I dipendenti dell’aeroporto di Parma esprimono grande preoccupazione per la situazione di stallo in cui versa il Giuseppe Verdi.
La nuova gestione rimanda, da molti mesi, un primo incontro conoscitivo con le rappresentanze sindacali. I sindacati non hanno mai incontrato i nuovi dirigenti, che avendo provenienza canadese hanno poca dimestichezza con le relazioni sindacali nostrane, oltre che con le Autorità e gli Enti di Stato, con i quali devono necessariamente confrontarsi e cui dovranno sottostare. In un incontro, presentato come di massima importanza, con tutto lo staff aeroportuale, i nuovi capi hanno mostrato, molto sommariamente, un piano di azione che ha lasciato tutti perplessi, senza alcuna possibilità di dialogo e approfondimento. Hanno ribadito la necessità di fare sacrifici e di lavorare sodo, richiesta che viene rinnovata ai dipendenti da anni.
Una massima esperta di gestione del personale è venuta dalla Spagna per parlare con i dipendenti e ha lasciato dietro di sé la convinzione che qui si lavora male, poco e senza motivazione. Senza capire che, a volte, non è la motivazione a mancare, bensì gli strumenti basilari ed adeguati e le condizioni minime per lavorare nel migliore dei modi .L’incontro tra dirigenti e dipendenti ha lasciato tutti perplessi, perché è stato fatto il tipico discorso che viene fatto nei periodi di forte crisi economica, quando non si sa se ci saranno i soldi per pagare gli stipendi.
Discorso che suona strano con l’avvento di una dirigenza che proclama il proprio entusiasmo nei confronti di questa nuova sfida italiana. Con toni entusiastici si fa riferimento al grande progetto di rilancio di uno scalo dalle molteplici potenzialità, eppure si chiede di fare, ancora una volta, uno sforzo maggiore e più sacrifici. Forse questa nuova dirigenza dimentica che in questo scalo si lavora da anni con l’organico ridotto all’osso e con infrastrutture obsolete e che di sforzi ne sono stati fatti davvero molti e notevoli, per arrivare fin qui. Ancor peggio, la nuova dirigenza ha assunto, per il risanamento del bilancio, fior di consulenti, che hanno tirato fuori dal cilindro l’esubero di personale e paventato la possibilità della cassa integrazione.
Ci preoccupa seriamente questa ennesima richiesta verso i dipendenti, senza che siano condivisi i progetti, senza che sia stato reso noto quando e quali investimenti verranno sostenuti. Abbiamo letto della grande esperienza e preparazione dei rappresentanti di Centerline, ma non abbiamo ancora avuto il piacere di conoscerli di persona e di conoscere in concreto cosa vogliono farne di questo scalo. Ci chiediamo, quindi, a fronte di quale progetto economico commerciale a lungo termine ci vengano richiesti questi sacrifici.
Siamo all’oscuro di quali siano i progetti commerciali, pur essendo, ormai, a ridosso della stagione estiva 2025 senza che si sia ancora concretizzato alcun nuovo accordo con le compagnie aree, mentre gli altri scali hanno già annunciato nuove rotte. Si chiede ai lavoratori di assumersi maggiori responsabilità rispetto ai ruoli e alle competenze che ognuno ha, si chiede di intraprendere iniziative e portarle a compimento senza dare nessun segnale di benefici in cambio. A maggiori responsabilità e più mansioni dovrebbero corrispondere gratificazioni significative, di cui non si è mai parlato, mentre in assoluta controtendenza i nuovi dirigenti nelle loro prime azioni hanno deciso unilateralmente di revocare anche alcune agevolazioni concesse, da anni, al personale.
Diritti riconosciuti ai dipendenti, nell’ottica di permettere un adeguato equilibrio fra vita privata e lavoro, nel rispetto della qualità della vita, vengono aboliti senza contrattazione. Questo provvedimento, a nostro giudizio, risulta incomprensibile e rappresenta un segnale di regressione decisamente preoccupante. Da ultimo, siamo stati testimoni di un brutto servizio televisivo (Mi manda Rai tre) che ha aperto una serie di quesiti sulla natura stessa della società Centerline: vedere i titolari di questa società reagire con sufficienza e poca disponibilità, alle domande del giornalista, ci fa seriamente mettere in dubbio tutta l’esperienza di settore, tanto ostentata; dopo 8 mesi dal loro ingresso in società non è stato ancora avviato un processo di ammodernamento dello scalo, a causa di continue procrastinazioni.
Questo comportamento ci fa riflettere e la sensazione condivisa è che si sia avviato un processo di involuzione, il progetto di elevare questo scalo ad un aeroporto a 5 stelle non può decollare senza investimenti e non assolvendo agli obblighi imposti dagli enti. Nel silenzio assordante delle istituzioni locali (salvo la provincia di Parma che si è resa disponibile ad incontrare le organizzazioni sindacali) poniamo importanti interrogativi e tanti dubbi sulle reali intenzioni della società. I lavoratori hanno bisogno di risposte, valide, serie e concrete e di rassicurazioni certe!!
Parma 15/2/25
IL SEGRETARIO GENERALE UIL TRASPORTI EMILIA ROMAGNA
Fabio Piccinini
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