Pesca in Puglia, un settore in crisi: tra calo della produzione e importazioni selvagge

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BARI – La pesca pugliese è a un bivio. La flotta regionale, già messa a dura prova da difficoltà economiche e normative, rischia un declino irreversibile, con ripercussioni su occupazione, economia locale e tradizioni secolari. È il quadro tracciato da Coldiretti Pesca Puglia, che nei giorni scorsi ha incontrato a Manfredonia un gruppo di armatori e pescatori guidati da Nunzio Stoppiello, alla presenza di Daniela Borriello, responsabile nazionale di Coldiretti Pesca, Pietro Spagnoletti, referente regionale, Lorenzo Belcapo, direttore di Coldiretti Foggia, e la senatrice Anna Maria Fallucchi.

“Assistiamo da anni a una drastica riduzione del numero di imprese e lavoratori nel settore della pesca italiana”, ha dichiarato Daniela Borriello. “È il momento di cambiare strategia a livello europeo, bilanciando le esigenze ambientali, economiche e sociali. Senza interventi concreti, intere comunità rischiano di scomparire, con un danno irreparabile per la cultura, l’occupazione e l’economia del Paese”.

Norme punitive e costi alle stelle: gli ostacoli per il comparto ittico

I problemi del settore non si limitano solo alla riduzione del pescato. Le imprese devono fare i conti con una burocrazia opprimente, regolamenti punitivi e l’aumento dei costi di gestione, dai carburanti ai materiali. Coldiretti denuncia un approccio sanzionatorio alla pesca, con normative che spesso penalizzano gli operatori invece di sostenerli. Tra le questioni più urgenti, la necessità di rivedere il Regolamento Sanzioni, che secondo l’associazione agricola ha una visione esclusivamente repressiva nei confronti delle imprese del settore.

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Le difficoltà colpiscono anche i consumatori, con il rischio di trovare sulle tavole italiane sempre più pesce d’importazione, spesso privo delle garanzie di qualità e sicurezza del prodotto locale. “La riduzione delle attività di pesca non solo danneggia gli operatori del settore, ma favorisce l’arrivo di prodotti esteri di dubbia provenienza”, sottolinea Coldiretti Puglia.

Il fermo pesca: una misura da rivedere

Un altro nodo critico è il fermo pesca, che secondo Coldiretti non può essere visto solo come una semplice restrizione dei tempi di lavoro, ma deve essere progettato per tutelare le risorse marine nelle fasi più delicate del ciclo biologico, come la nascita e l’accrescimento dei pesci. Tuttavia, l’organizzazione evidenzia che ogni misura di tutela ambientale deve essere accompagnata da sostegni economici adeguati, per evitare che le imprese di pesca paghino un prezzo insostenibile.

Coldiretti ha portato le proprie richieste ai tavoli nazionali con il Ministero, ottenendo già alcune modifiche per il fermo pesca 2025. Tra le novità accolte, il calcolo delle 72 ore di pesca che ora verrà effettuato escludendo il tempo necessario per raggiungere le zone di pesca, una misura che favorisce gli operatori senza compromettere la sostenibilità.

Formazione e nuove tecnologie per sostenere gli operatori

Coldiretti Pesca ha anche annunciato un programma di formazione per i pescatori di Manfredonia, con l’obiettivo di migliorare l’utilizzo degli strumenti elettronici di monitoraggio, come il VSM (Blue Box) e il giornale di bordo elettronico (LogBook). Questi sistemi, fondamentali per il controllo satellitare delle imbarcazioni, spesso generano multe errate a causa di una gestione basata su presunzioni di irregolarità anziché su verifiche effettive.

Un comparto strategico per l’economia pugliese

La crisi della pesca non è un fenomeno recente, ma il risultato di trent’anni di difficoltà in un mercato sempre più dominato dalle importazioni estere. Eppure, la flotta pugliese continua a rappresentare una risorsa strategica per il settore ittico nazionale. Con 1.455 imbarcazioni attive, la regione contribuisce per il 12,3% al totale nazionale, con un 10,5% del tonnellaggio complessivo e il 12% della potenza motore.

Le aree di maggiore attività restano Manfredonia, Molfetta, il sud Barese e il Salento, con un pescato di alta qualità che comprende gamberi, scampi e merluzzi, accanto agli allevamenti di spigole, ombrine e orate in mare aperto.

“La pesca è un pilastro della nostra economia costiera e un elemento chiave della cultura pugliese”, conclude Coldiretti Pesca. “Serve un cambio di rotta immediato per evitare che un patrimonio così importante venga definitivamente compromesso”.





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