Il rapporto Tagliacarne, primato delle startup femminili al Sud

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Corrono le startup innovative under 35 nel Mezzogiorno. Corrono più che nelle altre aree del Paese e quelle guidate da donne sono in percentuale maggiore che altrove. I dati 2024 sulla geografia delle giovani imprese, diffusi ieri dall’Istituto Tagliacarne e da Unioncamere si aggiungono a quelli, resi noti sempre nella stessa giornata da Cribis (Gruppo Crif), sulla consistenza complessiva delle startup up innovative del Paese nell’anno appena trascorso: il Sud segue il Nord Ovest, la Campania è seconda alle spalle della Lombardia tra le regioni e Napoli è terza tra le province dopo Milano e Roma. Insomma, l’ecosistema dell’innovazione made in Sud continua a fare fino in fondo la sua parte ed è difficile dare torto al segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, quando sottolinea che «la crescita e il rafforzamento di queste imprese sono essenziali per far sì che l’economia e l’innovazione italiana tengano il passo con l’Europa e con il resto del mondo».

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I dati

In effetti, con le sue 12mila startup l’Italia è la quarta forza nell’Ue con ampi margini di miglioramento (vedi alla voce delle imprese al femminile) anche se, spiega opportunamente Tripoli, «solo il 6,6% del totale ha fatto scale up, cioè ha superato il milione di euro di fatturato o di capitale sociale tra il 2019 e il 2023. La percentuale è un po’ più alta (12,6%) tra le startup con brevetto in tecnologie strategiche ma le nuove leggi sulle start up innovative potranno favorire questo processo concentrando, ad esempio, le agevolazioni sulle imprese con il maggior potenziale di crescita e innovazione e incentivando gli investimenti in ricerca e sviluppo». È un tema centrale anche perché a livello territoriale il venture capital, ovvero il capitale di rischio che investe sulle startup, raccoglie ancora poco nel Mezzogiorno come ricorda Antonio Prigiobbo.

Di sicuro, però, in chiave Mezzogiorno i dati di ieri sono decisamente significativi. Non solo perché testimoniano la competitività di questo segmento imprenditoriale, confermando che ricerca e innovazione abitano bene anche in quest’area del Paese; ma anche perché incentivano la sinergia tra imprese e ricerca, soprattutto universitaria, il vero valore aggiunto del sistema. In più, la partecipazione femminile tra i giovani, la novità che a tanti non sembrava possibile alla luce di indicatori tutt’altro che confortanti sul rapporto tra donne e lavoro anche in termini di autoimprenditorialità. Basta dare un’occhiata alla quota di occupate al Sud, cresciute certo negli ultimi anni ma ancora lontane dalla media nazionale, e alla scarsa diffusione di lauree Stem tra le iscritte all’università. Le startup innovative, che sono poco più di un terzo del totale, indicano però che anche in questo caso un cambio di paradigma sta avvenendo, sia pure con limiti (spesso finanziari) non trascurabili.

L’indagine

Non a caso, nell’indagine di Tagliacarne e Unioncamere si parla esplicitamente di «mappa geografica che si capovolge» a proposito delle startup a guida femminile nelle singole macroaree: se al Nord sono più numerose tra gli under 35 quelle condotte da maschi (il 17,2% delle startup innovative dell’area, Piemonte in testa con il 23,2%, contro il 16,9% della media nazionale e del Centro e il 16,4% del Sud), nel Mezzogiorno come detto sono le donne a primeggiare sul “ponte di comando”, 15,8%, con punte del 27,5% in Molise, davanti al Centro (15,1%) e al Nord (11,8%).

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Dietro i numeri ci sono ovviamente volti e storie. Da Cristina Angelillo che guida la barese Marshmallow Games, che si occupa di applicazioni mobili educative per bambini alla napoletana Danila Di Stefano al timone di Unobravo che fa della psicologia online la sua mission, a Dafne Cerbone formata alla Academy for Women Entrepreneurs Italy che è impegnata nella logistica, ma l’elenco è lungo. Di sicuro, il primato femminile riflette anche l’avanzata complessiva delle imprese innovative del Sud in termini numerici.

Il Rapporto Tagliacarne-Unioncamere spiega infatti che «le startup innovative under 35 sono cresciute in Italia del 66,5% tra il 2016 e il 2024 ma nel Mezzogiorno hanno allungato maggiormente il passo (+69,1%) rispetto al Nord (+67,5%), rallentato dall’andamento del Nord est (+12,7%), e al Centro (60,2%)». A livello regionale, le maggiori accelerazioni si riscontrano in Valle d’Aosta che registra comunque pochissime realtà produttive ma è il dato della Campania che fa notizia: il +184,7%, sempre tra il 2016 e il 2024, è superiore a quello della Lombardia (+124,5%). A fare da traino al Sud proprio le imprese innovative guidate dalle donne, con incrementi del 175,5%, a fronte del +106,3% del Centro e del +99,7% del Nord, ancora una volta frenato dal Nord est (+59,5%). «Boom di crescita si registra a livello regionale in Molise (+533,3%), Campania (+337,7%) e Puglia (+203,7%)».

Ecco spiegato perché anche nell’Osservatorio di Cribis, che prende in esame tutte le startup innovative a prescindere dall’anagrafe di chi le guida, si parla esplicitamente di «un contesto in salute e con ritmi di crescita mediamente più alti rispetto a quelli del sistema imprenditoriale italiano in generale». Alla fine del 2024 l’Italia conta 11.565 start up innovative, «segno che nel nostro paese si continua a fare impresa e soprattutto ad innovare». Le start up innovative a conduzione femminile o a partecipazione femminile sono 1.624, mentre le imprese la cui media delle età dei soci e degli amministratori è inferiore a 35 anni sono 3.695. L’area con la concentrazione maggiore di realtà innovative è il Nord-Ovest (35,1%), seguito da Sud Italia e isole (27,7%), Centro (20%) e Nord-Est (17%). L’osservatorio fotografa una situazione molto simile rispetto a quella dello scorso anno in termini di distribuzione geografica, con la Lombardia in testa alla classifica delle regioni, con una percentuale pari al 27,5%, seguita come detto dalla Campania (12%) e dal Lazio (11,6%). Su tratta per lo più di imprese di produzione di software non connessi all’edizione (35,2%). Da segnalare anche l’alta percentuale delle imprese che si occupano di ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze naturali – ad esclusione delle biotecnologie – e dell’ingegneria (11%), dei portali web (5,6%) e di quelle che svolgono consulenze nel settore delle tecnologie dell’informatica (4,6%).





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