Tim, Poste invece di CDP non escluderebbe ingresso di iliad e CVC

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Forte accelerazione in corso su tutta la linea delle voci intorno a Tim. Via libera del Cda alla cessione per 700 milioni di euro di Sparkle mentre CDP sarebbe in uscita con il subentro di Poste.

Forte accelerazione in corso su tutta la linea delle voci intorno a Tim. In particolare, è arrivato dal Cda di oggi il via libera alla cessione per 700 milioni di euro di Sparkle alla cordata formata da MEF e Asterion, il fondo spagnolo che controlla Retelit. “La firma dei contratti avverrà entro l’11 aprile 2025 e il perfezionamento della cessione è atteso entro il primo trimestre del 2026, una volta completate le attività propedeutiche, tra cui l’ottenimento delle autorizzazioni Antitrust e in materia di Golden Power”, si legge nella nota aziendale.

Tim, con cessione di Sparkle si elimina il golden power

In questo modo, dopo la cessione della rete a KKR della scorsa estate, dal perimetro di Tim uscirà anche la rete sottomarina di Sparkle, eliminando così tecnicamente il vincolo del golden power per eventuali altre operazioni di cui si vocifera con insistenza da alcuni giorni.

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A questo proposito, Secondo il Corriere della Sera Poste Italiane intende chiudere al massimo entro la prossima settima l’operazione di scambio di partecipazioni con CDP: a Poste andrebbe il 9,81% di Tim – circa 660 milioni – e a CDP il 3,8% di Nexi – più di 200 milioni – più un conguaglio in denaro.

L’uscita di CDP da TIM un plus per il merger Fibercop-Open Fiber?

Secondo la tesi del quotidiano, il riassetto permetterebbe a CDP di uscire da TIM e concentrarsi su Open Fiber, che nei piani del Governo è destinata a fondersi con Fibercop per creare una rete unica nazionale. Inoltre, rafforzerebbe la posizione di CDP in Nexi, in vista di future operazioni strategiche.

C’è da dire, a questo proposito, che in caso di chiusura dell’operazione rete unica fra Tim e Open Fiber, Tim incasserebbe i 2,5mliardi di earnout da parte di KKR. Una somma su cui Tim fa molto affidamento, insieme al miliardo per il canone non dovuto del ’98, il cui rimborso da parte del Governo però non sarebbe dietro l’angolo.  

Sinergie Poste-Tim soltanto commerciali

Per Poste, l’ingresso in Tim garantirebbe un presidio governativo nella telco e aprirebbe a collaborazioni che però si limiterebbero ad un aspetto commerciale, come la distribuzione di prodotti TIM agli sportelli della rete di uffici, sinergie nel cloud e nei servizi alle aziende o accordi per l’operatore virtuale Poste Mobile, che al momento si appoggia alla rete di Vodafone.

Dal punto di vista industriale, una fusione con iliad della parte Consumer di Tim avrebbe certamente sinergie di tutt’altra levatura, trattandosi di due concorrenti che operano nello stesso mercato, con un vero consolidamento che porterebbe il numero di player da 4 a 3.

Accelerazione del dossier dopo le mosse di iliad e CVC

L’accelerazione del dossier è conseguenza delle mosse di Iliad e del fondo CVC, a diverso titolo interessati a entrare in TIM. Iliad punta a una fusione con le proprie attività nella divisione Consumer, mentre CVC avrebbe ipotizzato l’acquisto del 23,4% da Vivendi e sarebbe più interessata al business della divisone Enterprise. Tuttavia, secondo il Corriere della Sera, la priorità del governo sarebbe l’operazione Poste-CDP (in ottica di italianità?) lasciando aperti scenari futuri con Iliad e CVC.

CVC e ILIAD potrebbero sempre entrare in un secondo tempo, soprattutto se poi facessero un’OPA.

Vivendi che dice?

In tutto questo, resta da capire quale sarà l’atteggiamento di Vivendi, che ha perso a gennaio il primo round della sua battaglia legale contro la vendita della rete fissa di Telecom Italia, che aveva sfidato il suo maggiore azionista vendendola senza il suo consenso al fondo di investimento americano KKR.

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Il colosso dei media francese ha immediatamente annunciato la sua decisione di presentare ricorso. La cessione della rete fissa per un importo massimo di 22 miliardi di euro, finalizzata a luglio 2024, aveva l’obiettivo di ridurre l’ingente debito dell’operatore.

Le speculazioni su una fusione con Iliad hanno messo le ali alle azioni Tim, che venerdì sono salite del 6,28% alla Borsa di Milano, prima di chiudere lunedì in rialzo dell’1,50% a 0,3042 euro, il livello più alto in un anno e mezzo.

Leggi anche: TIM, l’ipotesi spezzatino scuote il mercato. Ma che dice il Governo?

Tim, Ugliarolo (Uilcom Uil) chiama il Governo: ‘Evitiamo gli stessi errori commessi con Fibercop’

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