“Il sindacato denuncerà il governo” … di Angela Venturini – GiornaleSM

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“Chi paga le tasse? Gli effetti della riforma tributaria del 2013”. Titolo provocatorio, ma forse non troppo, per la serata pubblica della CSDL in preparazione del prossimo congresso generale, mercoledì sera, a Domagnano. In effetti, il segretario generale Enzo Merlini presenta un quadro analitico, molto ben costruito, sugli effetti e sull’evoluzione di una riforma che ormai ha più di dieci anni. Numeri e dati che stupiscono, ma non sorprendono, perché ben presenti nella percezione popolare: il 42 per cento delle attività dichiara un reddito pari a zero, la metà dei lavoratori autonomi è sotto i 30 mila euro all’anno e via di questo passo, tanto per citare solo qualche esempio. Va da sé che, nonostante un sistema deduttivo molto forte e la SMAC card, i redditi più tassati sono quelli dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Dentro questi dati ci sono le tante variazioni avvenute specialmente negli ultimi anni, con i guasti del periodo pandemico, la conseguente ripresa con un vero e proprio boom dell’economia, però inquinato dalla crisi energetica e da una dinamica inflattiva alle stelle, che ha minato pesantemente la capacità di spesa di stipendi e pensioni. 

Il Segretario alle Finanze Marco Gatti dà comunque una lettura positiva di un sistema che ha un suo equilibrio, sostanzialmente sano, dove la bassa fiscalità è un beneficio per tutti. L’aliquota media pagata dai lavoratori è pari al 6 per cento, le società pagano un 17 per cento fisso. “Di fronte ad aziende che dichiarano zero utili si potrebbe pensare ad una minimum tax?” propone. E poi puntualizza: “Si potrebbe studiare”. Anticipa che la relazione tecnica predisposta in preparazione della riforma dell’IGR, punta ancora all’equilibrio del sistema, comunque di fronte a spese di bilancio altissime per il welfare: 100 milioni all’anno per la sanità, 60 milioni per la scuola, e così via. “Se si vuole mantenere questo livello – chiarisce – qualcosa in più bisognerà pagare”. 

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Non ci sta Gian Luigi Macina, membro del direttivo di Rete. Che è ben convinto della necessità di mantenere tutte le opportunità derivanti da una bassa fiscalità e che pagare le tasse è una cosa civilissima. “Ma ci sono 1600 società che sono continuamente in perdita – rimprovera – quindi il problema non è pagare di più, bensì che tutti paghino!” Evidentemente, tutto funziona, tranne il sistema dei controlli e dei recuperi. 

Cerca la via mediana il segretario generale ANIS William Vagnini, che rivela come le 244 aziende associate rappresentino il 6,20 per cento delle aziende sammarinesi e contribuiscano per il 44 per cento del gettito IGR. “Certamente – ammette – se ci fossero maggiori entrate per lo Stato, ci sarebbero maggiori possibilità di investimenti in termini di servizi e di tecnologia. Il nostro Paese ha bisogno di essere modernizzato per attrarre sviluppo”. 

Subito dopo, l’affondo di Merlini arriva su due fronti. Il primo è quello dei grandi debitori: 235 milioni che lo Stato deve avere, calcolati solo sui debitori sopra i 50 mila euro. Il problema è che trascorsi 5 anni, non si può recuperare più niente. Il secondo fronte è quello della perdita del potere di acquisto di stipendi e pensioni, solo in piccola parte mitigata dai rinnovi contrattuali. “Perché non avete applicato la legge sul fiscal drag?” rimprovera al Segretario Gatti. “Perché il Congresso di Stato ha deciso di non applicarla” gli risponde l’interpellato. È una scivolata pericolosa, che Merlini coglie al volo: “La CSDL andrà a denunciare il governo”. 

La legge sul fiscal drag è contenuta in un allegato sull’IGR: in base all’inflazione rilevata va a modificare la soglia degli scaglioni di applicazione dell’imposta e, al di là di tutti i sofismi sulle eventuali dinamiche che ne potrebbero derivare, è una legge dello Stato e nessuno può “decidere” di non applicarla. 

L’impressione generale, sostenuta da Merlini e da Macina, è che ci siano ampi margini di manovra, innanzi tutto per potenziare il sistema dei controlli e degli accertamenti al fine di incentivare il recupero dell’elusione e dell’evasione. “Non è ragionevole far pagare di più di fronte a contribuenti che non hanno mai pagato” sostengono.  Inoltre, un aiuto all’equità fiscale potrebbe validamente venire dall’introduzione dell’ICEE perché invece di ragionare sui redditi che possono essere nascosti o aggirati, anche legalmente viste le mille sfumature previste dalla norma, si andrà a ragionare sui patrimoni, che sono più difficilmente occultabili. 

“Facciamo leggi che sono anche giuste, poi si trova sempre il modo di aggirale” è un po’ il sentimento comune. Ma soprattutto è un messaggio forte alla politica che, di fronte ad una riforma così importante come quella fiscale, dovrà puntare giustamente ad aumentare la base imponibile e quindi il gettito per lo Stato, ma soprattutto dovrà andare correggere le mille storture, che sono evidenti a tutti, ma alle quali nessuno finora ha mia posto rimedio. 

In due parole, anche in risposta al titolo della serata: che non siano sempre i “soliti noti” a pagare le tasse!

Angela Venturini

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