Sanremo 2025, la prima serata con Conti & i suoi friends

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È un Sanremo melò, quello appena iniziato ieri sera, che dice (quasi) addio ai monologhi e cerca di evitare la polemica politica, che nella terra dei cachi si accende per un nonnulla. Meglio, allora, solleticare le corde dell’emozione. Carlo Conti apre il suo quarto Festival tornando al secondo, quando ospitò Ezio Bosso, e rilancia la sua musica e le sue parole-lezioni di vita. Poi, spietata, deve cominciare la gara, la maratona di 29 canzoni, che anche al secondo ascolto non si rivelano così clamorosamente buone da meritare un numero di concorrenti così kolossal. Gerri Scotti e una sbrilluccicantissima Antonella Clerici spalleggiano il padrone di casa, e chiamano in causa, non senza lacrimucce, anche il «quarto moschettiere» assente, Fabrizio Frizzi. È questa la corda della scrittura autorale scelta, quando arriva Simone Cristicchi, in gara con «Quando sarai piccola», promessa di assistenza ed amore alla madre inferma, tutto si tiene: compresa la standing ovation e i pianti di qualcuno in platea.

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Conti ha nascosto sino alla fine il suo superospite, che è davvero super, quasi a rendere pan per focaccia al Mattarella del Sanremo 2023 di Amadeus: Papa Francesco che in un videomessaggio indirizzato al «carissimo Carlo» racconta: «Ho ancora nel cuore il ricordo della Giornata mondiale dei bambini, lo scorso maggio, tu eri con noi con il calore umano che ti contraddistingue, in quel bellissimo momento allo stadio Olimpico con i bambini di tutto il mondo. Sai, la musica è bellezza, la musica è strumento di pace. È una lingua che tutti i popoli, in diversi modi, parlano e raggiunge il cuore di tutti. La musica può aiutare la convivenza dei popoli. Pensando al tuo invito penso direttamente a tanti bambini che non possono cantare, non possono cantare la vita, e piangono e soffrono per le tante ingiustizie del mondo, per le tante guerre, le situazioni di conflitto. Le guerre distruggono i bambini. Non dimentichiamo mai che la guerra è sempre una sconfitta».

Cosa ha detto Papa Francesco a Sanremo 2025: «Che la musica raggiunga i cuori»

Perfetto, in scaletta, arriva il duetto tra l’israeliana Noa e la palestinese Mira Awad che cantano l’inno pacifista «Imagine» e, con John Lennon che sognava un modo senza confini né religioni, raccontano «il sogno di ritrovarsi qui tra un anno, con un vero accordo di pace».

E poi tocca a Jovanotti accendere la miccia dello show del suo ritorno, dopo la riabilitazione per la caduta dalla bici a Santa Domingo, e prima del «PalaJova tour». I Rockin’1000, che poi sono duecento, suonano i tamburi per le strade, per il porto, sui balconi. Nel foyer ci sono dieci ballerini di Bollywood: questo è «L’ombelico del mondo», o quantomeno della canzone italiana, questo è «Il più grande spettacolo dopo il Big Bang». Adrenalinico, l’ex ragazzo fortunato entra in teatro, bacia la figlia Teresa e si scatena ancora di più: un medley di «I love you baby/Fuori onda/A te» con l’orchestra, una lezione sul corpo umano a ricordare il titolo del suo nuovo album, poi un ricordo di Sammy Basso (che il conduttore-direttore artistico ebbe ospite nel 2015), quindi Dardust al pianoforte è il complice ideale per «Un mondo a parte». Il set arruola anche Gimbo Tamberi, che ha deciso che non smette: «Ci vediamo a Los Angeles 2028», annuncia.

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Sanremo 2025, Gianmarco Tamberi ospite a sorpresa. L’annuncio: «Ci vediamo a Los Angeles 2028»

Intanto a notte fonda, prima che la linea passi al Dopofestival di Cattelan, arriva la prima classifica parziale, i primi cinque, non nell’ordine di piazzamento. Già le canzoni, qui non sono proprio l’ombelico del Festival, eppure ci sono, qualcuna non si capisce perché, qualcun’altra cresce sempre di più, grazie a prove vocali ed interpretative importanti, oppure peggiora, buttata via. Gaia è la prima a scendere in campo con un ballettino, seguita da Gabbani, che è tra quelli che veste bene il suo pezzo, come, ancor più, Noemi. Incolori le esibizioni di Rkomi (a petto nudo) ed Irama, i Coma_Cose tengono insieme il tormentone con il dubbio che la vita possa essere uno spettacolo social in cui tutto, anche la fine del mondo, va misurato in base al numero di «cuoricini, cuoricini, cuoricini» portati a casa. Marcella Bella, Rose Villain bellissima in rosso, Elodie bellissima in argento, Bresh, Toscano, Michielin non brillano.

Achille Lauro si fa chansonnier neoclassico in frac e guadagna punti per la vittoria. Giorgia è impareggiabile – con l’inevitabile standing ovation – quasi a sfidare con il suo canto libero l’esercito dell’autotune. Willie Peyote «castigat ridendo mores», Olly aggiunge credibilità alle sue aspirazioni per la corsa finale, Shablo (con Guè, Tormento e Joshua) mette in scena un vero show hip hop stile (g)old school, Massimo Ranieri canta come chi ha «Tra le mani un cuore», con l’emozione di un grande professionista che non si è mai consegnato alla routine. Tony Effe si atteggia a Califfo post-moderno cercando di lavarsi la reputazione, Serena Brancale è un ciclone «Anema e core», Brunori Sas un fulmine degregoriano a cielo aperto, i Modà restano gli ultimi romantici, Clara è bellissima ma la sua canzone proprio no, Lucio Corsi è un folletto che compare tra papaveri e papere per vedere di nascosto l’effetto che fa, Fedez è nudo di fronte al «Battito» del suo cuore e all’infido ricatto della sua depressione, Joan Thiele è chanteuse di razza e lo dimostra nascosta dietro la sua chitarra, Rocco Hunt lancia il suo messaggio di nostalgia e denuncia per «Mille vote ancora», The Kolors italodischeggiano chiudendo le maratona di note e stonature e tentando di svegliare il teatro, ormai mezzo addormentato, con «Non importa con chi fai l’amore».

Chiudiamo con una buona notizia: stasera sfilerà all’Ariston solo la metà dei big. Lasciando spazio alle quattro Nuove Proposte – Alex Wyse, il napoletano Settembre, le ragazze della valle casertana Vale Lp e Lil Jolie, Maria Tomba – che si sfideranno con duelli diretti per conquistare i due posti a disposizione per la finale di domani.





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