Lamezia, sinistra unita per la candidata antimafia Lo Moro, ma c’è chi gioca allo sfascio

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


Immagine di copertina tratta da LaC TV

Notiziona: oggi, in vista delle elezioni comunali, il centrosinistra a Lamezia Terme è molto più unito rispetto alla tornata del 2019, quando tra PD e M5S non correva buon sangue. All’epoca, tra l’altro, il civismo farlocco di destra e sinistra la faceva da padrone, rivelatosi poi avamposto a garanzia di interessi o rendite di posizione personali.

Le puntate precedenti: nel 2019 sinistra tricuspide
Il sindaco uscente Paolo Mascaro è stato rieletto a furor di popolo nel 2019 con liste civiche, ma ha recentemente aderito a Forza Italia (partito che gli si era schierato ufficialmente contro elettoralmente), probabilmente consapevole che col decantato “civismo” sono rimasti in pochi a farsi infinocchiare.
Una situazione assai particolare perchè durante il suo primo mandato il Comune fu sciolto (per la terza volta) per mafia. “dall’esito  di  approfonditi  accertamenti,  sono emerse forme di ingerenza della criminalita’  organizzata  che  hanno esposto l’amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l’imparzialita’ dell’attivita’ comunale” e “la   permeabilita’    dell’ente    ai condizionamenti esterni della criminalita’  organizzata  ha  arrecato grave pregiudizio agli interessi della collettivita’ e ha determinato la perdita di credibilita’ dell’istituzione locale” si legge nel decreto di scioglimento del 24 novembre 2017. Inoltre, la prefetta Luisa Latella nella sua relazione al Ministero dell’Interno parlava di: sistema utilizzato per nascondere l’infiltrazione ed  il condizionamento della criminalita’ organizzata  dietro  un  apparente perbenismo”.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Lo Moro a evento del 2016

Certo, Mascaro è stato giudicato candidabile e non è mai stato indagato, perciò si è ripresentato all’elettorato (stravincendo e vorrebbe fare il tris), ma la sinistra non è stata in grado nel 2019 di presentarsi come alternativa, presentando ben tre candidati sindaci. Nessuno andò al ballottaggio che si tenne tra il civismo di Mascaro ed il centrodestra “ufficiale”.Doris: una candidatura onesta e marcatamente antimafia.
A sparigliare le carte di una sinistra lametina ancora confusa (e, forse, con scarsa voglia di vincere) è stata l’ex magistrata ed ex sindaca Doris Lo Moro. Diciamolo pure, ha mandato molti in tilt, soprattutto alcuni beneficati dalla politica e i politicanti da “whatsappino gne gne” ai leaders.
Doris, invece, dopo 10 anni in Parlamento, ha intenzione di vincere di nuovo e se ci fosse una “patente antimafia” lei otterrebbe a pieno punteggio.
Il background personale è triste e tragico. Alcuni suoi familiari, il padre ed il fratello, sono state vittime innocenti della ‘ndrangheta che non hanno mai ricevuto giustizia dallo Stato. Doris lo racconta, recentemente anche in un libro, senza vittimismo alcuno ma con la determinazione di chi le mafie le intende contrastare con i fatti.
Difatti, da senatrice (eletta col PD) è stata Presidente della Commissione di inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni agli amministratori locali con la quale si sono anche raccontate “storie finite spesso nelle cronache locali e dimenticate, ma che invece devono diventare patrimonio della politica” (Doris Dixit).
La stessa ha anche presentato diversi progetti di legge, tra cui quello “in materia di contrasto al fenomeno delle intimidazioni ai danni degli amministratori locali”, ma anche uno sulla “estensione della normativa relativa allo scioglimento per infiltrazioni mafiose ai Consigli regionali” e un altro in materia di “scioglimento degli organi delle aziende sanitarie locali ed ospedaliere per infiltrazioni mafiose”.

Il vasto PD “Lo Moriano” & co.

