Olivieri e il patto contro la destra: «Emiliano mi disse che andava colta l’occasione, io un fedelissimo del governatore»

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di
Nicolò Delvecchio

Le dichiarazioni dell’ex consigliere regionale arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Codice interno” stanno provocando un terremoto a livello politico

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«Mia moglie l’avrei potuta far eleggere in qualunque lista, non per peccare di superbia. Non me ne fregava niente che mia moglie venisse eletta. Quel progetto politico non era finalizzato all’elezione di mia moglie». Ma a evitare, almeno secondo quanto raccontato dall’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, che il centrodestra potesse avere delle possibilità di vittoria alle amministrative baresi del 2019. Progetto politico che Olivieri, come lui stesso ha raccontato in aula nel suo interrogatorio di mercoledì scorso, avrebbe stretto con il governatore Michele Emiliano e con una stretta cerchia di suoi fedelissimi.

È lo stesso Olivieri a dirlo: «Io sono sempre stato un fedelissimo di Emiliano», ha affermato, ricordando le varie tornate elettorali nelle quali si era presentato con il presidente della Regione. Tra questi fedelissimi anche Nicola Canonico, presidente del Foggia calcio ed ex consigliere regionale, a sua volta a processo per un altro filone investigativo sul presunto inquinamento di voti nello stesso anno. «In quel momento ero una delle persone più forti in Puglia, insieme a Nicola Canonico», ha detto ancora Olivieri. 




















































Alle amministrative del 2019, nonostante gli schieramenti fossero sulla carta opposti, Olivieri ed Emiliano si sarebbero trovati ancora una volta a lavorare insieme, sfruttando «l’ingenuità» del centrodestra che, alla ricerca di un candidato unitario, decise di ammettere Pasquale Di Rella (ex presidente del Consiglio comunale della prima amministrazione Decaro, poi entrato in conflitto con il centrosinistra e dimessosi) alle primarie. 

«Giacomo, è assurdo che questa occasione non la cogliamo», avrebbe detto Emiliano a Olivieri nel corso di un incontro organizzato in Regione. L’occasione sarebbe stata quella di far uscire «frantumata» la Lega (all’epoca al 30% su scala nazionale e rappresentata, a Bari, da Fabio Romito) dalle elezioni del 2019 dopo aver fatto vincere Di Rella alle primarie. «Se Di Rella le vince riusciremo ad avere un candidato vicino a me, e alle amministrative giochiamo in casa», avrebbe detto ancora Emiliano a Olivieri. Le parole di Olivieri, pronunciate nell’ultima udienza del processo che lo vede imputato per scambio elettorale politico ed estorsione, hanno causato aspre polemiche politiche.

Ma, al netto delle posizioni dei diversi schieramenti, la cronaca di quei giorni restituisce un quadro che non si discosta troppo dalle parole dell’ex consigliere regionale, in carcere dal 26 febbraio scorso (definito da Emiliano, che nel 2013 lo nominò alla guida della Multiservizi, un «criminale reo confesso»). Perché alle primarie del centrodestra vinse Di Rella, surclassando Romito e Filippo Melchiorre, ora senatore di Fratelli d’Italia, ma poi di fatto cessò la sua campagna elettorale.

Dopo le elezioni, Di Rella passò al gruppo misto e alcuni consiglieri comunali eletti con le sue liste civiche, tra cui Maria Carmen Lorusso, moglie di Olivieri, passarono alla maggioranza. Consegnando al sindaco Antonio Decaro quella che Olivieri ha definito una «maggioranza bulgara», formatasi dopo aver «polverizzato» l’opposizione.

Nel corso dell’interrogatorio, durato oltre cinque ore, Olivieri ha ammesso di aver dato buoni benzina e buoni pasto ad alcuni suoi collaboratori di quella campagna elettorale. Tra cui Tommaso Lovreglio, dipendente Amtab e nipote del boss «Savinuccio» Parisi, Gaetano Strisciuglio e Bruna Montani, appartenenti alle omonime famiglie mafiose. Ma l’ex consigliere regionale, secondo quanto lui stesso ha raccontato, avrebbe ignorato i legami con i clan di queste persone. Proprio il nome di Bruna Montani collegherebbe Olivieri ai gruppi ultras della curva nord dei «Bulldog», con sede nel quartiere San Paolo e legati, per gli inquirenti, proprio al clan Montani.

Anche questi collegamenti, però, sarebbero stati ignorati da Olivieri: «I Bulldog per me rappresentano solo il tifo organizzato, li collego allo striscione con il molosso che vedo in curva. Ma in questi ambienti ci vanno tutti, e ricordo che anche il sindaco Decaro ha partecipato a una festa del gruppo». Dopo queste parole, gli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta hanno mostrato degli articoli di giornale che dimostrano la partecipazione dell’ex sindaco, nel 2022, alla festa per il trentennale dei Bulldog. Nell’occasione, Decaro cantò una canzone di Vasco Rossi.

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16 febbraio 2025 ( modifica il 16 febbraio 2025 | 08:44)

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