A Genova il record di pedoni investiti, la proposta degli ambientalisti: “Nove strade a 30 km/h”

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Genova. Con 577 pedoni investiti in un anno nel 2023, cioè 1,028 ogni mille abitanti, Genova detiene un poco invidiabile record nazionale tra le grandi città italiane. È uno dei dati da cui parte la proposta elaborata da Fiab e Legambiente, presentata oggi insieme alla tappa genovese della campagna itinerante Città 2030: nove strade, una per ogni municipio, in cui istituire il limite di velocità a 30 km/h per ridurre il numero di incidenti e aumentare la sicurezza degli utenti più deboli.

“Per elaborare la proposta, abbiamo identificato le strade più pericolose della città, utilizzando i dati sugli incidenti stradali contenuti nel Geoportale della Regione Liguria – spiega Romolo Solari, presidente di Fiab Genova -. Abbiamo verificato se la serie di incidenti nel decennio si fosse interrotta a causa di provvedimenti specifici, come l’installazione di semafori, e abbiamo controllato se nelle strade identificate fosse già presente il limite dei 30 km/h, escludendole dalla proposta. Sulle altre è evidente che bisogna intervenire”.

Emblematico è il caso del primo tratto di via Fereggiano a Marassi, dove sono avvenuti ben 56 investimenti di pedoni nel periodo 2013-2022, quello preso in esame. Poi via Assarotti in centro e lungomare di Pegli (36), via Oberdan a Nervi (30), piazza Montano a Sampierdarena (29), via Albaro (27), via Puccini a Sestri Ponente (26), via Reta al Campasso e via Piacenza tra Staglieno e San Gottardo (25). Gli ambientalisti chiedono che diventino tutte strade 30, almeno in via sperimentale, sul modello di Bologna che ha azzerato il numero di pedoni uccisi in un anno di città 30 con velocità ridotta sul 70% delle strade cittadine: “Questo – osserva Solari – non è un provvedimento ideologico come sostengono i detrattori, ma si basa su ragioni scientifiche e ponderate”.

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Genova sarebbe già pronta per diventare una città 30 – commenta Stefano Bigliazzi, presidente di Legambiente Genova – ma saremmo già soddisfatti se il Comune avesse il coraggio di portare avanti la proposta di mettere il limite a 30 km/h in tutte quelle strade cittadine che si stanno dimostrando più a rischio di incidente, di morti e feriti”. Tra l’altro, secondo i dati di Tom Tom City, la velocità media oggi a Genova è di 28 km/h.

Ma l’assessore alla Mobilità Sergio Gambino, presente oggi alla conferenza stampa, rimane scettico: “Analizzeremo queste strade, ma l’incidentalità deve essere parametrata al numero di veicoli che le percorrono. E poi, se mettiamo un limite a 30 km/h in alcune strade, per coerenza dobbiamo metterlo anche su tutte le strade simili. Va fatta un’analisi per capire le motivazioni degli investimenti, se siano dovuti alla scarsa illuminazione o alla posizione sbagliata degli attraversamenti. Prima di ridurre il limite di velocità bisogna intervenire dal punto di vista infrastrutturale e dell’educazione”.

L’assessore conferma che è comunque in corso “un’analisi del territorio” per capire in quali strade abbassare la velocità a 30 km/h, ma uno dei problemi principali è quello dei controlli: “Le forze di polizia non possono usare autovelox né fissi né portatili, quindi diventa complicato far rispettare il limite. Anche per questo Legambiente e Fiab chiedono misure alternative: cuscini berlinesi, attraversamenti rialzati, campagne di educazione stradale e una presenza capillare di agenti in strada, anche per far rispettare la precedenza sulle strisce pedonali.

Altro fronte su cui lavora il Comune, oltre alle isole protese per migliorare la visibilità dei pedoni, è il potenziamento dell’illuminazione per gli attraversamenti più pericolosi. Interventi che fanno parte del pacchetto da oltre un milione in corso di realizzazione da parte di Aster, mentre il sistema Lightguard sperimentato in via Torti e via Fieschi (luci lampeggianti che si accendono quando il pedone attraversa) è stato bocciato dal ministero dei Trasporti: “Viene giudicato pericoloso perché c’è il rischio che i conducenti si fermino solo quando vedono attivarsi l’illuminazione, e basta che il pedone si trovi un metro fuori dalle strisce perché le luci restino spente”, spiega Gambino.

Città 2030, i dati e le richieste di Legambiente

I dati raccolti da Legambiente confermano che l’inquinamento a Genova è sotto i livelli di guardia (media annuale di 26,7 μg/mc per il biossido di azoto), ma ancora sopra i limiti fissati dall’Europa per il 2030. La motorizzazione è tra le più basse d’Italia (48 auto ogni 100 abitanti), ma il dato è compensato dal numero di motocicli che vede invece Genova ai primi posti. Questo scenario influenza anche il dato generale degli incidenti con morti e feriti, 8,4 ogni mille abitanti, tra i più alti del Paese. Buona la domanda di trasporto pubblico (393 viaggi/abitante all’anno), il 14,9% dei bus è elettrico (obiettivo 100% nel 2030), ci sono solo 0,3 mezzi di sharing mobility ogni mille abitanti (obiettivo 30), di cui il 71% completamente elettrici. Risultati incoraggianti per la mobilità ciclabile con 71 km di percorsi totali (obiettivo 130).

Manca invece completamente una visione per una scelta forte verso la mobilità pubblica alternativa – accusa Bigliazzi -. Siamo a zero come tram che invece sarebbe adattissimo alla nostra città nelle zone pianeggianti, da Levante a Ponente, e nelle due valli Bisagno e Polcevera. Ma ci vorrebbe il coraggio di abbandonare progetti dannosi, pericolosi e fallimentari come la funivia e lo Skymetro, e puntare decisamente su un modello di mobilità che è quello vincente e moderno in tutta Europa e nelle più avanzate città italiane: il tram. Il tram sarebbe il primo passo per diventare una città a misura d’uomo e non di macchina, con l’approccio parigino a 15 minuti: comuni e quartieri dove tutti i servizi essenziali sono raggiungibili entro un quarto d’ora”.

Per sollecitare gli amministratori ad azioni più efficaci per una città a misura d’uomo e non di macchine, durante il flash mob di ieri pomeriggio, alcuni attivisti hanno srotolato in piazza De Ferrari uno striscione con su scritto “Riduci la velocità, proteggi i pedoni”.

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Legambiente lancia anche per quest’anno la petizione online “Ci siamo rotti i polmoni. No allo smog!” con la quale chiede al Governo risposte urgenti nella lotta allo smog, a partire dagli interventi sulla mobilità e l’uso dello spazio pubblico e della strada. 





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