Domenico Giampa

A fare il nome di Doris Lo Moro è stato l’ormai ex segretario del PD di Lamezia Terme, avvocato e ex consigliere comunale, Gennarino Masi, ma anche l’attuale commissario del PD di Lamezia Terme, Domenico Giampà, che dei dem è anche il segretario provinciale.
A favore di Doris Lo Moro c’è anche gran parte del gruppo PD del Consiglio regionale: il capogruppo Mimmo Bevacqua, il vicepresidente del Consiglio Franco Iacucci, il segretario questore Ernesto Alecci e anche il consigliere regionale “cigiellino” Raffaele Mammoliti.
A proposito di CGIL, vicini alla Lo Moro sono anche il segretario generale della CGIL Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia, Enzo Scalese, ed il direttore provinciale Inca Cgil Catanzaro-Lamezia, Marco Grande.
Guarda con favore alla sua candidatura anche il parlamentare Nico Stumpo e la presidente regionale del PD, Giuseppina Iemma detta Giusy, il consigliere regionale del gruppo misto Antonio Lo Schiavo e l’ex consigliera regionale di Rifondazione Comunista, Rosa Tavella.
Tra i “Lo Moriani” anche i cugini (di secondo grado) Luigi e Fabrizio Muraca. Il primo è membro della segreteria regionale del Pd a guida Nicola Irto e ex consigliere e assessore comunale con estrazione di centrodestra. Si è candidato alle elezioni regionali del 2020 con la lista “Jole Santelli Presidente” ottenendo 2078 preferenze (di cui 1.371 a Lamezia Terme città). Il secondo, già componente dell’Ufficio di Gabinetto di Agazio Loiero, si è candidato alle regionali del 2014 con la lista “Oliverio Presidente” ottenendo 2.321 voti (di cui 1.128 nella sola città di Lamezia Terme), mentre nel 2015 si è candidato consigliere comunale con il Pd ottenendo 363 preferenze. È cognato del presidente del Tribunale di Lamezia Terme Giovanni Garofalo e marito della magistrata Francesca Garofalo (che pittorescamente “salvò” Amalia Bruni dal decadere da consigliera regionale nel 2022).

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Doris Lo Moro

Tra le “Lo Moriane” più agguerrite ci sono anche l’ex componente dell’assemblea nazionale del Pd, Deborah Chirico; l’ex segretaria del Pd di Nicastro, Giovanna Viola e l’ex vicesindaca di Lamezia (nel 2013), Milena Liotta. Presente all’appello dell’ex magistrata anche l’ex presidente dell’Ordine degli avvocati di Lamezia Terme, Peppino Pandolfo (il cui figlio Antonio è tesserato PD), nonchè l’ex assessore comunale e avvocato Francesco Carnovale Scalzo.
Insomma, un bell’esercito di notabili della sinistra lametina e non solo, con un consenso sociale ed elettorale ragguardevole. Se Sinistra Italiana (guidata dall’ex segretario regionale CGIL ed ex deputato comunista Fernando Pignataro), Italia Viva (che probabilmente correrebbe senza il simbolo) e altre formazioni civiche lametine (come “Nuova Era” che esprime oggi due consiglieri comunali) hanno espresso la loro posizione a favore della candidatura di Doris Lo Moro, al pari di buona parte del PD (c’è chi parla del 85% del Partito), il M5S regionale, guarda con favore alla figura dell’ex magistrata.
Una coalizione ampia è, quindi, possibile e potrebbe replicare la vittoria avuta alle ultime amministrative di Vibo Valentia (nella cui assise, grazie alla guida di Riccardo Tucci, sono stati eletti tre consiglieri comunali e nominati due assessori. Unico comune in Calabria con tale mole di rappresentanza pentastellata). E allora, c’è da chiedersi, qual è il problema? Cerchiamo di capirlo.

Spuntano rancori personali?
A cercare di “sbarrare” la strada a Doris Lo Moro è la consigliera regionale del PD Amalia Cecilia Bruni, detta “foulard” (perchè l’accessorio da ella ricorrentemente indossato, per molti, avrebbe più consistenza politica di lei).
Bruni, pochi lo ricorderanno, è stata la candidata presidente della Regione per il centrosinistra. La coalizione da lei guidata a Lamezia Terme, la sua città, prese il 34,90%, a fronte del 33,25% dell’intera provincia di Catanzaro. Ciò dimostra come la sua figura non sia stata territorialmente riconosciuta o comunque elettoralmente apprezzata.
Ora Amalia, che amava ripetere in campagna elettorale che la politica in famiglia fosse la cognata, attuale direttrice di Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catanzaro, Aquila Villella (già consigliera comunale poi dimessa per incompatibilità), minaccia di lasciare il gruppo regionale del PD se il “suo” Partito dovesse sostenere Lo Moro. La solita politica dei veti.

Lidia Vescio con Stefano Bonaccini con il microblading

Fonti interne ai dem parlano di antichi rancori personali tra le due risalenti al 2007 quando Lo Moro da assessora regionale alla salute obbligò il Centro di Neurogenetica guidato da Amalia Bruni ad essere soggetto al rendiconto delle risorse erogate.
In effetti nella seduta del Consiglio regionale del 3 maggio 2007 venne approvato il collegato alla manovra di finanza regionale per l’anno 2007 che all’articolo 19 disponeva che: “La Giunta regionale, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di bilancio, è autorizzata ad erogare annualmente e a partire dall’anno 2007, previo prelievo dalla quota di fondo regionale sanitario destinato alla ricerca, la somma di euro 500.000,00 a favore dell’Azienda sanitaria competente per territorio, da assegnare al Centro Regionale di Neurogenetica, istituito con legge regionale 10 dicembre 1996, n. 37, per le attività di ricerca scientifica. La predetta Azienda sanitaria è tenuta a rendicontare l’impiego delle risorse entro sessanta giorni dalla chiusura dell’esercizio finanziario di riferimento”.

