Protesta del Comitato agricoltori: 80 trattori in corteo nel centro a Pordenone

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Centocinquanta imprenditori agricoli a bordo di un’ottantina di trattori, fra i quali un mezzo telescopico, hanno attraversato ieri mattina il ring di Pordenone a passo d’uomo, suonando il clacson e i campanacci e facendo sventolare i tricolori, appesi ai loro mezzi.

La manifestazione è stata organizzata dal Comitato spontaneo agricoltori di Pordenone, nato un anno fa sulla scia delle proteste del comparto che dall’Europa si sono poi diffuse in Italia, per chiedere lo snellimento della burocrazia, segnalare il problema della scarsa redditività del comparto e protestare contro l’accordo fra l’Unione europea e il Mercosur.

Protesta degli agricoltori a Pordenone: i trattori sfilano per le strade del centro

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Al suo passaggio il corteo di trattori ha paralizzato il traffico per circa due ore. I trattori si sono radunati dalle 8.30 nel parcheggio del centro commerciale Meduna. Qui l’assessore regionale all’agricoltura Stefano Zannier ha incontrato gli imprenditori.

I comizi nel parcheggio del centro commerciale Meduna (foto Ambrosio)

Il corteo è partito intorno alle 10, a una velocità fra i 5 e i 9 chilometri orari. Ha percorso la rotatoria del Meduna, via Musile via Udine, viale Martelli, viale Dante, piazza duca d’Aosta, viale Marconi, viale XXX Aprile, via Oberdan, via Pola, la Rivierasca e poi nuovamente in uscita dalla città viale Martelli, via Udine, via Musile, per ritornare al parcheggio del centro commerciale per il comizio finale. Il tutto si è svolto in modo assolutamente pacifico.

Protesta degli agricoltori a Pordenone, trattori in strada e corteo in centro: “Bisogna agire a livello europeo”

Carabinieri e polizia di Stato, anche con la Digos, hanno seguito i manifestanti lungo l’intero percorso. Ad ogni snodo cruciale della viabilità erano state distribuite le pattuglie della polizia locale, che hanno gestito sul momento il traffico, in base alle necessità.

Inevitabili i rallentamenti, dietro ai trattori. Anche bus e corriere sono rimasti intrappolati. Nel piazzale del centro commerciale sono stati schierati altri poliziotti e carabinieri.

Alcuni bambini della scuola primaria De Amicis, in viale Martelli, in fila sul marciapiede davanti alla loro sede, hanno gridato entusiasti: «Italia! Italia!» vedendo passare i tricolori sui trattori. Qualche pordenonese curioso si è affacciato alla finestra o ha guardato il corteo dal terrazzo.

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Una piccola delegazione, con cinque mezzi agricoli, è stata autorizzata a fermarsi in piazza XX Settembre. «Abbiamo parlato con i cittadini – ha spiegato Paolo Cattaruzza, portavoce del Comitato –. E abbiamo regalato loro duecento confezioni di mezzo chilo di farina di mais per fare la polenta, come simbolo dell’agricoltura del Friuli».

L’intento è coinvolgere anche i cittadini e i consumatori, spiegando loro le ragioni della protesta.

Il Comitato ha sottolineato che «la mancanza di redditività sta portando al tracollo sempre più aziende».

Molte hanno chiuso i battenti. «Senza la giusta remunerazione – hanno scritto gli agricoltori in una nota – non possiamo tutelare il nostro lavoro, le nostre famiglie, le nostre tipicità e il consumatore finale».

Cattaruzza ha aggiunto che «la situazione dell’agricoltura italiana non è buona. Non è possibile che un’azienda agricola dopo un anno di lavoro non possa avere i soldi per pagare le spese».

Gli agricoltori temono le ripercussioni dell’accordo fra l’Ue e il mercato comune dell’America latina: ritengono che porterà sulle nostre tavole «cibo vestito con la bandiera italiana ma di dubbia provenienza».

«I paesi del Mercosur produrranno senza essere sottoposti agli stessi costi e norme sul lavoro dei paesi Ue e con una regolamentazione sui prodotti fitosanitari e sull’uso di ormoni e antibiotici sugli animali molto lassista».

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Con l’abbattimento o la riduzione delle barriere tariffarie, «la sostenibilità economica per le nostre aziende sarà messa a repentaglio».

C’è poi il tema della burocrazia, «sempre più pesante». «L’imprenditore sottrae del tempo al suo lavoro principale per inseguire mille carte da presentare per poter lavorare in tranquillità» ha osservato il Comitato.

