Stellantis Melfi e indotto, “situazione drammatica e preoccupante”

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Si è svolto oggi a Potenza, nella sede della Cgil in via del Gallitello, l’attivo delle delegate e dei delegati Stellantis della Fiom-Cgil Basilicata. Un’occasione importante di confronto e dibattito sui temi cruciali che riguardano il futuro dell’industria automobilistica, con un focus particolare sulla transizione energetica e sulle prospettive industriali della regione. All’incontro erano presenti, oltre alle delegate e ai delegati Stellantis, il segretario nazionale della Fiom-Cgil, Samuele Lodi, la segretaria generale della Fiom-Cgil Basilicata, Giorgia Calamita, e Ciro D’Alessio della Fiom nazionale.

“Nel corso dell’attivo – ha detto Giorgia Calamita – sono state approfondite le sfide e le opportunità legate alla transizione verso la mobilità elettrica, con un’attenzione specifica alle ricadute sul settore automotive e sull’indotto nel territorio lucano. Bisogna garantire una transizione sostenibile, che tuteli i livelli occupazionali e promuova il benessere delle persone. Per attrarre investimenti occorre sostenere l’innovazione e rafforzare la competitività. C’è un estremo bisogno di un piano industriale per l’Italia, perché fino ad oggi ci sono stati solo annunci, a partire da quelli di Stellantis per lo stabilimento di Melfi. Nel 2025 l’azienda ha infatti confermato i volumi produttivi del 2024, pari a 165 mila vetture ipotetici contro la capacità produttiva di 400 mila dello stabilimento, con una notevole riduzione delle ore lavorative rispetto al 2024. Ciò sta producendo un aumento massiccio della cassa integrazione, con ripercussioni a cascata sull’indotto, rispetto al quale chiediamo garanzie anche al governo regionale, affinché prema sul governo nazionale per ridurre promuovere azioni straordinarie e investimenti perché la crisi non può pagarla solo i lavoratori. Neanche l’istituzione dell’area di crisi industriale complessa, come prevedibile, non è servita a scongiurare la perdita di migliaia di posti di lavoro.

Rispetto a Stellantis, che continua quindi a scaricare la crisi del settore sui lavoratori, i quali non hanno garanzie sul futuro occupazionale e salariale, serve un impegno concreto da parte della politica regionale, nazionale ed europea. Il piano industriale deve tenere conto di tutto ciò, specificando le produzioni, in particolare di modelli mass-market, quelli che trainano il mercato. Parallelamente abbiamo bisogno di garanzie occupazionali. Negli ultimi anni sono usciti migliaia di lavoratori che sono stati incentivati ad andarsene e non sono stati sostituiti. A tutt’oggi si continua con gli incentivi all’esodo, mentre chi resta è in cassa integrazione. A Melfi il rischio di deindustrializzazione è molto concreto. Nonostante il piano industriale che avrebbe dovuto prevedere la conversione alla produzione elettrica e la garanzia occupazionale, Stellantis non ha previsto modelli necessari a saturare gli impianti. È fondamentale un’azione concreta anche da parte della Regione Basilicata perché al tavolo nazionale con il governo Stellantis presenti un piani industriale vero. Il rischio occupazione è serio, ma il silenzio delle istituzioni regionali è preoccupante. L’indotto e la logistica stanno soffrendo in particolar modo la crisi”.

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Per Samuele Lodi “gli annunci restano tali se non sono inseriti nell’ambito di un piano industriale che ancora non c’è e che non può esserci se siamo ancora in assenza ancora di un amministratore delegato che avrà il compito e la responsabilità di definire e di disegnare un vero piano industriale. Ciononostante, va sottolineato che anche le nuove integrazioni e quindi i due ulteriori modelli ibridi non riusciranno a produrre volumi tali da saturare tutta la forza lavoro, ponendo sempre più anche il tema della riduzione dell’orario di lavoro. Queste sono le settimane in cui la Commissione europea prenderà le decisioni sulla possibilità di prorogare oltre il termine del 2035 la produzione di motori endotermici, ma noi crediamo non sia questa la strada per difendere l’industria dell’automobile, per difendere in generale molti settori dell’industria messi a rischio, anche quello siderurgico e dell’elettrodomestico in Italia e in Europa. L’Europa deve mettere in campo risorse ingenti per attraversare questa fase. Nello specifico, per quanto riguarda l’automotive, non pensiamo assolutamente che la soluzione non sia quella di spostare in avanti il 2035, perché significherebbe rallentare ancora gli investimenti sull’elettrico, rischiando di essere schiacciati dalla Cina. Quindi abbiamo bisogno di risorse per le nuove tecnologie, ma abbiamo bisogno anche di risorse per salvaguardare i lavoratori”. Un momento dell’attivo Fiom Cgil



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