Mafia e politica a Bari, Olivieri e i soldi in cambio di voti. «Io unico responsabile, mia moglie non avrebbe mai pagato: era tirchia»

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di
Nicolò Delvecchio

L’ex consigliere regionale, nel corso del processo in abbreviato che lo vede imputato con la moglie Maria Carmen Lorusso, eletta al Comune nel 2019. In tutto sono imputate 108 persone per i presunti intrecci tra mafia epolitica

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Se Maria Carmen Lorusso avesse saputo che Giacomo Olivieri, suo marito, distribuiva buoni pasto e buoni benzina ai suoi collaboratori per la campagna elettorale del 2019, lo avrebbe «ammazzato». E non solo perché assolutamente contraria a queste dinamiche, ma anche perché «tirchia»: «Non esce una lira». 

A dirlo, nel corso del suo interrogatorio di mercoledì, lo stesso Giacomo Olivieri, l’ex consigliere regionale in carcere dallo scorso 26 febbraio per scambio elettorale politico-mafioso ed estorsione nell’ambito dell’inchiesta «Codice interno». Lorusso, anche lei imputata ma a dibattimento (Olivieri ha scelto l’abbreviato insieme ad altri 107), secondo quanto raccontato in aula, sarebbe quindi stata all’oscuro dei pagamenti (illeciti) fatti dal marito. Motivo per il quale, quando Michele Nacci – a sua volta imputato, era candidato in ticket con la moglie di Olivieri – fu perquisito per delle verifiche sul presunto inquinamento di voti, Lorusso «cadde dalle nuvole».




















































Olivieri ha ammesso regali e soldi

L’unico responsabile di quei pagamenti sarebbe stato Giacomo Olivieri, che però non avrebbe conosciuto i legami di alcune delle persone di cui si era circondato (Tommaso Lovreglio, Gaetano Strisciuglio e Bruna Montani su tutti) con i clan della città. Meno chiaro è se Lorusso conoscesse quel «programma politico» in base al quale Olivieri, in accordo con il governatore Michele Emiliano, nel 2019 avrebbe dovuto fare campagna elettorale con il centrodestra, ma per indebolirlo. Un progetto, come spiegato dallo stesso ex consigliere regionale, in base al quale portare più persone possibili a votare per Pasquale Di Rella alle primarie del centrodestra (poi vinte contro Fabio Romito e Filippo Melchiorre) e agevolare la vittoria al sindaco uscente Antonio Decaro, rieletto al primo turno con oltre il 66% dei voti, alle amministrative. 

Il passaggio di Lorusso in maggioranza dopo l’elezione

Gli eletti con le liste civiche di Di Rella sarebbero dovuti passare alla maggioranza, cosa che effettivamente Maria Carmen Lorusso fece (come altri) poco dopo il suo ingresso al consiglio comunale. Ma Olivieri, oltre a chiedere «scusa alla città di Bari», si è scusato anche con Michele Nacci, a cui aveva promesso di trovare un «posto fisso»: «L’ho un po’ preso in giro, come molti politici fanno. Mi chiese un posto di lavoro e non sono riuscito a darglielo». Oltre a Nacci, Olivieri avrebbe dovuto «sistemare» anche la madre di Gaetano Strisciuglio in cambio di 1500 voti arrivati dall’ambiente del centro scommesse che quest’ultimo gestiva. Per questo, consegnò a Strisciuglio un assegno (postdatato e scoperto) da 20mila euro che poi gli fu restituito.

Lo scontro dopo la deposizione di Olivieri in aula

Le parole di Olivieri hanno dato vita a un’aspra polemica politica. Se Emiliano ha annunciato una querela per calunnia, i capigruppo di Pd, Con e Per la Puglia al Consiglio regionale hanno invece rilasciato una nota congiunta in cui parlano di «teatro dell’assurdo»: «Tutti sapevano chi fosse Olivieri, eppure il centrodestra ha scelto comunque di candidare sua moglie e di fargli fare una lista civica». Ma i colleghi di Forza Italia contrattaccano: «Parlano proprio loro, che con Emiliano e Decaro hanno “imbarcato” decine di transfughi del centrodestra?».

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