Life Science Excellence Show/5. Cure migliori e sistemi sanitari più sostenibili grazie ai dati

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La rivoluzione digitale sta portando un afflusso di dati enorme nel mondo sanitario e si comincia a parlare di Data-Driven Healthcare, cioè di “Sanità guidata dai dati”. Le grandi potenzialità di questo nuovo approccio sono già evidenti: dall’accelerazione dei processi di sviluppo dei farmaci alla maggiore efficacia delle terapie, sempre più mirate e personalizzate. Tutto questo si traduce in un migliore utilizzo delle risorse, e quindi in risparmi per le aziende e per i sistemi sanitari, ma soprattutto in vantaggi per i pazienti, che possono sperare in outcome clinici e una qualità di vita sempre migliori. E non siamo che all’inizio di questa rivoluzione, perché le potenzialità dei dati sono molto più numerose e ancora da sfruttare, ad esempio nel campo della prevenzione o per ridurre ulteriormente i tempi di reale accesso alle terapie dei pazienti. Di tutto questo si è parlato nel corso del quinto Life Science Excellence Show promosso a Roma, dall’11 al 13 febbraio, da Homnya nell’ambito del Festival dell’Innovazione, e nel corso del quale vengono premiati i 10 migliori progetti delle 19 categorie che compongono i Life Science Excellence Award.

Dedicato al tema Data-Driven Healthcare: verso una sanità intelligente e sostenibile”, il talk ha visto protagonisti Joao Carelli, General Manager, JAZZ Pharmaceuticals; Giovanni Bellini, Associate Director – HTA & Institutional Affairs, Eli Lilly; Viviana Ruggieri, External Relations, Market Access & Regulatory Director, Gruppo Servier in Italia; Fabio Landazabal, President & General Manager GSK Italy.

A margine del Talk del Festival dell’Innovazione dei Life Science Excellence Awards 2024 anche le premiazioni per le categorie “Best Marketing Project of the Year”, “Best Marketing Education Program of the Year” e “Best Best CSR Project of the Year”.

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“Ciò a cui stiamo assistendo oggi, grazie ai dati e all’Intelligenza Artificiale, è incredibile”, ha detto Joao Carelli aprendo il dibattito. “Stiamo rivoluzionando la medicina. In questo contesto è assolutamente fondamentale non perdere mai di vista il paziente, avere la consapevolezza che i bisogni dei pazienti sono la cosa più importante e che ciascun paziente ha i propri bisogni”. Per il General Manager di JAZZ Pharmaceuticals la sfida, infatti, è lo sviluppo di trattamenti che non vanno solo a colpire la malattia nel modo più efficace, ma che riescono a farlo garantendo la migliore qualità di vita possibile ai pazienti, ad esempio riducendo al minimo gli effetti collaterali. “Ogni paziente ha caratteristiche specifiche e specifici bisogni, e certe condizioni patologiche sono ad altissima complessità. Una complessità di cui dobbiamo tenere conto”, ha ribadito Carelli evidenziando come queste nuove possibilità aprano spiragli di speranza anche in ambiti critici come quello delle malattie rare. “Abbiamo opportunità importantissime ed è in questa direzione che dobbiamo continuare ad andare”.

“Il percorso di accesso all’innovazione e al farmaco oggi si basa sulla capacità di analizzare i dati e sulla tecnologia che permette la fruibilità di quei dati. La velocità e l’affidabilità dell’analisi dei dati sono i cardini per scegliere su cosa investire”, ha spiegato Giovanni Bellini, evidenziando come Eli Lilly sia fortemente impegnata sul fronte della formazione delle persone e sulla capacità di analizzare i dati e programmare. Da una parte questo significa velocizzare i processi e realizzarli con maggiore efficacia, “elementi essenziali nel momento in cui occorre valutare la tecnologia su cui investire”, ma, ha sottolineato l’Associate Director – HTA & Institutional Affairs di Eli Lilly, significa anche abbandonare l’approccio usato in passato, che non garantiva processi puntati al bisogno reale del paziente.

Tutti aspetti che, ha detto Viviana Ruggieri, diventano tanto più importanti per una realtà come quella del Gruppo Servier, governato da una Fondazione no profit: “L’efficientamento per noi è essenziale, perché le risorse a disposizione per compiere la nostra missione dipendono da quello che riusciamo a creare con il nostro lavoro. Questo comporta una forte spinta all’innovazione, di cui i dati sono una parte essenziale”.