«La nostra fine sarà la vostra fame» recita un cartello affisso a uno dei trattori che hanno sfilato. L’agricoltura, hanno sottolineato gli organizzatori della manifestazione, è un presidio dell’ambiente e del territorio.

Cattaruzza ha chiarito che il Comitato «non è contro nessuno». Alla manifestazione sono state invitate formalmente tutte le associazioni di categoria. Non si sono visti ieri i loro rappresentanti.

A portare il loro sostegno, al comizio finale dopo il corteo, c’erano l’assessore comunale di Pordenone, Elena Ceolin, che ha letto un discorso scritto a quattro mani con l’europarlamentare Alessandro Ciriani, il sindaco di Montereale Valcellina, Igor Alzetta e l’assessore comunale all’agricoltura di Chions Lucio Fabrici.

Ceolin ha sottolineato che l’Italia non può appoggiare l’accordo Ue-Mercosur: «Non possiamo accettare che prodotti importati con standard di qualità inferiori arrivino nei nostri mercati, danneggiando produttori e consumatori, mentre altrove si produce senza vincoli a costi più bassi. Questo squilibrio va corretto».

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Alzetta ha evidenziato «la grande dignità» con la quale il Comitato porta avanti le sue battaglie e la necessità che anche gli amministratori locali siano al fianco degli agricoltori per garantire supporto e visibilità alle sue istanze. «Un Comune da solo non può fare granché ma se ci mettiamo assieme possiamo raggiungere qualche risultato» ha affermato Fabrici.

A fare da preludio agli interventi, un momento di preghiera. A tutti, poi, gli organizzatori hanno offerto il pranzo al sacco, prima del commiato.

«È doveroso essere qui, anche per il modo pacifico con cui si è scelto di far sentire la voce dell’agricoltura. Oggi il sistema agricolo sconta una difficoltà difficilmente gestibile a livello locale, poiché spesso è indotta a livello europeo. Il settore sta affrontando un problema reale: il fatto che i costi di produzione siano superiori ai ricavi. Il mercato non tutela assolutamente la produzione primaria e, se pensiamo al bilancio di una media azienda agricola, gli interventi contributivi non permettono nemmeno il pareggio dei conti».

Sono i concetti espressi dall’assessore regionale alle Risorse agroalimentari, Stefano Zannier, presente alla manifestazione di protesta indetta dal Comitato spontaneo Agricoltori Pordenone. Una situazione complessiva di disagio che però richiede molta attenzione. Può esserci la tendenza a cercare di strumentalizzare politicamente il momento di difficoltà che il comparto sta attraversando, da parte di qualcuno che rischia di fare campagne sulla pelle degli stessi agricoltori, senza portare alcun vantaggio al settore».

Le istituzioni, ha precisato poi l’assessore, «hanno il compito di conoscere le problematiche in modo specifico, per poter fornire le migliori risposte possibili e garantire i relativi servizi alle imprese. Il nostro obiettivo è quello di individuare soluzioni a un vero e proprio caos che sta attanagliando l’intero sistema europeo, il quale troppo spesso – ha rimarcato l’esponente della Giunta regionale – concepisce l’attività agricola quasi esclusivamente come una gestione del territorio, e non invece come un’attività economica di produzione alimentare e di creazione di reddito per le imprese e per le famiglie che vi lavorano. O si supera questa visione in cui il mondo agricolo non viene affatto valorizzato oppure assisteremo a un progressivo abbandono delle attività, con il rischio di dover reperire i prodotti in altre aree del mondo, esponendoci al pericolo di importare produzioni che non garantirebbero certo le stesse qualità e caratteristiche dei prodotti dei nostri territori, sottoposti al vaglio di un sistema di controlli a volte persino eccessivamente rigoroso».

Rispetto alle oltre diecimila imprese agricole del Friuli Venezia Giulia, l’assessore ha voluto ricordare che «nel 2024 la Regione ha stanziato complessivamente 250 milioni di euro per il comparto agricolo, una cifra che non è stata allocata nemmeno a livello nazionale. Con il sistema autonomo dei pagamenti sui contributi, gestito attraverso l’ente pagatore regionale, diventato operativo lo scorso anno, ci stiamo allineando, consapevoli dei disagi, ma anche del fatto che le novità introdotte con la nuova Pac necessitano di un periodo di assestamento, il quale, una volta superato, non ripresenterà difficoltà in futuro».

L’amministrazione regionale, ha concluso Zannier, «sta facendo la propria parte. Non è certo sufficiente a risolvere tutti i problemi del settore agricolo, ma la collaborazione continua con l’intero sistema della rappresentanza delle categorie aiuta ad agire congiuntamente per perseguire gli interessi collettivi, tutelando il comparto primario».

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