Martedì 4 febbraio il razzo Falcon 9 è partito dalla Space Force Station a Ca pe Canaveral in Florida per lanciare 21 satelliti Starlink nell’orbita bassa attorno alla Terra. La missione è stata un successo: 13 satelliti avevano la capacità «di accesso senza interruzioni a strumenti di comunicazione testuale, servizi vocali e dati per telefoni LTE (cellulari, ndr) in tutto il mondo». Sulla schermata del sito di SpaceX, la casa madre dell’avventura nello spazio fondata da Elon Musk, scorre il numero aggiornato delle 429 missioni compiute dal Falcon 9.
Panorama rivela i dettagli della proposta di SpaceX che garantirebbe al «governo italiano un sistema di tele comunicazioni sicuro, resiliente e immediatamente operativo» colmando il «buco» rispetto al progetto europeo Iris², che vedrà la luce, se tutto va bene, dal 2030 in poi. Una proposta finita nel mirino politico per il ruolo di Musk al fianco del presidente americano Donald Trump. Ma la polemica non tiene conto o sottovaluta l’importanza di un accordo all’avanguardia. «Oggi non c’è partita: Starlink è l’unico sistema sa bassa e bassa latenza dal punto di vista delle prestazioni» dichiara a Panorama Massimo Comparini, capo della divisione spazio di Leonardo. Pietro Batacchi, direttore di Rivista italiana difesa, aggiunge che «la versione mi litare si chiama Starshield. Visto come stanno evolvendo gli scenari di crisi è una necessità strategica».
Musk, l’uomo più ricco del mondo, ha fondato la Space Exploration Technologies Corporation nel 2002 con l’obiettivo visionario di colonizzare Marte. All’interno di SpaceX è stato lanciato il progetto Starlink per creare una costellazioni di satelliti a orbita bassa. Nell’analisi governativa italiana sulla rete di Musk si legge che «le innovazioni introdotte includono terminali satellitari portatili e a basso costo, capaci di fornire connessioni globali con brevi tempi di latenza e alta velocità. Oltre all’impatto in zone remote e difficili da raggiungere, queste tecnologie stanno ridefinendo l’approccio strategico e operativo alla connettività globale». La latenza è il tempo che il segnale impiega per arrivare dal satellite alla Terra e viceversa. L’orbita bassa è a 500 chilometri rispetto ai 36 mila dei satelliti «classici», geostazionari. Nel settembre 2024 Starlink aveva lanciato settemila satelliti, ma l’obiettivo finale è di 12 mi la con la possibilità di arrivare a 34.400 salvo eccessiva concentrazione. L’investimento decennale è di 10 miliardi di dollari, ma si prevede che quest’anno i ricavi sfioreranno i 12 miliardi. Starlink è diventato famoso con la guerra in Ucraina. All’inizio dell’invasione russa le forze armate di Kiev hanno resistito anche grazie al sistema di comunicazione garantito da Musk, che i russi non riuscivano a mettere ko. «Gli ucraini indirizzano i barchini minati nel Mar Nero, che hanno decimato la flotta russa, grazie a Starlink» sottolinea Batacchi. Il filmato in bianco e nero, ripreso da un drone, di uno dei moderni Mas di Kiev, i «maiali» della nostra Marina durante la Seconda guerra mondiale, spiega tutto. Il motoscafo veloce, zeppo di esplosivo, sfreccia sull’acqua, pilotato da remoto verso il bersaglio, grazie all’antenna rettangola re di Starlink inchiodata a prua e rivolta verso il cielo. Musk ha attivato uno speciale dipartimento chiamato «Scudo spaziale» per le applicazioni militari. Dalla fine del 2023 «SpaceX ha avviato contatti con le autorità italiane proponendo una collaborazione strategica sulla base delle capacità dimostrate dalla rete Starlink durante il conflitto in Ucraina».
