Haiti, le bambine e i bambini sono le prime vittime di una crisi sempre più grave

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Amnesty International ha pubblicato un nuovo rapporto sulla continua violenza tra bande nella capitale di Haiti, Port-au-Prince, e nelle aree circostanti, che ha portato a brutali attacchi contro i minori.

Il rapporto, intitolato “Sono un bambino, perché mi sta accadendo questo? L’aggressione delle bande sui minori ad Haiti”, documenta le numerose violazioni dei diritti umani subite dai minori, tra cui il reclutamento forzato nelle bande, stupri e altre forme di violenza sessuale, rapimenti, uccisioni e ferimenti. Il rapporto evidenzia inoltre il grave impatto sulle bambine e sui bambini con disabilità.

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Dall’assassinio del presidente Jovenel Moïse, avvenuto nel luglio 2021, la violenza da parte di bande armate ad Haiti è aumentata in modo significativo, causando la morte di circa 5600 persone solo lo scorso anno. Le bande controllano gran parte della capitale, Port-au-Prince, mentre oltre 5,5 milioni di persone hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria.

Si stima che oltre un milione di bambine e bambini vivano in aree controllate o sotto l’influenza delle bande armate.

Stupro e violenza sessuale

Le bande armate hanno rapito, stuprato e aggredito sessualmente le ragazze sia durante gli attacchi alle zone residenziali, sia dopo averne preso il controllo. È un fatto comune che vengano assalite per strada o prese di mira nelle loro case. Inoltre, le bande le hanno costrette a rapporti sessuali all’interno di cosiddette “relazioni” o le hanno sfruttate fisicamente per il commercio sessuale.

Amnesty International ha documentato i casi di 18 ragazze vittime di stupro e altre forme di violenza sessuale da parte di componenti delle bande. Alcune sono state attaccate più volte.

Due sorelle adolescenti sono state rapite mentre tornavano da scuola e stuprate da più uomini: una da cinque, l’altra da sei. Una di loro ha raccontato ad Amnesty International:

“Penso a quello che è successo e mi chiedo: sono solo una bambina, perché mi è accaduto?”. 

Molte ragazze hanno raccontato di essere rimaste incinte a seguito degli stupri. Poiché ad Haiti l’aborto è ancora criminalizzato, alcune hanno tentato di interrompere la gravidanza con metodi non sicuri, mettendo a rischio la propria vita.

Nel dicembre 2023, una diciassettenne di Carrefour-Feuilles è stata fermata da uomini armati mentre usciva di sera per comprare cibo. Vestiti di nero e con il volto coperto, l’hanno portata in una casa dove cinque di loro l’hanno stuprata a turno. Ha raccontato ad Amnesty International:

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“Mi hanno detto: ‘Non ne parlerai. Se lo fai, ti uccidiamo’, poi mi hanno ordinato di andarmene”. Solo dopo ha scoperto di essere incinta: “Mi ha distrutta… Non ho nessuno che mi aiuti con il bambino”. 

Le ragazze costrette a rapporti sessuali per ottenere denaro o beni di prima necessità sono vittime di sfruttamento sessuale. Una sedicenne che vive in un’area controllata dalla banda 5 Segon ha raccontato di aver iniziato a subire violenze da parte dei membri della banda, dopo che lei e suo figlio avevano passato diversi giorni senza cibo:

“Non hai scelta… Ti vedono e dicono: ‘andiamo’. Se rifiuti, ti colpiscono con una pistola… Un giorno potrebbero spararmi. Ti afferrano e ti prendono a calci. Alcuni pagano. Altri no”. 

Le ragazze vittime di violenza sessuale hanno bisogno di cure specialistiche urgenti per la loro ripresa fisica e psicologica. Tuttavia, il già fragile sistema sanitario haitiano è stato ulteriormente compromesso dagli attacchi da parte bande.

L’impunità diffusa ostacola l’accesso alla giustizia per le sopravvissute. Molte di loro non denunciano le violenze a causa dell’assenza delle forze di sicurezza nelle aree controllate dalle bande.

“Non puoi dire di no”: il reclutamento di minori da parte delle bande armate

Amnesty International ha intervistato 11 ragazzi e tre ragazze che sono stati reclutati e sfruttati dalle bande armate. Hanno raccontato di essere stati costretti a svolgere diverse mansioni, tra le quali sorvegliare bande rivali e agenti di polizia, effettuare consegne, fare lavori domestici, lavorare nell’edilizia o riparare veicoli. Tutti i 14 minori hanno dichiarato di non aver avuto scelta e di aver agito principalmente per paura o per fame.

Un altro bambino, di poco più di dieci anni, ha detto di essere stato obbligato a portare con sé un’arma per compiere atti criminali. Ad Amnesty International ha raccontato:

“Quello che ho fatto, non l’ho fatto con tutto il cuore. Non capivo cosa stessi facendo. Ho preso in mano una pistola, non per fare del male, ma per sopravvivere”.

Minori uccisi e feriti nelle incursioni delle bande

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Durante le incursioni delle bande armate nelle comunità, i minori vengono frequentemente uccisi o feriti. Nelle aree sotto il loro controllo, sono esposti sia ad attacchi indiscriminati che mirati. Amnesty International ha documentato i casi di 10 minori feriti e di due uccisi a causa della violenza legata alle bande e ad altri episodi connessi. Le vittime avevano tra i cinque e i 17 anni. In almeno due casi, i ferimenti sono avvenuti nella lotta tra bande e polizia.

Una ragazza di 14 anni ha raccontato di essere stata colpita al volto da un proiettile di rimbalzo, sparato da un membro di una banda vicino a casa sua nel settembre 2024:

“Qui non c’è mai pace. Succede sempre qualcosa. Si spara in continuazione. Non sopporto più il rumore degli spari”.

Tre mesi prima anche suo fratello era stato ucciso da un colpo vagante, esploso nella loro zona.

Gravi conseguenze sulla salute mentale

Molti minori subiscono gravi danni psicologici. Una ragazza di 13 anni rivive costantemente il giorno in cui i membri di una banda armata hanno minacciato la sua famiglia e dato fuoco alla loro casa:

“Ho visto i cadaveri… Ho gli incubi, non riesco a dormire. Mi torna alla mente quello che ho visto… Prima riuscivo a studiare senza problemi, ora è difficile”.

Minori con disabilità

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I minori con disabilità affrontano rischi ancora maggiori nel fuggire dalla violenza, anche a causa delle difficoltà di movimento e della necessità di abbandonare i dispositivi di assistenza. Amnesty International ha intervistato 11 persone minorenni con disabilità, tra le quali alcune con disabilità fisiche e psicosociali. L’indagine ha documentato condizioni inadeguate nei siti di sfollamento, oltre ad attacchi contro una scuola e una clinica per bambini con disabilità.

Nonostante tutto, coloro che sono sopravvissuti sperano in un futuro migliore. Un ragazzo che ha perso una gamba dopo essere stato colpito da un cecchino ha detto:

“Questa storia non è la fine della mia vita… Spero che la mia vita possa cambiare”.



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