La recensione di Apple Cider Vinegar su Netflix

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Fra realtà e finzione, in una storia davvero piena di spunti di riflessione

La miniserie di Netflix: Apple Cider Vinegar racconta in 6 episodi la vera storia di Belle Gibson, un’influencer che ha ingannato il mondo sostenendo di aver curato un cancro terminale attraverso diete e rimedi naturali. Basata sul libro The Woman Who Fooled the World, la serie esplora il potere della disinformazione, il fascino delle cure alternative e l’impatto dei social media sulla percezione pubblica. Il caso di Belle Gibson ha sollevato un acceso dibattito sull’etica dell’informazione e sul ruolo delle piattaforme digitali nella diffusione di menzogne dannose.

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Il podcast di Apple Cider Vinegar

 

La trama di Apple Cider Vinegar

Diretta da Jeffrey Walker e scritta da Samantha Strauss, Apple Cider Vinegar segue l’ascesa e la caduta di Belle Gibson (Kaitlyn Dever, Unbelievable). Belle, una giovane australiana ambiziosa e carismatica, costruisce un impero basato sulla menzogna: afferma di aver sconfitto un tumore al cervello senza ricorrere alla medicina tradizionale, affidandosi esclusivamente a uno stile di vita sano e a cure alternative.

La sua storia commuove milioni di persone, permettendole di lanciare un’app di enorme successo – chiamata The Whole Pantry – e di pubblicare un libro con lo stesso titolo. L’inganno si intensifica quando promette di devolvere parte dei suoi guadagni in beneficenza, senza mai mantenere la parola. Tuttavia, con il passare del tempo, emergono dubbi e sospetti: la sua storia non regge, le donazioni non arrivano e i giornalisti iniziano a indagare. Alla fine, la verità viene a galla: Belle Gibson non ha mai avuto il cancro. Il suo impero crolla sotto il peso delle sue stesse bugie, portandola a conseguenze legali e all’ostracismo sociale.

Protagonista e antagonista: due inganni con intenzioni diverse

Apple Cider Vinegar: la recensione della miniserie Netflix

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Accanto a Belle, la serie introduce il personaggio di Milla Blake (Alycia Debnam-Carey, Fear The Walking Dead), ispirato a una figura reale: quella della giovane australiana Jessica Ainscough, un’altra figura controversa del mondo del wellness. Milla, a differenza di Belle, è una malata vera, convinta che le cure alternative possano salvarla. Il suo percorso, carico di speranza e disperazione, la porterà a un tragico epilogo. Il contrasto tra le due protagoniste è il cuore della narrazione: da un lato, una truffatrice senza scrupoli; dall’altro, una giovane donna che si aggrappa a false speranze nel tentativo disperato di sopravvivere.

Apple Cider Vinegar è un’opera intensa e provocatoria che esplora il fenomeno della disinformazione nell’era digitale. La regia di Jeffrey Walker è efficace nel ricreare l’estetica dei social media, evidenziando come le immagini filtrate e patinate possano distorcere la realtà. Lo stile della narrazione richiama quello di una diretta social, con Belle che spesso guarda in camera, coinvolgendo direttamente il pubblico nella sua manipolazione.

Un grande cast

Apple Cider Vinegar: la recensione della miniserie Netflix

Kaitlyn Dever offre un’interpretazione magistrale, rendendo Belle un personaggio affascinante e al tempo stesso inquietante. La sua capacità di adattarsi alle situazioni, di inventare nuove menzogne per superare ogni ostacolo, la rende un’antagonista memorabile. Alycia Debnam-Carey, nel ruolo di Milla, è altrettanto convincente: la sua performance trasmette la vulnerabilità e la determinazione di una persona realmente malata, disposta a credere in qualsiasi speranza pur di sopravvivere.

Uno degli aspetti più interessanti della serie è la riflessione sul ruolo dei social media nella costruzione della fama e della credibilità. Come sottolineato dalle parole di Milla:

Instagram è finto e cresce senza controllo, come il cancro

il parallelo tra la malattia e la viralità dell’inganno sui social è potente e inquietante. La serie mette in discussione il valore dell’informazione nel mondo digitale, evidenziando come chiunque possa ottenere credibilità senza alcuna verifica da parte dei media tradizionali o perfino delle grandi aziende.

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La sceneggiatura di Samantha Strauss (Dance Academy, Chi è senza peccato – The Dry) non si limita a dipingere Belle come un mostro, ma la presenta come un prodotto del nostro tempo: una società che premia l’apparenza e la popolarità più della verità e dell’etica. La sua storia diventa così un monito su come la disinformazione possa diffondersi e avere conseguenze devastanti, soprattutto quando riguarda la salute e la medicina.

Narcisismo e confini ambigui

Apple Cider Vinegar: la recensione della miniserie Netflix

Un altro punto di forza della serie è la rappresentazione del narcisismo patologico di Belle. Il suo bisogno di attenzione, la sua capacità manipolatoria e la sua totale assenza di empatia la rendono un esempio perfetto di personalità narcisista, qualcosa che è tristemente molto diffuso ai nostri tempi. Ma la serie non si limita a condannarla: evidenzia anche come il pubblico, i media e persino le grandi aziende abbiano contribuito al suo successo, senza mai mettere in discussione la veridicità delle sue affermazioni.

La grandezza di Apple Cider Vinegar, il vero colpo di genio, è non distinguere mai i personaggi in categorie: non ci sono “buoni” e “cattivi”, perché entrambe – Belle e Milla – finiscono per diffondere disinformazione, molto pericolosa perché riguarda la salute e la vita delle persone. Sono due lati della stessa medaglia. Con intenzioni diverse ma con effetti ugualmente dannosi.

E poi c’è il personaggio di Lucy (Tilda Cobham-Hervey, Attacco a Mumbai), un’altra giovane donna la cui vita viene stravolta da una diagnosi di cancro. Inizialmente follower di Belle, capisce che la sua strada sta nel farsi aiutare a passare dalle fasi del rifiuto, della rabbia e della depressione a quella dell’accettazione della malattia e del proprio destino.

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