chiave bellica.
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