31 indagati tra politici e imprenditori

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Inchiesta sulla corruzione in Regione Calabria: 31 indagati per appalti truccati e favoritismi. Tra loro anche l’ex governatore Oliverio che si difende: “Contro di me nuova indagine a orologeria”.


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La Procura della Repubblica di Catanzaro ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a 31 persone, tra cui dirigenti regionali, imprenditori e politici di spicco della Calabria. Lo ha reso noto oggi, mercoledì 19 febbraio 2024, Gaetano Mazzuca su La Gazzetta del Sud.

Al centro dell’inchiesta, che copre il periodo tra il 2017 e il 2020, emergono accuse gravi come corruzione, falsità ideologica, peculato e concussione. Secondo gli inquirenti, l’ex direttore generale del dipartimento regionale Politiche della montagna e Forestazione, Domenico Pallaria, avrebbe avuto il potere di influenzare nomine, assunzioni e appalti.

Corruzione in Regione Calabria: le accuse principali

L’inchiesta, coordinata dal neo procuratore Salvatore Curcio insieme ai pm Vincenzo Capomolla, Giancarlo Novelli, Irene Crea e Paolo Sirleo, punta i riflettori su una gestione opaca della cosa pubblica. Tra i coinvolti figurano l’ex governatore Mario Oliverio e gli ex assessori regionali Luigi Incarnato e Alfonso Dattolo. Secondo l’accusa, Pallaria avrebbe favorito l’assunzione di una persona tramite un incarico diretto, senza una selezione pubblica, con la complicità di Giovanni Forciniti, manager di Calabria Lavoro.

Un altro episodio riguarda la proroga di contratti per il settore Protezione Civile, giustificata ufficialmente da esigenze tecniche impreviste. Tuttavia, gli inquirenti ritengono che la decisione sia stata pilotata su pressione dello stesso Oliverio. Se confermate, queste pratiche getterebbero nuove ombre sulla gestione della Regione Calabria in quegli anni.

I favori agli imprenditori

L’indagine rivela anche un presunto sistema di favoritismi nei confronti di imprenditori locali. Tra questi, Francescantonio Stillitani, ex assessore regionale, avrebbe ricevuto indebiti aiuti per ottenere un finanziamento a fondo perduto di quasi dieci milioni di euro. Secondo la Procura, Pallaria avrebbe messo in contatto Stillitani con i funzionari responsabili, fornendogli indicazioni per modificare il progetto e superare gli ostacoli burocratici. In cambio, avrebbe ricevuto soggiorni gratuiti e promesse di assunzione per persone di sua conoscenza.

Emerge inoltre la figura di un imprenditore veneto, beneficiario di presunti favoritismi nella gestione dell’impianto rifiuti di Alli e della diga del Menta. Anche in questo caso, dirigenti regionali avrebbero agito per garantire vantaggi economici a un privato, distorcendo le regole della concorrenza.

I 31 indagati avranno ora 20 giorni di tempo per presentare memorie difensive o chiedere di essere ascoltati dagli inquirenti. Solo dopo questa fase, la Procura potrà decidere se procedere con la richiesta di rinvio a giudizio o chiedere l’archiviazione.

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La reazione di Mario Oliverio

L’ex presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, ha respinto le accuse, definendole “abnormi” e frutto di un “pregiudizio accusatorio”. In una nota ufficiale, ha detto: “Ancora una volta, come bomba ad orologeria, deflagra una ‘nuova’ indagine della Procura Dda di Catanzaro, già retta da Nicola Gratteri, tacciata nei miei confronti di ‘chiaro pregiudizio accusatorio‘ dalla Suprema Corte di Cassazione.

Questo pregiudizio mi perseguita da più anni ormai e, non pago di ricevere assoluzioni su assoluzioni, proscioglimenti e decreti di archiviazione, per tenere desto l’interesse su di me, a distanza di ben sei anni dai fatti, notifica una nuova indagine.

Che sia abnorme – prosegue Oliverio – la contestazione nei miei confronti, unica peraltro, inserita in un contesto che riguarda decine e decine di contestazioni ad altre persone lo evidenzia la lettura del capo di imputazione. Avrei istigato un dirigente alla fine di un anno di proroga di contratto di due Co.co.co. Falso presupposto e falsa affermazione. A meno che non si voglia sostituire la Procura alla normale amministrazione di una Regione o di qualsivoglia altro ente. Con me si è tentato, senza successo e con pregiudizio accusatorio, più è più volte. Quello che in questo caso indigna ulteriormente è che la bomba congegnata è a scoppio ancor più ritardato. Insopportabile, al di fuori da ogni norma processuale, che esige, a contrario, una celerità di giudizio. Se si inizia con 6 anni di ritardo, per colpevolissime strategie dilatorie, è una pessima giustizia. Ai calabresi ormai tristemente nota”.






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