Cosa prevede la legge toscana sul suicidio medicalmente assistito

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Martedì la Toscana è stata la prima Regione italiana ad approvare una legge che regola l’accesso, le modalità e le tempistiche del suicidio medicalmente assistito.

La nuova legge toscana non crea un diritto, come ha spiegato nei giorni scorsi la consigliera regionale Federica Fratoni, ma detta le procedure per accedere al servizio.

A fare il punto sul contenuto della nuova legge toscana è questa mattina il Corriere Fiorentino.

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Innanzitutto, la legge ricalca le pronunce della Corte Costituzionale nel dettare i criteri per accedere al suicidio medicalmente assistito, ovvero essere in grado di prendere una decisione, la presenza di una malattia in fase terminale, soffrire di dolori intrattabili e dipendere da un trattamento vitale.

Come ha più volte sottolineato Enrico Sostegni, consigliere regionale e presidente della Commissione sanità, si tratta di una legge dall’impianto procedurale, che cioè detta tempi e modi per accedere al suicidio medicalmente assistito.

Spiega ancora il Corriere Fiorentino che dalla data in cui il malato ha fatto richiesta la Asl avrà venti giorni di tempo per dare una doppia risposta: la prima da parte di una commissione multidisciplinare composta da medico legale, psichiatra, psicologo, palliativista, infermiere e psicologo, dopo aver visitato il malato e vagliato eventuali opzioni alternative, e la seconda da parte del comitato etico aziendale.

Se la risposta è positiva, sarà il paziente a proporre una procedura oppure affidarsi alla commissione: in entrambi i casi, spiega il quotidiano, l’Asl avrà dieci giorni di tempo per rispondere. Infine, individuata la procedura, dovrà essere portata a termine entro sette giorni.

Inoltre sarà l’Asl a dover fornire al malato i medicinali, gli strumenti ed eventualmente il personale infermieristico e medico per completare la procedura, ed eventualmente dovrà anche mettere a disposizione delle persone che hanno deciso di completare la procedura uno spazio apposito nelle strutture sanitarie (anche se ovviamente è lasciata la libertà di completare la procedura anche a casa).

Sulla legge toscana si è immediatamente scatenata la battaglia politica.

Spiega infatti il Corriere che il Governo sta già pensando di impugnarla davanti alla Corte Costituzionale, come ha confermato anche il coordinatore regionale di FdI Alessandro Tomasi, anche se non sembra esserci un’assoluta certezza.

Questo perché il Governo rischia di andare incontro ad un risultato negativo, sia che vinca il ricorso sia che lo perda: qualora dovesse vincere, la Corte richiamerà il Parlamento a legiferare su una gravissima lacuna dell’ordinamento italiano, mentre se dovesse perdere altre regioni potrebbero decidere di muoversi nella direzione di legiferare in autonomia, creando frammentazione normativa.

Nei giorni scorsi, subito dopo l’approvazione della legge, il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo aveva messo le mani avanti spiegando che ne nella legge approvata dalla Toscana è stata inclusa la cosiddetta “clausola di decadenza”, un meccanismo che farà venire meno la legge regionale se il Parlamento dovesse approvare una legge nazionale.

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Nonostante questo, le opposizioni in Consiglio regionale continuano a sottolineare che la Regione non ha la competenza per legiferare in materia, come tra l’altro ha sottolineato fin da subito il senatore fiorentino Paolo Marcheschi (FdI).

Sulla questione si è espresso anche Giani, che proprio sottolineando la possibilità che la legge venga impugnata ha detto: “Da quando sarà promulgata avremo un periodo di sospensione di centoventi giorni”.

Cosa ne pensano i fiorentini della legge sul fine vita

L’approvazione della legge sul fine vita da parte del Consiglio regionale della Toscana ha rappresentato un vero e proprio punto di svolta politico e sociale su un tema sul quale l’Italia ancora fa molta fatica ad esprimersi.

La Nazione questa mattina raccoglie qualche testimonianza e parere di fiorentini in merito alla legge: in generale da parte degli intervistati, ma anche sui social, ormai vero termometro per misurare gli umori della piazza, la nuova legge è accolta con una certa soddisfazione.

In molti sottolineano che con la nuova legge potrà essere garantita la libertà di scelta alle persone malate terminali senza, con questo, togliere la possibilità di ricevere le cure palliative. L’idea che la legge garantisca maggiori libertà è l’opinione che condividono la gran parte delle persone a favore della normativa toscana.
Molte, per spiegare perché sono contente dell’approvazione, riportano casi di familiari in gravi condizioni di salute, o raccontano al quotidiano la propria storia.

Naturalmente non tutti sono d’accordo con la nuova legge.

In molti, infatti, ritengono che non spetti alla Regione legiferare su un tema così delicato, e ritengono che a muoversi dovrebbe essere piuttosto lo Stato, che però negli ultimi anni è rimasto fermo nonostante le sollecitazioni della società civile e il richiamo della Corte Costituzionale.

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In molti sottolineano che prima della legge sul fine vita, sia lo Stato che la Regione dovrebbero pensare a garantire alle persone cure di livello e accessibili, investendo di più sull’assistenza sanitaria e sui servizi alla persona.

In generale si può osservare che i più giovani sono tendenzialmente favorevoli alla nuova legge, mentre maggiori perplessità si riscontrano nei cittadini più anziani.



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