Per la External Relations, Market Access & Regulatory Director del Gruppo Servier in Italia “quando si parla di accesso ai medicinali non si può non tenere conto dei cambiamenti avvenuti anche nel sistema regolatorio, che trent’anni fa era solo un ufficio registrazioni ma oggi è un mondo complesso ed estremamente regolato. Stiamo andando verso regolamento HTA, che armonizza anche la parte di valutazione comparativa, secondo una logica che punta a velocizzare l’accesso al farmaco del paziente, cosa di cui c’è bisogno in particolare in Italia, dove i passaggi sono davvero tanti prima che il paziente abbia reale accesso alla terapia. Ora possiamo immaginare già nella fase di sviluppo dei farmaci quali dati potranno essere utilizzati in fase di discussione del valore comparativo”. Importantissima, per Ruggieri, anche la valutazione dei Real World Data. Insomma, “non possiamo prescindere dai dati, sia nella prospettiva dell’appropriatezza prescrittiva che della gestione efficace delle risorse dello Stato”.

Fabio Landazabal ha portato al confronto l’esperienza di GSK: “Stiamo utilizzando dati genetici, insight genomici e sfruttando nuovi strumenti di Intelligenza Artificiale e del machine learning per andare incontro all’innovazione. Tutto questo ci ha già permesso di ridurre i tempi di sviluppo che, in pochi anni, sono passati da una media di 11,5 anni a 9 anni, un risultato evidente in termini di produttività”. Sfruttare dati e tecnologia significa, però, ha sottolineato il President & General Manager di GSK Italy, “poter anche realizzare modelli retrospettivi per capire meglio come la biologia del paziente reagisca a certe terapie. Dunque identificare il paziente e progettare meglio le molecole in modo che rispondano a quelle caratteristiche. È la nuova frontiera, è il percorso lungo il quale si sta muovendo tutto il settore farmaceutico”. Un percorso che, ha sottolineato Landazabal, non si ferma a creare nuove armi contro le malattie, ma anche nuove soluzioni per prevenirle.

Joao Carelli ha quindi richiamato alla necessità di un maggiore impegno sul fronte dei test: “La tecnologia non manca, ma la sua diffusione non è sempre omogenea e i tempi per ottenere i risultati ancora troppo lunghi. Istituzioni e aziende devono collaborare per migliorare questo processo, essenziale per offrire al paziente il trattamento più corretto nel minor tempo possibile”.

Ed è sul fronte della prevenzione che Fabio Landazabal ha portato un esempio concreto: “La sindrome di Lynch è una condizione ereditaria associata allo sviluppo di diversi tipi di tumore maligni, ma per la quale esiste un semplice test che consente di capire quali sono le popolazioni che corrono rischi maggiori e, dunque, di implementare le misure di prevenzione necessarie. Un’azione che potrebbe fare diminuire i tassi di mortalità per più di 60 mille persone all’anno in Italia interessate da questa condizione”. L’utilizzo corretto dei dati e una raccolta ottimale sul territorio italiano, ha aggiunto il President & General Manager di GSK Italy, potrebbe rivelarsi importante anche per aumentare la produttività del Paese: “Uno studio di Farmindustria mostra, come attraverso i dati, l’Italia potrebbe aumentare il Pil di 10 miliardi all’anno”.

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E se è vero che personalizzare crea spesa, ha sottolineato Giovanni Bellini, è anche vero che l’uso e l’analisi dei dati possono consentire “una programmazione più efficiente e in questo modo un risparmio. Esistono già diverse tecnologie, Intelligenza Artificiale e analisi di Big Data, che permettono, se usate con criterio, di scovare tendenze che ancora non presentano segnali. Il buon risultato di questa analisi dipende dalla qualità del dato immesso, ma mi sembra che i risultati che si stanno ottenendo mostrino già risultati importanti”.

A conclusione del confronto, ancora una riflessione sulla centralità del paziente con Viviana Ruggieri. “Coinvolgere i pazienti, avere il loro contributo e dare loro voce anche nella definizione degli studi clinici per comprendere i loro bisogni reali è il nuovo orizzonte. È un rapporto importante e lo sarà sempre più nel futuro perché il riconoscimento del valore di una innovazione non può prescindere dall’impatto che ha nella vita reale delle persone”. Ruggeri ha evidenziato come nel tempo sia cresciuta la consapevolezza del ruolo dei pazienti: “Ne abbiamo avuto prova negli ultimi 10 anni, con il lavoro fatto sull’aderenza terapeutica di fronte all’osservazione del fatto che gli outcome di salute attesi grazie all’assunzione delle terapie nei pazienti a rischio cardiovascolare erano molto diversi dai risultati nella vita reale; questo perché solo il 50% dei pazienti assumeva correttamente le terapie, con ripercussioni in termini terapeutici ma anche economici, perché un paziente che non segue la terapia ha un costo enorme per il sistema sanitario e un prezzo altissimo anche in termini sociali e di costi indiretti”.

Fino al 18 aprile è possibile sottomettere nuovi progetti per l’edizione 2025 dei Life Science Excellence Awards.

Di seguito i vincitori delle tre categorie premiate e il nome di chi ha ritirato il riconoscimento

Best Marketing Project of the Year

Best Marketing Education Program of the Year

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Best CSR Project of the Year



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