“In Campania è dramma lavoro ed emergenza casa”

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Campania maglia nera su povertà assoluta, tasso di occupazione, lavoro nero e salute. In crescita l’emergenza abitativa. I numeri del rapporto Caritas mostrano una situazione drammatica.

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Suor Marisa Pitrella, direttrice della Caritas di Napoli

Casa e lavoro, non è uno slogan di piazza in questo caso, ma i due drammi sociali più importanti della Campania che vengono fuori dal rapporto Caritas sulla povertà nell’ultimo anno. Numeri impietosi quelli della Campania, che inanella record tutt’altro che lusinghieri. Ultima per aspettativa di vita e per salute mentale, seconda per lavoro nero, e terza per povertà assoluta, rientrando anche nelle regioni più povere di tutta Europa. Con suor Marisa Pitrella, direttrice della Caritas di Napoli, abbiamo voluto analizzare i dati del rapporto che riguardano la Campania, provando ad indagare le cause dell’aumento degli indicatori di povertà sociale sul territorio. Il tema del lavoro, con la Campania, insieme alla Calabria, in testa a livello nazionale per tasso di disoccupazione, è senza dubbio l’elemento principale, se a questo si aggiunge che la Campania è anche seconda (dietro la Calabria) per lavoro nero, con oltre il 16%. Ma è il tema dell’emergenza abitativa ad emergere con forza come nuova preoccupante forma di disagio sociale. In aumento il numero dei senza fissa dimora, ma soprattutto degli sfratti.

Oltre 40 mila utenti aiutati: “La Campania tra le più povere in Europa”

Sono oltre 40.000 le persone che sono state aiutate dai centri Caritas in Campania, un numero ragguardevole anche a livello nazionale. Il dato specifico della Campania risulta però essere molto diverso nella composizione dal quadro nazionale. Mentre le categorie di uomini e migranti sono prevalenti nelle altre regioni, in Campania è l’opposto. “Sono arrivate molte donne con bambini, l’età si è abbassata notevolmente – spiega Suor Marisa Pitrella – si tratta per lo più di italiani. E’ come se la povertà di tramandasse di generazione in generazione, arriva la mamma con i figli, poi arrivano i figli, poi arrivano i nipoti. Arrivano ai nostri centri o per perdita di lavoro o per problemi abitativi. L’appello che mi sento di fare non è solo alle istituzioni ma anche agli uomini di buona volontà, per fare in modo di creare occasioni di lavoro, che non si a nero“. Già il lavoro nero è sicuramente uno dei dati più allarmanti del rapporto Caritas sulla Campania, si tratta infatti della seconda regione italiana con la più alta diffusione di lavoro nero, dopo la Calabria, con ben il 16% degli occupati. Una cifre enorme che ha un impatto sulla qualità delle persone notevole. “Significa che sono sfruttati, sottopagati, non hanno tutti i vantaggi di un lavoro retribuito e questo porta anche alla difficoltà di farsi una famiglia, quindi un calo delle maternità” spiega la direttrice della Caritas. Ma più in generale è il tasso di disoccupazione a mettere in allarme, in Campania abbiamo il 44% degli occupati a fronte di un dato nazionale del 61,5%, e quando parliamo dell’occupazione femminile, il tasso della Campania risulta il peggiore d’Italia con appena il 31% delle occupate. Il dato della povertà assoluta vede la Campania terz’ultima in Italia, ed annoverata secondo le statistiche tra le regioni più povere d’Europa. “Siamo tra i più poveri d’Europa perché manca il lavoro e manca la casa – sottolinea suor Marisa – mancano quelle relazioni che ci mantengono in piedi, come diceva Madre Teresa, una goccia fa l’oceano, dobbiamo ritrovare la cura delle relazioni sociali, avere cura dell’altro, del bene comune, possiamo far sì che l’altro non resti schiacciato dall’emergenza che vive”.

In crescita l’emergenza abitativa

Un nuovo elemento di impatto sulla povertà in Campania è quello dell’emergenza abitativa. Nel rapporto Caritas si segnala l’aumento dei senza fissa dimora e l’aumento esponenziale degli sfratti. Il 15% delle richieste di aiuto ai centri Caritas della regione sono per emergenza abitativa con richiesta di alloggio. “Sta aumentando notevolmente l’emergenza abitativa – ci spiega la direttrice – aumenta il numero di chi perde la casa e vive in strada e non sono solo migranti, ma anche italiani, napoletani. Poi aumentano gli sfratti, frutto soprattutto di locatari che decidono di fare b&b o altro. Quando si perde la casa poi le garanzie richieste sono tantissime e non si riesce a prendere una casa in affitto. Io chiedo a chi affitta la casa di non richiedere cosi’ tante garanzie, le buste paga, perché non tutti le hanno“. I processi di turistificazione, soprattutto a Napoli, stanno elevando questo problema sociale a vera e propria emergenza, con un processo costante di espulsione dei ceti popolari dalla città, ma anche di persone che pur avendo una forma di reddito non riescono a prendere una casa in affitto. Una ulteriore maglia nera per la Campania arriva dai dati sulla salute. Ultimi per aspettativa di vita, 79 anni negli uomini ed 83 per le donne, ed ultimi per salute mentale.Le persone devono bussare alle porte dei medici di base per curarsi – spiega Suor Marisa – ma soprattutto le liste d’attesa sono troppo lunghe, l’appello è alle Asl per abbassare le liste d’attesa. Non tutti hanno i soldi per curarsi privatamente, e quindi non si curano”. E’ così che aumenta il tasso di mortalità evitabile, quello dovuto agli stili di vita, ai fattori di inquinamento ambientale, ma anche, ad esempio, ad un sistema sanitario puntuale ed efficace. A fare da cornice a questo quadro oggettivamente desolante, c’è la diminuzione delle forme di sostegno a chi vive in povertà, come la scomparsa del reddito di cittadinanza. La platea dell’Rdc era di 233 mila famiglie circa, mentre quella dell’ADI, la misura sostitutiva prevista dal governo Meloni è di 163 mila, quindi oltre 60 mila famiglia non hanno ricevuto più alcun sussidio, oltre al fatto che la consistenza economica tra le due misure è considerevolmente diversa. “C’erano persone che campavano con il Reddito di cittadinanza, ora con l’ADI è tutto diverso. Soprattutto i requisiti per accedere all’ADI sono molto più stringenti. Sicuramente vanno fatti controlli e verifiche, ma il governo deve fare in modo che quanta più gente possibile possa accedere all’ADI“. In una regione con questi record di povertà l’intervento di sostegno al reddito, alla casa ed alla salute, e del tutto insufficiente, o pressocché zero se guardiamo all’emergenza abitativa. Un quadro desolante e preoccupante ben lontano dagli improbabili record positivi invocati dalla politica di ogni colore.





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