Se il “casus belli”, anzi il “casus Doris” fosse effettivamente quello, ci sarebbe molto su cui interrogarsi. Quel che è certo è che Amalia “foulard” si sta “scapicollando” per sbarrare la strada ad una candidatura personalmente invisa, arrivando a proporre (anzi, a tentare di imporre) candidature definite dal segretario di Sinistra Italiana “poco chiare, improvvisate ed eccentriche” o improbabili “ticket” elettorali con la sua portaborse strapagata Lidia Vescio (32.079,25 euro lordi per l’anno 2025).

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

L’asse con la sbraitante (fu) Sardina

Amalia Bruni con Jasmine Cristallo

A “spalleggiare” Amalia Bruni c’è la (fu) Sardina, Jasmine Cristallo, fresca di candidatura alle europee e di incarico al Consiglio della Regione Lazio (contratto a tempo determinato, part-time al 50%, categoria B), pronta a puntare sul vittimismo peggio di Fedez a Sanremo e a far “pressioni” (così riportano più fonti, incluso il giornale LaNovitàOnline) direttamente su Giuseppe Conte.
Piccolo particolare: la Bruni ha nominato suo segretario particolare il 29 ottobre 2024 (20.386,32 euro lordi annui) un fedelissimo (e lontano parente) della Cristallo, l’avvocato Antonio Ionà, membro del direttivo del PD di Catanzaro. Questo a dimostrazione di una certa “sinergia” (!) politica tra le due.

Va ricordato che alle elezioni europee a sostenere Cristallo su Lamezia Terme si erano esposti pubblicamente sia Amalia Bruni che l’ex sindaco Gianni Speranza (pensionato dal 2017 ma titolare di insegnamento nel Dipartimento universitario guidato dalla cognata della Bruni fino al maggio 2024). Con loro anche il consigliere comunale Rosario Piccioni che di recente, in questa tempesta di fake news pre-elettorali, sta venendo eretto a paladino del centrosinistra lametino con una grossa mole di consenso. Così non è.
Certo, nel 2015 da candidato consigliere ottenne 518 voti personali, mentre da candidato sindaco con due liste civiche a sostegno nel 2019 ottenne 3509 voti (ed elesse se stesso, grazie anche al voto disgiunto operato dalla cognata della Bruni). Non va dimenticato, però, che nel 2021 da candidato regionale ottenne 1.191 voti, di cui a Lamezia Terme “solo” 834, mentre Jasmine Cristallo alle europee con il sostegno di Piccioni, Speranza e Bruni (non unico) ottenne solo (stavolta senza virgolette) 543 voti, di molto distaccata da Lucia Annunciata che ne ottenne 903 e da De Caro che ne ottenne 644 (c’era la tripla preferenza, fly down!).
Non si può, quindi, non tenere conto di questa parabola discendente di consenso avuta negli anni. Ed è forse per questo che c’e’ nervosismo nell’aria e alle latitudini di certi campi da padel radical-chic.

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

Rosario Piccioni – Sinistra Democratica – 2008

Molti si chiedono se si stia giocando allo sfascio per far eleggere Rosario Piccioni e Lidia Vescio, ed il resto “chissenefrega”, oppure ci sia un progetto alternativo a Lo Moro di cui nessuno è a conoscenza.
Certo, Gianni Speranza spera anch’esso, a 8 anni dalla pensione, di ritornare in pista. Da assessore della Lo Moro lasciò l’amministrazione. “Il nostro rapporto politico non è stato esaltante in quegli anni, non c’era sintonia” dichiarò l’ex magistrata.

Maria Locanto – Jasmine Cristallo – Enza Bruno Bossio

Ma anche Speranza a sua volta ebbe molti problemi con la sinistra. “Speranza Ha privilegiato e continua a privilegiare i rapporti con i singoli e non coi partiti o i movimenti” dichiaravano i tempi la sinistra a sinistra di Gianni, che tenne fuori dalla Giunta per anni anche il PD.
Insomma, nella storia della sinistra spunta sempre qualcuno che si dichiara più a sinistra dei candidati di sinistra, ma certe occasioni di vittoria elettorale non vanno fatte svolazzare via, come un foulard.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link