Anche Conte ora ne parla, ma «a livello mondiale»
Lo sai che ti fai male, e lo sai che alla fine non se ne fa niente, sai pure che chi ti dà retta, anche tra gli amici, in realtà ti porta a spasso e si sfila alla prima occasione. Ma niente, la tentazione è troppo forte, e così, ogni due per tre, a sinistra rispunta la patrimoniale. Che sarebbe poi la tassa sui ricchi. L’uovo di Colombo: vai a prenderli lì, i soldi, che lì ci sono. L’ultimo, in ordine di tempo, a riproporre l’imposta è stato il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni.
250 miliardari
Anche lui lo sa che sbatte la testa contro il muro, ma al suo elettorato l’idea piace, il principio c’è, e quindi tutto fa brodo. Infatti, Elly Schlein e Giuseppe Conte si guardano bene dal dargli torto e rischiare così di farsi prendere d’infilata. E allora la segretaria Pd si affretta a dire che sì, la proposta è giusta, certo senza toccare il ceto medio, e comunque non si può mica agire da soli, che poi i capitali scappano, bisogna muoversi tutti insieme in Europa. Il leader dei Cinque Stelle, da presidente del Consiglio, aveva fatto un giuramento: «Con il mio governo non ci sarà mai la patrimoniale». Ma oggi imbocca la via della cautela: l’idea va bene, ma, ragazzi, va realizzata a livello mondiale. Del resto, perché no? Tempo fa, a Davos, 250 miliardari si erano pronunciati pure loro a favore della patrimoniale, nessuno li aveva presi sul serio ed era finita lì. Michel Barnier l’aveva buttata lì in Francia, e Keir Starmer, da Londra, e chi se lo ricorda più, aveva avvertito i paperoni del Regno Unito: «La manovra sarà dolorosa e quelli con le spalle più larghe dovranno portare il fardello più pesante». Sì, vabbè.
Rifondazione comunista, era il 2006, si era guadagnata un posto nella storia, facendo affiggere un manifesto suicida che recitava: «Anche i ricchi piangano». Ma soprattutto Fratoianni era arrivato a un passo dalla patrimoniale il 3 agosto del 2023. Il governo si era distratto e aveva detto sì a un ordine del giorno che chiedeva al governo di introdurre una patrimoniale per combattere la dispersione scolastica. Tempo cinque minuti ed ecco la soluzione: «Il governo ha velocemente valutato la proposta e altrettanto velocemente concluso che non intende dare seguito alla stessa».
Pure l’avvertimento di Luigi Einaudi era passato in cavalleria: «All’uomo della strada e agli economisti antiquati pare assurdo trovare a prestito 10 miliardi, se prima i 10 miliardi non siano stati messi da parte e non siano tuttora disponibili. Senza la lepre non si fanno pasticci di lepre». Perché poi la patrimoniale spunta e rispunta. Cecilia Strada, durante la campagna elettorale per le europee: «Serve una tassa sui ricchi. Il Pd deve chiedere i soldi a chi li ha». Maurizio Landini, segretario della Cgil: «Patrimoniale? Non mi soffermerei sui nomi. Lo chiamo contributo di equità contro le diseguaglianze». Enrico Letta, allora segretario Pd, più prudentemente, aveva proposto una tassazione speciale per costituire una «dote per i giovani». Apriti cielo. In realtà l’unico a non fare chiacchiere, ma fatti, era stato il socialista Giuliano Amato. Nella notte tra il 9 e il 10 luglio del 1992 prelevò il 6 per mille dai conti correnti dagli italiani. Un colpaccio, hai voglia a nascondere i capitali, ormai era fatta, ma ancora lo inseguono. Sempre Amato, lo raccontò ad Aldo Cazzullo sul Corriere, suggerì anni dopo una tassa di trentamila euro in due anni, a carico del terzo degli italiani più ricco, per abbattere il debito pubblico sotto l’80 per cento del Pil. Niente, macché. Pure Warren Buffet, il miliardario americano, continua a sgolarsi perché lo tassino, ma è inutile.
Il tormentone
Nicola Zingaretti condivide l’idea di Schlein di una tassazione a livello europeo, e ai tempi della sua segreteria frenò un’iniziativa tutta italiana: «L’emendamento alla manovra sull’introduzione di una patrimoniale è il frutto di una iniziativa libera ma individuale di alcuni deputati del Pd, che però non impegna il gruppo». Comunque altre proposte, negli anni, erano arrivate da Matteo Orfini e Pier Luigi Bersani, mentre Massimo D’Alema aveva prospettato una patrimoniale a bassa aliquota «che potrebbe rispondere all’esigenza di equità ». E ancora Fratoianni, insieme a un po’ di dem, aveva avviato una raccolta firme, anche con lo Spid, per un legge tassa ricchi.
Insomma, questa patrimoniale, a sinistra, più che un’iniziativa concreta alla fine è diventata un tormentone. E, come succede qualche volta con i tormentoni, ci si affeziona. Alla prossima
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