Sequestrato il maxi Wild Thing che ha vinto la Barcolona, contestata un’evasione di 600 mila euro: il legale di Benussi farà ricorso

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La notizia del sequestro di Wild Thing ha destato molto scalpore, chiacchiere e curiosità nel mondo dei velisti del golfo di Trieste e non solo. Leggere di un sequestro disposto dalla Procura Europea per «evasione Iva all’importazione» nei confronti di una barca che solca il Mediterraneo e vince regate da diversi anni ha lasciato, infatti, tutti sorpresi.

I sigilli a Wild Thing, proprietà della società australiana BC39,come noto, sono stati apposti il 5 febbraio dalla Guardia di finanza su indicazione di Eppo, la Procura della Repubblica Europea di Venezia.

L’operazione si è materializzata al Marina Monfalcone dove il 100 piedi è a terra per i lavori annuali in previsione dell’imminente stagione agonistica. A metà gennaio Furio Benussi, ignaro di quanto sarebbe potuto accadere, aveva affidato a un video sui social la narrazione dello stato di avanzamento dei lavori «per avere la barca in acqua i primi giorni di aprile» e anticipando «ci sposteremo in Tirreno per iniziare la stagione agonistica con le regate di Portofino per poi finire con la Viareggio – Bastia – Viareggio e quindi tornare in Adriatico per gli eventi nel Golfo di Trieste».

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La posizione di Benussi 

Dopo la notizia del sequestro, Benussi oltre a ribadire l’estraneità ai fatti ha precisato che «Wild Thing è un mezzo importante per la nostra attività, da quando sono stati posti i sigilli stiamo lavorando per cercare di riuscire a recuperare la barca in tempi brevi, se non sarà possibile potrebbero esserci altre soluzioni da sviluppare che richiederanno tempo».

La disciplina che regola l’importazione di yacht all’interno della comunità europea è complessa, la Fast and Furio Srls e il suo amministratore Furio Benussi si sono dovuti rivolgere a un legale, l’avvocato Piero Fornasaro de Manzini, così da cercare di mantenere la disponibilità dello yacht utilizzato in forza di un contratto di partnership con la società australiana proprietaria.

I ricorsi del legale verteranno, per un verso, su di una richiesta di annullamento del provvedimento e, per l’altro, se questo dovesse essere mantenuto, su un cambiamento delle sue modalità che consenta l’utilizzo della barca in regata e per le altre attività cui è destinata.

Il legale difensore

«Quello che viene contestato – spiega Fornasaro de Manzini – è un mancato pagamento dell’Iva all’importazione, imposta dovuta all’atto dell’introduzione dell’imbarcazione in acque comunitarie o in un altro momento successivo in cui sia sorta l’obbligazione, la cifra si aggira intorno ai 600 mila euro. Il provvedimento è stato pronunciato dalla Procura Europea di Venezia e per quanto riguarda le sue modalità possiamo rivolgerci solo al Procuratore Europeo a Venezia, che è il magistrato che lo ha disposto».

Le merci che entrano in Europa possono essere soggette o a Dazi o a Iva. Le barche, come i veicoli, sono soggette a Iva, nel momento in cui vengono portate in territorio comunitario e ci rimangono per un periodo superiore ai 18 mesi.

«La disciplina dell’Iva all’importazione – prosegue l’avvocato Fornasaro de Manzini – è stata modificata recentissimamente con un decreto legislativo che è entrato in vigore il 17 gennaio. Prima la questione era regolamentata dal Testo Unico Doganale che, peraltro, aveva subito modifiche, rilevanti al caso di specie, ancora nel 2020. Posto che Fast and Furio si è occupato della barca dal 2019, ci troviamo in un vero e proprio groviglio giuridico, groviglio reso ancora più grave dal fatto che nessuno sembra aver considerato che all’epoca la barca, che aveva subito un naufragio nel 2014, non navigava e si trovava abbandonata in un cantiere di Mahon sull’Isola di Minorca».

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E ancora: «Si trattava in sostanza di un relitto per cui, a questo punto, è la stessa misura dell’Iva pretesamente evasa a essere discutibile – dice l’avvocato Fornasaro de Manzini – e ciò quanto meno per quel che riguarda il mio cliente che, lungi dal charterizzare uno yacht (il noleggio, ndr) in stato di efficienza, aveva intrapreso la strada di un accordo di partnership volto a riportare quel relitto in condizioni di regatare e vincere nell’ambito di un rapporto evidentemente ben diverso da quello ipotizzato o consueto nel mondo del sailing. Vedremo che succede, intanto preparo i ricorsi…».



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