vincitori, polemiche e momenti indimenticabili

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La 75ª edizione del Festival della Canzone Italiana si è conclusa con un mix di emozioni, musica e controversie che hanno caratterizzato un evento che continua a essere il fulcro della cultura musicale italiana. 

Il Festival di quest’anno ha visto la partecipazione di artisti sia affermati che emergenti, con un tentativo di mescolare generi e stili.
Tuttavia, la qualità delle canzoni è stata al centro di un dibattito acceso.

Critici come Morgan hanno espresso giudizi taglienti, lamentando una mancanza di innovazione e profondità nei testi e nelle melodie. Nonostante ciò, artisti come Olly vincitore con “Balorda nostalgia”, hanno dimostrato che la semplicità e l’autenticità possono ancora colpire il pubblico. L’edizione del 2025 non è stata priva di scandali.

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Il ritiro di Emis Killa per questioni legali, le polemiche intorno a Fedez e Achille Lauro  per testi considerati troppo espliciti o violenti, hanno acceso i riflettori sulle tensioni tra libertà artistica e regole di decoro pubblico. 
Carlo Conti ritorno alla conduzione, ha cercato di riportare Sanremo alle sue radici, ma questo ha portato critiche riguardo alla mancanza di innovazione. 

Selvaggia Lucarelli nel Dopo Festival, ha sottolineato come l’evento apparisse “restaurato” rispetto all’epoca di Amadeus con meno spazio per la contemporaneità e la trasgressione.

Tuttavia, la serata delle cover ha riscosso un grande successo, dimostrando che la tradizione può ancora trovare un pubblico entusiasta anche se, a mio parere, essendo il festival della canzone italiana avrei imposto l’esecuzione di canzoni, appunto, italiane. Il sistema di votazione ha continuato a essere oggetto di discussione, con preoccupazioni per l’influenza dei social media e dello streaming sui risultati. 

Sanremo 2025 ha cercato di affrontare temi sociali, ma con un’attenzione particolare ai sentimenti e all’amore piuttosto che alle questioni globali o politiche. Alcuni hanno criticato questa scelta come un avvicinamento alla “musica di consumo”, mentre altri hanno apprezzato il ritorno a canzoni più personali e intime. 

Nonostante le critiche, il Festival di Sanremo continua a essere un evento di grande rilievo culturale in Italia, capace di unire generazioni diverse intorno alla musica. 

Il vincitore Olly ha portato a casa non solo il premio, ma anche il cuore di molti con la sua autenticità. 

Mi è piaciuto il ritmo serrato, imposto sicuramente dall’alto numero di canzoni in gara, l’assenza di inutili monologhi e siparietti dispersivi e perditempo.
Non mi è piaciuto il “monopolio” autorale che ha permesso che un gran numero di canzoni portasse la firma dei soliti e ormai noti autori come Davide Simonetta, Federica Abbate, Davide Petrella che, insieme o separatamente hanno messo lo “zampino” in più di una canzone in gara, quest’anno come nelle ultime edizioni del festival. Lo stesso dicasi per una strana (fino a un certo punto) casualità: la manager di Olly è Marta Donà, manager a sua volta dei Maneskin, vincitori nel 2021, di Marco Mengoni, vincitore nel 2023 e di Angelina Mango trionfatrice l’anno scorso. 

Il Festival di Sanremo 2025 sarà ricordato per la sua capacità di provocare discussioni, prima fra tutte la classifica finale. Che il televoto quest’anno pesasse di più lo dimostrano i piazzamenti in basso di grandi interpreti come Marcella Bella e Massimo Ranieri. Non sono sorpreso del sesto posto di Giorgia, voce strepitosa ma con una canzone non fortissima.
Il festival ci ha regalato una bella rivelazione, un artista che avrei visto benissimo al primo posto: Lucio Corsi. Un personaggio tra il retrò e il naif che mi ricorda un po’ il Renato Zero della prima ora, con una bellissima canzone in cui racconta senza remore la sua fragilità e la diversità dal prototipo del maschio macho, duro, con una semplicità disarmante ma che è arrivata dritta al cuore del pubblico.

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In conclusione, da presentatore, non posso non esprimere un giudizio sulla conduzione del Festival, troppo affollata per i miei gusti. Vista la grande assenza di una spalla dissacrante come Fiorello mi sono piaciute l’ironia di una straripante Katia Follesa e di Geppy Cucciari. Brava anche Bianca Balti che ha avuto il coraggio di presentarsi senza capelli, in un’epoca in cui l’immagine è fondamentale.
Mi ha deluso tanto Alessia Marcuzzi, lei che, vista la sua esperienza avrebbe dovuto scivolare sul miele e invece ha recitato questo ruolo della tardona arrapata mettendo più volte in imbarazzo Carlo Conti. 

Per quanto riguarda invece le canzoni, non dimentichiamo che molte non vengono apprezzate subito, hanno bisogno di tempo per emergere.

I miei voti alti vanno alle canzoni di Lucio Corsi, Simone Cristicchi e Brunori Sas. La canzone di Achille Lauro non è male ma personalmente non amo il suo modo di cantare. Le radio e il pubblico premieranno anche altre canzoni come Amarcord di Sarah Toscano, in pieno stile Annalisa e quella di Rose Villain, coerente nel suo genere. 

In conclusione, questo festival verrà ricordato anche per momenti di vera bellezza musicale e artistica, dimostrando che, nonostante tutto, la musica ha ancora il potere di unire e dividere, di emozionare e far riflettere.

Franco One



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