Una fonte militare di Panorama spiega che «in molte attività sul campo, soprattutto quando le missioni sono rapide e in zone senza copertura, l’alternativa che già usiamo è Starlink». Lo stesso vale per le ambasciate, come quella in Iran, ma non significa che il governo abbia chiuso l’accordo con Musk. Anche un privato può utilizzare a costi molto bassi Starlink, che nel 2024 contava quattro milioni di abbonati. «Alcuni apparati non sempre hanno copertura» osserva la fonte militare. «In determinate missioni bisogna avere più canali di comunicazione di fronte all’avversario di turno con la capacità di degradare i collegamenti satellitari». La proposta di SpaceX per le comunica zioni governative italiane, presentata lo scorso settembre, prevede connettività sicura ad alta velocità, fino 1 Gbps (un miliardo di bit al secondo). Per dare semplicemente l’idea, un film della durata di due ore può essere scaricato in otto secondi. Oltre la connettività ad alta velocità e bassa latenza con una versione avanzata di Starlink, ad hoc per le esigenze italiane, la proposta garantisce il nostro controllo sui dati trasmessi e la protezione delle informazioni sensibili con la partecipazione della nostra industria per la gestione, manutenzione e crittografia delle reti. «Non c’è alcuna consegna dei dati a Starlink» spiega Comparini. «La sovranità e sicurezza viene protetta con tecniche di cifratura che dipendono da chi utilizza il sistema e non da chi vende l’infrastruttura». L’amministratore delegato, Roberto Cingolani, ha dichiarato in un’intervista a Bloomberg che «indipendentemente dall’operatore scelto, i dati sensibili in Italia saranno gestiti e crittografati da operatori nazionali tra cui Leonardo».
Il pacchetto prevede diecimila terminali ad alte prestazioni in custodie rinforzate, 2.500 mini terminali e 1.500 dispositivi per applicazioni critiche. Il costo stimato è di 1,5 miliardi di euro ripartiti su cinque anni. Uno degli aspetti più importanti è l’operatività del sistema entro tre mesi dalla firma del contratto. Al momento risultano coinvolti nel studio del progetto i ministeri della Difesa, Esteri, Economia, l’Agenzia spaziale nazionale e il Dipartimento informazioni e sicurezza della presidenza del Consiglio. In maniera riservata sono stati avviati contatti «esplorativi» fra Starlink e aziende italiane per valutare le forme di supporto. E dialoghi per definire un possibile accordo fra il governo italiano e americano a garanzia dell’eventuale contratto con SpaceX.
Nonostante le pesanti critiche dell’opposizione, l’opzione Starlink non cancella il sistema europeo Iris². «Non si configura come alternativa, bensì come complementare e integrati va» spiega l’analisi del governo. Le criticità del progetto europeo sono evidenti: Iris², con 282 satelliti in orbita bassa e media, avrebbe dovuto fornire i servizi iniziali a partire dal 2024. In realtà non sarà disponibile prima del 2030 con un investimento di 10,6 miliardi di euro, ma come è già capitato con il progetto Galileo (15 anni di ritardo), i tempi si potrebbero allungare e i costi lievitare. Non solo: «La programmazione dei lanci che, alla luce della prevedibile disponibilità dei lanciatori europei, appare eccessivamente ambiziosa e ottimistica». Italia e Germania avevano sollevato riserve «sull’elevata dipendenza da operatori commerciali attraverso un partenariato pubblico privato in un settore altamente sensibile per la sicurezza».
Per guidare la partita è stato creato il consorzio Space Rise, a forte leadership francese, che ha tagliato fuori le eccellenze dell’industria italiana. Solo Telespazio partecipa come sub-contraente, ma l’Italia ha ottenuto uno dei siti che ospiteranno il sistema europeo presso il Centro spaziale del Fucino. «Iris² arriverà in ritardo e con un numero minimo di satelliti» osserva Batacchi. «La decisione è politico-strategica e spetta al governo, ma andrebbe portato avanti un accordo con gli Usa, per colmare il divario, assieme ad altri Paesi come Germania, Olanda, Spagna e pure Polonia per uno Starshield europeo». Il governo italiano non ha, ancora, avviato negoziazioni formali con SpaceX per firmare un contratto, ma «l’iniziativa, che potrebbe rappresentare» secondo una prima analisi «un’opportunità e una soluzione ponte capace di garantire un sistema di tlc sicuro, resiliente e immediatamente operativo, ha terminato la sua fase esplorativa».
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